Pistoia: resoconto della conferenza-assemblea dell'ARS

Elena Vannucchi

Cedendo alle gentili esortazioni di una carissima amica che mi rimprovera di stare affondata, nella mia qualità di studiosa di storia medievale, nei “secoli bui”, ho partecipato sabato 9 febbraio scorso ad una conferenza- dibattito organizzata dall’ Ars per incontrare i cittadini pistoiesi, pensando di farle un piacere. Il piacere, invece, l’ho fatto a me stessa.

Immaginavo già un crudele destino di noia; invece mi sono trovata con la mente accesa, l”intelletto attento e il cuore partecipe. Il relatore principale era il presidente stesso dell’Ars, il giurista Stefano D’Andrea. Dopo una documentata e puntuale narrazione degli eventi storici salienti che hanno preceduto la firma del trattato di Maastricht e dopo l’analisi  del  rapido e vistoso declino industriale e culturale italiano conseguente all’introduzione della moneta unica e dei dettami della ERT (Tavola Rotonda Europea degli industriali ) presentata da Anna Biancalani, che moderava anche l’incontro, la parola è passata a  Stefano D’Andrea. Avvocato e giurista , professore di diritto privato presso la facoltà di Economia dell’Università della Tuscia, ha esposto le sue osservazioni sul partito unico dell’Euro che governa l’Italia da  20 anni; ha poi  rievocato la situazione economica floridamente produttiva dell’Italia negli anni ’60 e ’70, soffermandosi sulle  relazioni intercorrenti fra Stato, banche, risparmiatori privati, tassi d’interesse negativi sui titoli, quelli sui depositi bancari. Ha infine posto l’accento sulla disamina  delle norme che regolavano i flussi finanziari impedendo o controllando fortemente la fuoruscita all’estero di capitali a qualsiasi titolo, e l’esportazione degli stessi, con la conseguente gestione del signoraggio primario e quello secondario.

Per chi, come la sottoscritta considera (e pratica)  l’acquisizione dei meccanismi e delle regole economiche-politiche riferibili ai secoli dell’età comunale ricostruibile esclusivamente attraverso l’esegesi delle fonti, gli argomenti presentati, oltre a godere di procedimenti logici assolutamente rettilinei, assumevano un vigore ed una sorta di forza convincente procurati non soltanto dall’entusiasmo e dalla evidente capacità di analisi storica ed economica che li sosteneva, ma anche dall’entusiasmo e dal rigore morale ad essi sottesi.  In questo senso ho apprezzato la sincerità di Stefano D’Andrea nel dichiarare le motivazioni che lo inducono a credere fortemente in una coalizione di forze di uomini e donne  uniti dall’intenzione di riconquistare la sovranità perduta, sia monetaria che economica, a cui nessun altro Paese al di fuori dell’Europa ha mai rinunciato; così come priva di veli è stata la dichiarazione della cogente necessità di uscire dall’attuale Unione Europea che impedisce ogni e qualsivoglia sovranità, a cominciare da quella sancita nella nostra Carta Costituzionale.  

L’interesse suscitato dalla tematica e dalle idee presentate è stato talmente forte che è seguito un dibattito con il pubblico, fitto e partecipato, e così coinvolgente che, solo dopo ben quattro ore, e a malincuore, è stato dato il segnale della conclusione. Alla fine del dibattito Stefano D’Andrea ha incontrato il gruppo di candidati locali al Parlamento del Movimento 5 Stelle, i quali hanno mostrato di condividere in toto preoccupazioni e speranze dell’ARS. 


Riflettendo poi sul legame tra il concetto di sovranità e la materia della Costituzione della nostra Repubblica mi sono detta che, alla  faccia del Medioevo,  quando istruisco i miei giovani allievi sul significato della libertà sancita dalle leggi stabilite dall’uomo, ha, sì, un valore rivelare loro che Goffredo Mameli era un loro coetaneo e metterli al corrente che, quando intonano quel “Canto degli Italiani” (tutte e cinque le strofe, beninteso), fosse anche in occasione di una partita di calcio, essi tengono stretta al petto, sul cuore, nella loro mano destra, la loro, la nostra sovranità.

 

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5 risposte

  1. Francesco Picozzi ha detto:

    Che bell’articolo! Complimenti all’Autrice e all’Associazione che, meritoriamente, si occupa del tema della sovranità.

  2. stefanodandrea ha detto:

    Caro Francesco, grazie. Dacci una mano. Unisciti a noi. Creiamo una rete nazionale di sovranisti. Ri-diventiamo cittadini. Cominciamo a militare.
    Ti aspettiamo.

  3. lino parise ha detto:

    Ho lavorato in Svizzera; la prima forma di Sovranità che ho imparato a conoscere, è quella derivante dalla nascita , in quanto essere umano nato libero e perciò, per diritto naturale, Sovrano di se’ stesso. Una piccola considerazione di fondo: invece di voler depurare la “fogna attuale” d’Italia, perchè non abbeverarci alla limpida fonte sorgiva della Sovranità Popolare Elvetica? Depurare una cloaca, si sa, non è cosa ne’semplice, ne’ veloce, ne’ breve! Che ne dite?

  4. stefanodandrea ha detto:

    Condivido che si deve essere sovrani di sé stessi, fermo che si vive in comunità.
    Non mi è chiaro, tuttavia, cosa significhi abbeverarsi alla limpida fonte sorgiva della sovranità di un altro popolo. Abbiamo molte nostre tradizionali discipline giuridiche da reintrodurre. Quella che chiami cloaca è stata distrutta in venticinque anni. Intanto vogliamo recuperare alcuni cardini della vita collettiva che avevamo. Poi – ma soltanto dopo – analizzeremo taluni limiti o difetti che abbiamo. Ma limiti e difetti si superano in decenni o secoli. Per ora ci abbeveriamo alla Costituzione e alla mmigliore attuazione che essa ha avuto per oltre quaranta anni.

    • lino parise ha detto:

      Non sono certo un letterato; difficile per me tradurre in breve le esperienze di una vita intera, vissuta con lo spirito dello studente, viste le mie carenze cognitive di fondo, “mancanza della possibilità di studiare”. Non dimentico che gli Svizzeri hanno, quasi certamente, imparato dall’Italia, prime esperienze dei Comuni credo attorno al 1050 o giù di lì, la grande differenza, a mio avviso è che Loro hanno avute classi elitarie di tutto rispetto, Noi abbiamo smarrita la giusta strada dello Umanesimo, nei meandri del feudalesimo. Loro dopo molte vicissitudini interne, per lo più diatribe tra protestanti e cattolici,hanno tradotta in pratica stupenda la SOVRANITA’ POPOLARE ! Noi, quante? 360.000 leggi ca. Perchè questo nazionalismo? Mi sento prima di tutto, un essere Umano, poi abitante del globo terraqueo, poi Italiano. tutto quì. ciao a presto lino

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