IL PROGETTO

pdf-logo

1. L’analisi della situazione politica e l’obiettivo finale.

Alcuni credono che non abbiamo molto tempo; che le cose stiano per precipitare; che già alle prossime elezioni il popolo riuscirà, dietro la spinta di forti movimenti di protesta,  a presentare liste popolari nazionali che sfidino il partito unico delle due coalizioni. Purtroppo, non credo che abbiano ragione. Spesso la realtà non coincide con i nostri desideri. Mi auguro che abbiano almeno parzialmente ragione; ma credo che abbiano torto. D’altra parte, la contestazione non si caratterizza per chiarezza di idee, che ancora sono confuse e per certi versi discordanti.

Guardiamo la Grecia. Vi sono stati negli ultimi anni diciotto importanti scioperi; quattro di essi sono durati quarantotto ore; vi sono state molte manifestazioni e incidenti. Vi era un partito comunista forte e organizzato, più attento alla questione nazionale rispetto ai nostri partiti comunisti. Vi è stato un rilevante crollo del prodotto interno lordo. La disoccupazione ha raggiunto il 20%. Vi è stato l’azzeramento del vertice delle forze armate e il commissariamento. Eppure, ancora non è accaduto nulla. E soltanto il 30% dei Greci è favorevole ad uscire dall’euro o dalla Unione Europea.

La macchina fabbricatrice dei sogni e delle menzogne ha lavorato in profondità, in Grecia come in Italia. Il “sogno” dell’Unione europea, dell’euro e di una società in cui si viveva a credito e si possedevano appartamenti che ogni anno crescevano di dieci-quindicimila euro di valore (magari in misura superiore alle somma annuale delle rate di mutuo da pagare!), lo hanno avuto in molti.  Le bolle promosse da tutti i legislatori lo hanno rafforzato. La colonizzazione dell’immaginario della maggioranza delle persone da parte degli Stati Uniti d’America è un fatto indiscutibile. Moltissimi non vogliono credere che la crisi abbia tra le principali cause il modello di capitalismo globalista proposto dagli Stati Uniti; moltissimi non vogliono prendere atto che il progetto economico dell’Unione europea è ancora più intriso di fanatismo globalista e liberista. E molti, i più ingenui, sperano che l’Unione Europea si trasformi prima o poi nell’opposto di sé stessa, negando i principi sui quali è fondata e iniziando una nuova era su principi opposti.

Inutile sopravvalutare le crepe, che pur vi sono, grazie al cielo. Inutile sopravvalutare la volontà di cambiamento, la quale presuppone idee chiare che ancora non ci sono; o meglio ancora non sono diffuse. Inutile bendarsi gli occhi e far finta di non vedere che i cittadini sono divenuti in larga parte consumatori della politica; che pensano di poter soltanto scegliere tra ciò che è loro offerto; scegliere tra i partiti esistenti, così come scelgono tra le merci riposte sugli scaffali dei grandi magazzini, ovvero rifugiarsi nell’astensione. Inutile negare che la grande maggioranza degli Italiani nemmeno ipotizza che per scalzare i partiti esistenti sarebbe necessario costituire un partito o movimento alternativo.

Se è vero, dunque, che il destino della nazione e degli italiani è legato allo scontro tra popolo italiano, da un lato, e centrodestra e centrosinistra nonché l’elite globalista, dall’altro, si deve dubitare fortemente che lo scontro sia imminente, o, meglio, che imminente sia la vittoria del popolo italiano.

Perciò, è necessario cominciare a costruire una prospettiva unitaria e di salvezza nazionale. Infatti, man mano che la crisi farà sentire i suoi effetti, si diffonderanno le spinte centrifughe ed emergeranno – stanno già emergendo – movimenti autonomisti (che non sono di per sé un male) e addirittura indipendentisti. La salvezza verrà scambiata con la fuga. Inutile argomentare che questi movimenti venti anni fa non esistevano o erano stati sopiti; inutile osservare che la coesione sociale e territoriale sta venendo meno proprio a causa dell’Unione europea, che impedisce in radice politiche di coesione e che, nell’ansia globalizzatrice, apre sempre più i confini degli stati, anche nei confronti dei paesi terzi, distruggendo i tessuti produttivi e di vita. Inutile. Perché queste spinte, per quanto irrazionali e irragionevoli, sorgeranno e si diffonderanno.

La prospettiva che occorre seguire è quelle segnalata al popolo greco dalla lettera aperta del  compositore Mikis Theodorakis, lettera che vi invito vivamente a leggere con attenzione (http://www.appelloalpopolo.it/?p=5964). Astraendo la lettura dalle peculiarità del caso greco, ancora non presenti in quello italiano, vi si legge di un “Obbligo di libertà e dell’amore verso la propria patria”; si rammenta che sotto l’occupazione nazista “i greci hanno fondato il movimento di solidarietà nazionale che ha sfamato la popolazione ed hanno creato un esercito di 100.000 partigiani che ha costretto i tedeschi ad essere presenti in modo continuo con 200.000 soldati”; e si osserva che “Anche allora ci colpirono senza ragione e noi rispondemmo  con la Solidarietà e la Resistenza, e siamo riusciti a vincere. La stessa cosa che dobbiamo fare anche adesso con la certezza che il vincitore finale sarà il popolo grecoL’unica forza che può realizzare questi cambiamenti rivoluzionari è il popolo greco, unito in un enorme Fronte di Resistenza e Solidarietà, per mandare via la troika (FMI e Banche) dal paese” E’ questo lo spirito. E’ quella la strada della salvezza. Se non avvertiremo “l’amor per patria nostra” che avvertirono i nostri “Ribelli della Montagna”; se non cercheremo e realizzeremo l’unione del popolo italiano, non ci salveremo e tutto potrà accadere.

L’Associazione Riconquistare la Sovranità ambisce a raccogliere il maggior numero di persone sulla base di un progetto di salvezza nazionale. Essa intende anticipare i tempi, sulla base della convinzione che l’Italia si avviterà in una spirale di tipo greco, anche se probabilmente la caduta del PIL sarà più lenta; che crescerà la protesta popolare; e che il movimento di contestazione avrà natura complessa e caotica. Flebili saranno i progetti dichiaratamente socialisti, i quali declineranno piuttosto slogan che principi credibili dalla maggior parte dei comuni cittadini. Più forti saranno i movimenti corporativi e autonomistici. Deboli e speriamo irrilevanti le tendenze indipendentistiche. Autonomismo, localismo, corporativismo e proposte socialistiche dovranno essere ricondotti ad unità, in una prospettiva sovranista, volta a risolvere la questione nazionale. Dovremo diffondere l’idea che la riconquista della sovranità  è il fondamento e la condizione di ogni possibilità: riconquistata la sovranità si può far tutto; senza di essa non si può far nulla. Le analisi e le proposte politiche dell’Associazione dovranno divenire, perciò, l’elemento coagulante del caotico movimento di protesta che si diffonderà. Questo è l’obiettivo finale dell’Associazione: porsi all’interno del movimento di protesta che sorgerà e unificarlo, nella misura possibile, perché possa raggiungere la vittoria. I nemici sono la classe e l’ideologia globalista, con ampio seguito di sudditi e plagiati, le quali attaccano la sovranità degli Stati ed impediscono di perseguire una o altra politica che si pongano in contrasto con le libertà di circolazione dei capitali, dei servizi, e delle merci, e con la concorrenza totale e globale o che pretenda di riconquistare la sovranità monetaria e in generale di disciplinare in qualche modo l’economia.

L’Associazione Riconquistare la Sovranità, in vista del momento decisivo dello scontro, si propone, con pazienza, realismo e intelligenza, di diffondere le idee sovraniste – le analisi e le proposte contenute nel Documento – al fine di unire una massa critica di cittadini che sia la più ampia possibile e di promuovere quello che un giorno sarà il Fronte di Resistenza e Solidarietà del Popolo Italiano.

Se poi, in tempi più brevi, dovesse intervenire un grande crollo della produzione e un enorme aumento della disoccupazione – insomma se la crisi economica improvvisamente si mostrasse gravissima -, questa eventualità non dovrebbe mutare i piani di chi intende agire in modo razionale per raggiungere l’obiettivo. Infatti, non c’è alcuna possibilità di organizzare un fronte antiglobalista in breve termine. Il crollo, anzi, sarebbe, paradossalmente, una occasione che agevolerebbe la formazione del fronte sovranista. Ma non ha alcun senso avere fretta in vista di un ipotetico e immediato crollo. Grandi imprenditori e politici di lungo corso possono organizzare partiti e movimenti in pochi mesi. I comuni cittadini hanno bisogno di più tempo. La fretta o lo scoramento per l’(asserita) mancanza di tempo sono atteggiamenti da uomini deboli. E’ la pazienza la virtù dei forti.

In ogni caso, l’Associazione Riconquistare la Sovranità dovrà essere fin da subito partecipe delle iniziative volte a coordinare i diversi movimenti di protesta che vanno emergendo e dovrà essere parte dei tentativi di sollevazione o organizzazione di liste nazionali che i movimenti di protesta, omogenei alle caratteristiche e alle finalità dell’associazione tenteranno di organizzare. Resta salva la possibilità di valutare l’opportunità di concorrere alla creazione di una Lista Unica Nazionale, che comprenda raggruppamenti omogenei fondati su diverse idee guida. Se subito non si può ottenere la vittoria, si può e si deve comunque cominciare a combattere.

2. L’azione. 

Come agirà l’Associazione?

In un primo momento sarà necessario adempiere con la massima energia il dovere di proselitismo individuale. Esso dovrà essere adempiuto in (almeno) due “luoghi”.

In primo luogo, ogni associato, per due o tre mesi, dovrà contattare, possibilmente con email “calde”, indirizzate a una sola persona o al massimo, a un gruppetto di persone omogenee, il maggior numero di cittadini che egli “conosce” tramite la rete (spesso si tratta di vere e proprie amicizie, fondate sulla stima e su prolungati rapporti epistolari o discussioni su forum). Chi più chi meno, tutti conosciamo , tramite la rete, persone che possono essere interessate o comunque motivate ad aderire. Questa forma di proselitismo sarà necessaria per far essere presente l’Associazione in città e cittadine dove altrimenti sarebbe assente. I nuovi associati, ovviamente, assumeranno anche essi l’obbligo del proselitismo, che adempiranno secondo le direttive qui indicate.

Contestualmente o successivamente,  secondo che egli abbia da contattare numerose persone per email o invece solo poche, l’associato svolgerà proselitismo individuale a voce nelle città in cui vive e lavora (le città o cittadine, quindi, potrebbero essere due o magari più di due). Ognuno di noi conosce qualche parente, amico, collega, concittadino, vecchio professore o compagno di scuola che potrebbe essere interessato ad associarsi. Sarà l’occasione per una visita o per una birra e l’incontro servirà a spiegare il progetto e a consegnare il “documento”, l’atto costitutivo e “il progetto”. Sarà un’occasione per uscire dalla rete e praticare la militanza in un luogo fisico. I nuovi associati assumeranno il dovere del proselitismo. L’obiettivo è quello di costituire sezioni o nuclei di sezioni dell’Associazione nel maggior numero possibile di città italiane.

Nel mese di luglio sarà necessario cominciare ad  organizzare assemblee nel maggior numero possibile di città e cittadine italiane. Ogni settimana, a partire dalla metà di settembre dovranno essere organizzate più assemblee nelle città e cittadine italiane. Le assemblee serviranno a presentare l’associazione, l’analisi e le proposte e, ovviamente, a promuovere nuove iscrizioni all’associazione. Anche questi nuovi associati assumeranno l’obbligo del proselitismo.

Qualora  l’associato reputi di non essere in grado di organizzare l’assemblea cittadina, si impegnerà ad organizzare una riunione ristretta, invitando poche persone che potrebbero essere interessate, al fine di cercare di creare un nucleo, per quanto piccolo, di associati.

Da settembre e forse prima sarà necessario dotare l’associazione di un sito autonomo. La nascita del sito coinciderà con una campagna di pubblicizzazione in internet dell’associazione. Anche questa campagna, ovviamente, avrà l’obiettivo primario di promuovere nuove iscrizioni. Come debba essere organizzato il sito sarà deciso in seguito. Non è escluso che prima della nascita del sito si decida di cominciare a pubblicare e a diffondere il “Documento”, diviso in cinque o sei parti, annunciando l’associazione e il nuovo sito.

Il tempo che nella mia idea corre tra la nascita dell’associazione e l’organizzazione massiccia di assemblee cittadine dovrà essere utilizzato per l’esercizio capillare ed energico del proselitismo individuale da parte degli associati.

Se i risultati saranno buoni; se, quindi, saremmo riusciti a distinguerci dagli altri tentativi di creare movimentini e partitini, e a creare una massa critica di alcune centinaia di cittadini, la diffusione delle nostre idee – dell’analisi e delle proposte – proseguirà in altri modi:

cercare personaggi pubblici del mondo della cultura ma anche tra i punti di riferimento dei ceti popolari e poco colti, che possano sponsorizzare l’Associazione;

cercare patrioti finanziatori tra le persone che svolgono un ruolo di rilievo nella vita delle province italiane, nel campo della cultura, dell’arte, delle professioni e dell’imprenditoria;

infine, pensare e organizzare un evento che possa attirare sull’associazione l’attenzione dei media nazionali.

Oltre non conviene andare, salvo prevedere, per gennaio-febbraio 2013, l’organizzazione di un’assemblea nazionale che dia nuovo impulso alle attività dell’Associazione e che apra ulteriori prospettive e una seconda fase. Inutile fare previsioni al riguardo. Tutto dipenderà dalla situazione politica e dai risultati, anche e soprattutto numerici, che avremo conseguito.

3. Le rinunce.

Per aderire con convinzione all’Associazione, è necessario che l’associato sappia accettare alcune rinunce sul piano ideologico. Naturalmente ciò non significa che l’Associato non possa avere o esprimere un’idea su uno o altro tema. Significa, al contrario, che taluni temi e taluni problemi rimarranno fondamentalmente estranei all’Associazione, con la conseguenza che su quei temi e problemi gli associati potranno avere idee molto diverse. Significa che l’Associazione non promuoverà approfondimenti volti a prendere posizione su quei temi. Significa che sul sito dell’Associazione non saranno pubblicati articoli che abbiano ad oggetto principale quei temi o quei problemi (accenni, in proposizioni incidentali, appaiono inevitabili). Insomma le rinunce non limitano alcuna libertà se non quella di pretendere che l’Associazione prenda posizione su temi che potrebbero generare divisione.

Alcuni credono che un grave problema della nostra società e invero ormai di moltissime società risieda nel meccanismo pubblicità-promozione di massicci acquisti di beni di consumo-indebitamento per quegli acquisti, meccanismo che crea la figura del consumatore indebitato cronico, promossa dal legislatore e dal sistema mediatico, nonché da precise ideologie politiche ed economiche. Non tutti però concordano che si tratti di questione fondamentale e non tutti, addirittura, vedono il problema. Non conviene dividerci su questo punto, perché il problema andrebbe risolto esercitando la sovranità nazionale, un potere che oggi non abbiamo. Dunque è necessario che chi ha a cuore il problema sappia accettare di non vederlo tra i temi fondamentali promossi dall’associazione.

Alcuni credono che si debba perseguire una politica della “decrescita”, altri non credono che questa parola riesca a designare una teoria alternativa. Altri ancora perseguono uno sviluppo sostenibile o una “crescita felice”. Non conviene dividerci su questo punto. Perché le diverse politiche (decrescita, sviluppo sostenibile, ecc.), qualsiasi cosa designino, implicano l’esercizio della sovranità nazionale, un potere che non abbiamo. La riconquista della sovranità dovrà essere considerata come condizione di ogni possibilità; con la sovranità tutto è possibile; senza di essa niente è possibile.

Alcuni vorrebbero una prospettiva dichiaratamente socialistica ed egualitaria, pur rimanendo nel quadro costituzionale che riconosce la libertà di iniziativa economica sottoponendola tuttavia al limite dell’utilità sociale; altri, per convinzione o per realismo, perseguono, più semplicemente, la giustizia sociale. Non conviene adottare la prospettiva radicale, che è minoritaria e genererebbe divisione. Mentre la formula della giustizia sociale è in grado di unificare potenzialmente larga parte del popolo italiano.

Molti constatano il declino, nella scuola, nell’università, nella pubblica amministrazione tutta, nel sistema istituzionale. Al di là dei principi direttivi tratteggiati nel “Documento” non conviene andare. Taluni, infatti, propongono di tornare indietro e reintrodurre, magari con modifiche, vecchi principi; altri sono ideologicamente e psicologicamente restii a credere che le soluzioni possano mai trovarsi nel passato. Ancora una volta è inutile dividersi sul modo di esercizio di un potere che non abbiamo.

Alcuni vorrebbero che fosse dichiarata la volontà di superare il capitalismo. E quindi vogliono militare soltanto in strutture associative che si dichiarano senz’altro anti-capitaliste. Inteso l’anticapitalismo in senso radicale, si dovrebbero volere soppressi, non soltanto il principio cardine dell’Unione Europea, che è la concorrenza sfrenata e globale, ma anche l’iniziativa privata, con la conseguenza di proporre un programma in contrasto con la Costituzione della Repubblica. Questa posizione, oltre che (a mio avviso) ingiusta, è irrealistica, non tiene conto delle forze in campo, non aspira a cercare il consenso necessario a vincere la battaglia per la riconquista della sovranità; crea sacrosanto fastidio nei lavoratori autonomi e in coloro che, pur non essendo lavoratori autonomi, aspirano a svolgere una professione autonoma o comunque ne riconoscono la piena legittimità; e comunque confonde gli obiettivi di fondo con l’analisi e le prospettive di fase. Non avrebbe senso accoglierla. Coloro che restano legati alle idee anticapitalistiche in senso stretto – salvo che siano parolai, destinati a trascorrere la vita a lanciare slogan e che non sarebbero di alcun aiuto alla causa della riconquista della sovranità –  possono accettare di far parte di un movimento che sostiene un’analisi e svolge proposte di fase come quelle contenute nel “Documento”. Anche perché un po’ di sano realismo lascia pensare che si tratterà di una fase piuttosto lunga.

Infine, ma l’elenco è esemplificativo, alcuni insistono sulla ricollocazione geopolitica dell’Italia. Non mi sembra che abbia senso dividerci ora sotto questo profilo. Può darsi che l’Unione europea imploderà. Può darsi che si sganceranno i paesi del Sud Europa o alcuni di essi. Può darsi che anche alcuni stati dell’Europa dell’Est recederanno dall’Unione Europea e non è dato sapere quale direzione politica imboccheranno. E quale sarà la condizione di Stati Uniti, Cina e Russia al tempo in cui avremo riconquistato la sovranità? Considerata l’incertezza del quadro, è irragionevole pretendere posizioni  che vadano al di là delle linee di fondo indicate nel “Documento”.

Se un giorno avremo ripristinato la Costituzione italiana, in tutte le sue parti, comprese le fondamentali norme che disciplinano i “rapporti economici”, al vertice delle fonti dell’ordinamento giuridico italiano; se ci saremo liberati dei vincoli europei e globalisti in generale, diffondendo tra il popolo italiano le ragioni dell’indipendenza, e avremo di nuovo la nostra moneta e la sovranità economica tutta, avremo già vinto, se non altro perché saremo tornati in possesso degli strumenti per evitare la condizione di povertà verso la quale la elite globalista e il seguito di massa di cui essa gode stanno dirigendo gran parte della popolazione italiana. Tutti i principi segnalati nel “Documento”, in misura maggiore o minore, e secondo una o altra priorità, ricominceranno a seminare frutti nella vita nazionale. Quale strada concreta debba essere intrapresa, lo deciderà democraticamente il popolo italiano. Per ora, però, si tratta di un’altra era, della quale dobbiamo perseguire unitariamente l’avvento.

4. La doppia tessera e la vocazione unitaria e unificante.

L’associazione ammette la doppia tessera. L’associato potrà essere iscritto ad altri movimenti o partiti; sia nel caso in cui questi ultimi condividano nelle linee essenziali le analisi e le proposte contenute nel Documento, sia nel caso in cui non le condividano. In quest’ultima ipotesi, l’associato avrà almeno a disposizione una struttura associativa nella quale sostenere, difendere e diffondere idee, che altrimenti non potrebbe professare o comunque dovrebbe accantonare nello svolgimento della militanza.

La scelta della forma associativa (e non del movimento e del partito), le rinunce ideologiche richieste all’associato, segnalate nel paragrafo precedente, e la possibilità della doppia tessera sono indici evidenti dello spirito unitario e unificante del progetto.

Avezzano 3 marzo 2012

Print Friendly, PDF & Email
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: