ROMANO PRODI, È FINITO IL "FERMENTO" €UROPEO!
di Lorenzo D'Onofrio (ARS Abruzzo)
Era il 1998 quando Romano Prodi celebrava (qui la testimonianza), con il suo "proverbiale" entusiasmo, un'Europa che definiva "tutto un FERMENTO", vendendoci, in cambio della nostra sovranità costituzionale (leggasi democrazia), il sogno di una unione continentale presentata come "qualcosa che mai l'umanità ha realizzato" e che si stava "realizzando nella PACE, nella CONCORDIA, SENZA GUERRE".
La notizia del giorno è che il "fermento" sembra essere finito, alla luce del "clamoroso voltafaccia" dell'ex Presidente della Commisione europea, che in un'intervista rilasciata a "Quotidiano Nazionale" afferma:
"E' tempo di cambiare Maastricht".
In molti (certamente non chi scrive) avranno provato almeno un minimo di stupore di fronte alle parole dell'ex Premier, ricordato per essere stato il traghettatore dell'Italia in quell'€urozona che a Maastricht è stata delineata, ma improvvisamente piombato nel girone dei "populisti" euroscettici.
Per la verità già nell'ottobre del 2002 il professore bolognese riuscì a definire "stupido" il Patto di stabilità, accordo sul quale è stata costruita, con il suo importante contributo, la morsa €uropea. Oggi corregge il tiro affermando: "non è stupido che ci siano i parametri come punto di riferimento. È stupido che si lascino immutati 20 anni. Il 3% di deficit-Pil ha senso in certi momenti, in altri sarebbe giusto lo zero, in altri il 4 o il 5%".
Frase che, aggirando il tranello linguistico con il quale il professore cerca maldestramente di arrampicarsi sugli specchi, significa proprio che la spesa di uno Stato non può avere un tetto stabilito a priori, per cui il limiti prefissati a Maastricht sono non solo STUPIDI, ma addiruttura DANNOSI (qui per sapere come nasce il tetto del 3%). Tantopiù se si considera che la linea adottata dall'Unione Europea, con il Fiscal Compact ed il pareggio di bilancio, spinge verso un irrigidimento dei vincoli, mentre dalla Germania giungono segnali di "solidarietà" non proprio rassicuranti.
L'intervista di "Quotidiano Nazionale" è stata prontamente rilanciata da Vito Lops del Sole24ore: Prodi: "Non ha senso avere lo stesso deficit/Pil per 20 anni. Italia, Francia e Spagna battano i pugni (quei pugni che il caro Romano non ha mai battuto?).
Gli ha fatto eco il sito di Gad Lerner, con un pezzo dal titolo Prodi: cambiare Maastricht per dire addio all’austerità: "Dopo tre anni di austerità il rapporto tra debito e Pil è aumentato, pressoché costantemente in tutta l’eurozona. Per questo motivo l’ex Presidente del Consiglio Romano Prodi chiede un ripensamento del Trattato di Maastricht, che ha posto le fondamenta giuridiche ed economiche dell’unione monetaria…
…L’ex presidente della Commissione si schiera con gli ormai numerosi critici della politica economica tedesca, con un’eco delle accuse a Berlino lanciate nei giorni scorsi dal Tesoro americano e dal Fondo monetario internazionale."
Sono certo che molti proveranno sdegno per le parole di chi, neanche un anno fa, celebrava con soddisfazione il successo dell'economia tedesca garantito proprio dalla moneta unica, rassicurandoci, comunque, su "un esito non disastroso" della crisi in atto.
In altri, forse, si accenderà una speranza, ma non c'è da farsi illusioni: nessun mea culpa, nessuna accettazione di un fallimento, nessun ripensamento. Solo l'indicazione di una strada, quella di una "Europa forte" (notare come si continui ad equivocare su Europa ed Unione Europea, invero concetti ben distinti), ancora una volta sbagliata: è probabilmente arrivato il momento in cui si cercherà di farci digerire quegli strumenti di politica economica che, nel dicembre 2001, l'allora Presidente della Commissione europea, intervistato dal Fiancial Times, riteneva politicamente impossibile introdurre, ma che "un giorno", grazie ad "una crisi" sarebbe stato possibile creare (04/12/2001 FT: “Sono sicuro che l'euro ci obbligherà a introdurre nuovi strumenti di politica economica. Attualmente è politicamente impossibile farlo. Ma un giorno ci sarà una crisi e nuovi strumenti saranno creati”)!
E' solo il gioco delle parti e quella che ci si prospetta davanti è la continuazione di un "sogno" diventato incubo! Non saranno certo le stesse persone che ci hanno addormentato a risvegliarci.
Dovremo liberarci da soli! Nel frattempo, mettiamo agli atti:
“Sono piuttosto sicuro di un esito non disastroso”……….. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere.
Anno 2009:
Prodi, ovvero del fallimento degli economisti
Prodi come Williamson: incorreggibile