Elezioni regionali 2014: tre eccellenti notizie dalla Calabria e dall’Emilia Romagna

10811207_528214043947702_809422145_n1di Stefano D’Andrea

Fino a quando non emergerà dal grembo del popolo un partito grande, i votanti diminuiranno. In quattro o cinque anni, arriveremo al 15-20%, almeno nelle elezioni regionali. Quando emergerà un partito grande, esso diverrà un grande partito.

Molti cittadini hanno finalmente capito che il voto non è un gioco; che se voti sei corresponsabile, perché il voto non è una momentanea fiducia o uno strumento per non far andare al potere il partito reputato peggiore, senza assumere la piena responsabilità di aver sostenuto un partito squallido ma asseritamente meno peggiore. I cittadini hanno preso atto che tutti coloro che votarono Prodi nel 1996 sono corresponsabili dell’euro e che quasi tutti coloro che votarono uno o altro partito nel 1992 furono corresponsabili per Maastricht. È intollerabile e ripugnante che si voti un partito e poi ci si lamenti per le conseguenze disastrose dell’attuazione del programma che quel partito aveva proposto. Da almeno venticinque anni, i partiti italiani non hanno proposto programmi attuativi della Costituzione ma sempre programmi attuativi delle direttive europee e hanno sempre attuato i programmi proposti. Ogni cittadino che ha votato i partiti italiani è corresponsabile dello sfascio. Averlo compreso, con la conseguente tendenza a non regalare più il voto, è un grande passo avanti, verso il Risveglio. Soltanto così si crea il necessario vuoto politico che dovrà essere riempito dal partito grande che deve sorgere, in modo che quest’ultimo possa diventare un grande partito.

A questo primo elemento positivo dei risultati elettorali, se ne deve aggiungere un secondo. I cittadini italiani hanno capito che il federalismo è una follia, che le regioni sono il luogo della corruzione, della incapacità, dello smistamento di fondi, delle clientele, il luogo nel quale si annida la peggiore, più incapace, più viscida, più ambiziosa classe dirigente. Si tratta di una conquista di grande importanza. Sta per arrivare il momento in cui non saremo soltanto noi dell’ARS a rivendicare il centralismo. Il centralismo è uno strumento indispensabile per risollevare le sorti del popolo, della nazione, dello stato.

Infine, il terzo elemento. I cittadini hanno capito che uno non vale uno; che il ruolo costituzionale dei partiti politici è di selezionare e far emergere una grande classe dirigente; che dirigere uno stato è un compito di sublime difficoltà. Perciò hanno ripudiato il M5S, nato con tare genetiche che lo spingono a contestare il concetto costituzionale di partito e il concetto naturale e sacro di classe dirigente.

Quindi, militanti e simpatizzanti dell’ARS  avanti a testa bassa nel lavoro di militanza e pazienza: arriverà il nostro giorno.

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2 risposte

  1. Vittorio ha detto:

    I cittadini hanno smesso di pronunciare atti di fede in cabina elettorale. Questo è sicuramente un fatto positivo. L’astensione dal voto, tuttavia, non è uno strumento di lotta politica, non produce alcun cambiamento. Anzi, quasi sempre concorre al consolidamento dello status quo e delle consorterie al potere, le quali, in presenza di alte percentuali di astensione, paradossalmente, vedono rafforzato il loro potere anche se perdono consensi. Lo stesso Monti, in un convegno del’alta finanza tenutosi a Milwakee nel 2013, ebbe a dire che uno dei maggiori problemi dell’Italia era che si votava troppo spesso e che troppa gente ancora non aveva perso il vizio di recarsi alle urne (diversamente da quanto accade negli USA !!!!). Le dichiarazioni di Renzi all’indomani del voto richiamano la medesima scuola di pensiero di Monti. Fatte queste considerazioni, mi sembra di poter affermare che il Nostro momento è già arrivato. Uniamoci e presentiamoci agli italiani. Rottamiamo questi burattini di cartapesta prima che loro rottamino la democrazia conquistata col sangue dei padri.

  2. Durga ha detto:

    Concordo sostanzialmente con il commento precedente. Aggiungerei pero’ che, giudicando dalla quasi assenza di iniziative di ARS in Lombardia e in una citta’ importante come Milano, forse ARS ritiene (o vi e’ costretta) di dover lasciare il compito di rappresentare le posizioni euroscettiche a Nord del Po alla sola Lega.

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