Bonino-Tabacci, la morte della democrazia e la vergogna delle regionali fantasma in Lazio e Lombardia

La Storia insegna come in fase decadente il Potere, alle prese con la crisi del consenso, utilizzi impunemente ogni strumento, più o meno lecito, per arroccarsi nel Palazzo ed impedire l’accesso di forze fresche e popolari.

Accade così che, se a livello nazionale le lagne di Emma Bonino ricevano l’indecente soccorso di Tabacci, scongiurando il rischio di tenere, giustamente, fuori dalla competizione una lista che non rappresenta nessuno, a livello regionale le elezioni annunciate in Lombardia e in Lazio per il 4 marzo, restino poco più di un fantasma, con enorme danno per i nuovi partiti alle prese con le prime esperienze elettorali.

Il Prefetto di Milano (di concerto con il presidente della Regione Lombardia Maroni) e il presidente della Regione Lazio Zingaretti, infatti, continuano a tenersi nel cassetto il decreto di indizione delle elezioni regionali, così consentendo, come confermato anche dal consigliere PD della Lombardia Fabio Pizzul, la creazione in extremis di nuovi gruppi consiliari, o la modifica dei nomi degli esistenti, in modo che parecchi consiglieri uscenti possano poi presentare liste che non dovranno procedere alla raccolta delle firme.

Si perché nel Palazzo funziona così: se sei dentro hai tutte le agevolazioni e non devi raccogliere le firme, né per le politiche, né per le regionali, anche se rappresenti solo te stesso.

Se sei fuori, invece, come il Fronte Sovranista Italiano, partito emergente che ha già da tempo pronte le liste con il simbolo “Riconquistare l’Italia” sia per le elezioni regionali lombarde che per quelle laziali ed attende solo il decreto di indizione per poter iniziare la raccolta delle firme, devi sottostare a ingiustizie che minano il senso più profondo della parola democrazia, ovvero:

– restrizione, di fatto, a meno di un mese del tempo utile per la raccolta di migliaia di firme;
– mancata previsione di una riduzione del numero delle firme, a fronte del dimezzamento previsto per le politiche;
– modifica delle leggi elettorali a ridosso del rinnovo della consigliatura, con aumento consistente del numero di candidati necessari;
– competenti uffici regionali di fatto irragiungibili in questi ultimi fondamentali giorni e scelte organizzative inconcepibili, come quella (della Regione Lombardia) di far rientrare il capo ufficio elettorale solo nei 2 giorni immediatamente successivi allo scioglimento delle Camere e farlo poi tornare in vacanza fino all’8 gennaio.

Allo stato, quindi, mentre ci tocca assistere allo spettacolo vergognoso, sia a livello nazionale che locale, dei partiti presenti nel Palazzo che si frazionano e si organizzano per moltiplicare le proprie liste civetta ed autoesentarle dalla raccolta firme, una lista popolare e sotenuta da un consistente numero di militanti come “Riconquistare l’Italia” è costretta a stare ferma ai blocchi di partenza, dove dovrà restare finché le autorità competenti non si degneranno di emettere i decreti di indizione delle elezioni e, soprattutto, non verrà resa disponibile la modulistca ufficiale, necessaria per non incappare in cavilli burocratici.

Di fatto, a fronte di una normativa nazionale che consentirebbe di avere ben 180 giorni per la raccolta delle firme, ci vedremo costretti a svolgere tutto il lavoro in pochissimi giorni (perdipiù ancora non sappiamo quanti).

Sarà dura, ma con la passione e la volontà dei nostri militanti e l’aiuto dei numerosissimi simpatizzanti, faremo di tutto per centrare l’obiettivo.

Il Comitato Direttivo del Fronte Sovranista Italiano
per la lista “Riconquistare l’Italia”

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