L'Olanda blocca i lavoratori croati
Paolo Zeriali Treviso24.tv
Il 1° luglio prossimo la Croazia entrerà nell’Unione Europea. Sarà il 28° Paese dell’Ue: ha poco più di 4 milioni di abitanti e un tasso di disoccupazione al 22%. Non è un caso, quindi, che molti suoi cittadini attendano l’ingresso nella famiglia comunitaria per coronare il loro sogno di emigrazione. Del resto, anche noi italiani residenti in Veneto sempre più spesso immaginiamo di andarcene, non c’è quindi da meravigliarsi che nel vicino Paese balcanico siano in tanti a coltivare tale desiderio.
In vista di ciò, i Paesi Bassi (nella foto il premier Mark Rutte) hanno annunciato di voler chiudere le porte ai nuovi venuti, mentre non siamo riusciti a trovare una risposta chiara su cosa voglia fare l’Italia, che ha un tasso di disoccupazione più alto di quello olandese ed è molto più vicina alla Croazia. Da noi, quindi, potrebbero arrivare flussi consistenti, che si riverserebbero soprattutto sul Nord-Est. Ed arriveranno comunque, perché la prossimità geografica rende facile sia il pendolarismo sia il lavoro irregolare mascherato da “turismo”. Comunque è chiaro che se le porte saranno ufficialmente aperte, il segnale di speranza (e di illusioni!) che potremo generare nei giovani croati circa il mercato del lavoro italiano saranno molto maggiori. Meglio spiegare loro subito qual è la drammatica situazione occupazionale che vive il Veneto.
Vediamo intanto che cosa dice il governo di Amsterdam. Abbiamo cercato invano il relativo comunicato sul sito in inglese, l’abbiamo infine trovato sull’originale in lingua olandese, che qui sotto riportiamo nelle sue parti essenziali.
“La libera circolazione dei lavoratori – recita il comunicato in riferimento al prossimo ingresso della Croazia nell’Ue – in questo Paese sarà ritardata. I datori di lavoro continuano ad avere bisogno di un permesso di lavoro per i lavoratori croati che vogliono lavorare in Olanda. Il Consiglio dei Ministri ha accettato la proposta del Ministro degli affari sociali e l’occupazione Asscher. Il ritardo è inizialmente per due anni. Il periodo massimo di differimento è di sette anni”.
“Il rinvio – si legge ancora nella nota – è necessario secondo il governo a causa del deterioramento della situazione sul mercato del lavoro, portando ad ulteriore disoccupazione. I Paesi Bassi negli ultimi tempi hanno avuto problemi con l’afflusso da altri nuovi Stati membri dell’Unione: era molto più grande di quanto ci aspettassimo. Questo è stato anche il motivo per cui i Paesi Bassi hanno utilizzato il periodo transitorio massimo per i lavoratori bulgari e rumeni, che da gennaio 2014 qui sono autorizzati a lavorare senza un permesso di lavoro”.
A gennaio, infatti, saranno 7 anni dall’ingresso di Bucarest e Sofia nell’Unione e a quel punto è prevedibile uno spostamento notevole di rumeni dall’Italia verso Paesi più ricchi dell’Ue. A meno che non trovino qualche altra scusa per chiudere ancora le porte…
La vicenda delle porte chiuse alla Croazia è l’ennesima dimostrazione di come l’Europa non funzioni e di come molti Paesi del Nord se ne servano solo quando torna loro utile. Dobbiamo essere solo noi a mandare avanti la baracca?