Lo stallo italiano e la governabilità
Dicono (i mass media e l’establishment) che in Italia c’è un problema di legge elettorale, ma il problema che essi vedono non è che l’attuale legge elettorale (il cosiddetto porcellum) sputa sulla Costituzione, impedendo l’elezione diretta dei propri rappresentanti (artt. 56 e 58 ) (1).
No, il problema che essi vedono è la cosiddetta governabilità.
Eppure con quattro grandi coalizioni non ha senso che ad una venga data la maggioranza assoluta, perché in tale caso il premio di maggioranza diventa spropositato (come è già successo alla Camera) (2).
Oggi bisogna fare alleanze per governare. Ma questa non è una novità sconvolgente. Per decenni abbiamo avuto molti partiti (durante la cosiddetta “prima repubblica”) e ricordo addirittura un governo pentapartito.
Certo, un volta la formazione dei governi era laboriosa, ma non si gridava alla “ingovernabilità” come ora.
Forse perché i partiti di una volta avevano un’identità propria, mentre i maggiori partiti di oggi si identificano tramite il nemico: per il PD il nemico è il malefico Berlusconi, per il PdL sono i comunisti, i giudici, i sindacati.
Il bipolarismo ha spinto insomma ad una recita politica, dove l’elemento focale è lo scontro con il partito avverso, il quale viene demonizzato (viene considerato la fonte di tutti i mali). Ciò avveniva anche prima con il proporzionale, ma in misura decisamente inferiore. Evidentemente oggi è molto difficile allearsi con il partito che per lungo tempo si è demonizzato.
La cosa notevole è che anche Grillo rientra in questa logica, il M5S si identifica per i suoi nemici più che per i suoi programmi. (E’ sintomatico l’attacco di Grillo all’art. 67 Cost. per mostrare come M5S sia in sostanza una variante della partitocrazia esistente.)
In definitiva il porcellum ha molti difetti, ma il problema della “governabilità” dipende dai partiti e dalla spettacolarizzazione (e personalizzazione) della politica, non dalla legge elettorale. Contano troppo le facce, in particolare quelle dei nemici e poco i programmi. I partiti sono a vuoto d’idee e agitano figurine.
Ma il concetto stesso di “governabilità” ha degli aspetti discutibili, che conviene approfondire.
Il mito della governabilità non si capisce se non ci si rende conto che in democrazia governare vuol dire rappresentare, mediare, ragionare, misurare, pensare, pianificare. E anche decidere. (3)
Tutte queste operazioni richiedono tempo e collaborazione tra vari attori sociali. Si, la democrazia può essere lenta e faticosa.
La governabilità come la raccontano i giornali riguarda invece l’obbedienza rapida e supina a ordini (o diktat) che arrivano da fuori. Da fuori del sistema politico e spesso da fuori dell’Italia intendo.
Si vogliono dei politici che si comportino come servi o schiavi, i quali non hanno il tempo di valutare o negoziare, ma devono fare rapidamente ciò che vuole il padrone.
Insomma governabilità vuol dire l’asservimento di uno stato a interessi stranieri (cioè estranei allo Stato), i quali pretendono di essere superiori allo Stato.
Si parla di governabilità perché non c’è più la sovranità. Le persone che dovrebbero rappresentare la sovranità popolare si comportano come dei servi. Questo dicono i mass media.
Truman
Note:
(1) Art. 56: La Camera dei deputati è eletta a suffragio universale e diretto. (…)
Art. 58: I senatori sono eletti a suffragio universale e diretto dagli elettori che hanno superato il venticinquesimo anno di età. (…)
(2) Con il 29,3 % dei voti validi il centro sinistra ha preso 345 seggi su 630, cioè il 54,8 %. In pratica il premio ha raddoppiato i seggi assegnati. (Sono considerati anche i seggi estero).
(3) Etimologicamente “decidere” mi suona come “tagliare”. E oggi questa visione sembra prevalere.