Le a/simmetrie dell'informazione italiana e il #PUD€: Collaborazionismo 2.0. Sovranisti, inoculate meno e convergete di più!

Resoconto, dal blog di Mattia Corsini, sul convegno di a/simmetrie dal titolo "Euro, Mercati e Democrazia" tenutosi a Pescara il 26 e 27 ottobre 2013.

E per loro ci sarà solo #Norimberga2. Loro chi? Leggete fino in fondo…

Buongiorno e buona resistenza a tutti.

Post fiume. Mi avete accusato di fare post più lunghi del mio compagnone in ARS Piero Valerio e avete ragione. A volte. Quando merita. Vi consiglio di leggerlo tutto, anche a rate. Ritengo i contenuti, almeno a tratti, della massima importanza.

Sono appena tornato dal convegno di Pescara di a/simmetrie, dal titolo "Euro, Mercati e Democrazia". Grande evento divulgativo, dai contenuti miracolosi, al punto che uno dei miracolati é stato anche una vecchia conoscenza di chi mi legge (vedi foto)… Buon per lui e buon per l'Italia… Oltre ai grandi contenuti trattati, l'evento ha fatto molto riflettere tutti per altre questioni, di cui hanno già ben parlato Carmen e 48. Potrei limitarmi a questo, ma ovviamente ci tengo a ricambiare la stima dimostrata nei miei confronti da molti intervenuti e dire la mia.

Grande partecipazione (oltre il doppio dei presenti rispetto all'edizione dello scorso goofycompleanno), e dirò di più… Come ben spiegato da 48 mi ha colpito il senso di vicinanza e appartenenza fra sovranisti di varie regioni, città e parrocchie… Forse, nonostante tutto, la grande maggioranza degli intervenuti ha davvero chiaro che la causa é più importante delle speciose divisioni cui puntualmente assistiamo e assisteremo…

"La sensazione generale era quella della, già esistente, forza di un movimento democratico di conoscenza critica e di opinione informata che, attualmente, in Italia non ha paralleli."

 Eccovi lo streaming delle sessioni (si ringrazia Simone Curini) e una sintesi puntuale di ogni intervento:

 

1. Joao Ferreira do Amaral, Portogallo: ha affrontato sia il perché che il come uscire dall'unione monetaria europea.

Perché uscire? L'euro e i trattati europei impongono rigidità estreme per unire fondamenti macroeconomici molto divergenti tra i diversi Paesi. L'unica convergenza ostinatamente perseguita, quella delle finanze pubbliche, è la meno significativa in quanto la finanza pubblica non deve essere punto di partenza ma di arrivo e deve essere al servizio dell'economia reale, non viceversa. L'euro impedisce così le manovra dei tassi di cambio ai Paesi (svalutazione-rivalutazione) e quindi un equilibrio di bilance commerciali (esportazioni – importazioni). Considerando che la Germania non ha rispettato l'obiettivo di convergenza dell'inflazione (aumento dei prezzi medi) attuando politiche di compressione dei salari interni e quindi della domanda interna (vedi la confessione di Mario Monti) e permettendo così alle sue merci di costare meno sul mercato estero (meno spesa per i salari, prezzi più bassi, profitti più alti), l'impossibilità di svalutare il cambio crea deficit commerciali persistenti e conseguenti debiti esteri dei Paesi del Sud Europa, in questo caso il Portogallo.  
Sono debiti prevalentemente PRIVATI, più che pubblici, e creano distorsioni e squilibri. In Portogallo l'impossibilità di svalutare la moneta ha reso obbligatoria un'altra strada per raggiungere la competitività di vendita delle proprie merci: svalutare i salari dei lavoratori, copiando la politica tedesca (e così gli altri Paesi dell'eurozona). E' un gioco al ribasso (dei salari) che alla lunga danneggia tutte le imprese medie e piccole (che non vendono i loro prodotti perché i lavoratori hanno salari insufficienti ad acquistare la produzione). Ad aumentare i profitti sono solo i grandi agglomerati industriali che controllano i prezzi tenendoli costanti e svalutano i salari (profitti crescenti). Il Portogallo, a testimonianza di quanto detto, ha dovuto modificare il suo tessuto industriale, spostandosi a produrre beni non aggredibili dalla concorrenza sleale tedesca perché non adatti al commercio (immobili soprattutto). Ne è conseguita una de-industrializzazione di fatto, con la scomparsa di gran parte del manifatturiero. Se pensiamo che il meccanismo si ripete in tutta l'eurozona è facile concludere che l'obiettivo sia trasformare il Sud Europa in un bacino di manodopera a basso costo a disposizione di pochi grandi agglomerati produttivi (soprattutto in Germania). Il tentativo di dominio produttivo attraverso lo spazio vitale ad est del delirio nazista si ripete ora attraverso le armi dell'economia, estendendosi al Sud Europa e approfittando della disinformazione sistemica che confonde la cause della crisi europea affermando che sia il debito pubblico la ragione della crisi (invece è prevalentemente privato e quello pubblico è aumentato ex-post per salvare i sistemi bancari nazionali e a causa di un minor gettito fiscale dovuto all'esplosione della disoccupazione).

Come uscire? La sua proposta di intervento ha quattro linee principali:
1) restrizione dei movimenti di capitale tra Paesi
2) accordo per l'uscita con tutti i Paesi dell'eurozona (non unilaterale), esprimendo preoccupazioni per l'attacco dei mercati in caso di uscita unilaterale (vedremo dopo che Borghi non la pensa in questi termini)
3) svalutazione controllata per evitarne una troppo elevata e improvvisa
4) temporaneo mantenimento dei prestiti della Bce alle banche portoghesi

Da notare che questa proposta d'uscita è altamente utopica, presupponendo la disponibilità delle istituzioni europee a prevalenza tedesca ad uno smantellamento di questa trappola meditata. Lo ammette lo stesso relatore, che in alternativa propone un'uscita coordinata dei Paesi del Sud o, ancora, l'uscita unilaterale. Tutto è preferibile a rimanere in questo Sistema.

Al di là dei contenuti, decisamente validi, la cosa che mi ha colpito é la spiegazione del perché nonostante tutto non escono dall'euro. Il motivo non é la sola vittoria di disinformazione, luogocomunismo e politica connivente al PUDE. Ma c'é anche una ragione più insidiosa. Avendo ormai subito una totale deindustrializzazione e la totale distruzione della possibilità di creare semilavorati, il Portogallo é di fatto condannato al perenne ricatto estero. Per riprendersi dovrà dipendere da aiuti esteri, non SOLO uscire dall'euro, oppure dovrà indebitarsi in valuta estera per ottenere ciò di cui ha bisogno, poiché nessuno più farebbe loro credito anticipato. Il prof. Amaral era disperato, poiché vede il suo paese costretto alla permemenza nell'euro e pertanto già in Grecia. E se non succede qualcosa di grosso, temo fortemente che abbia ragione.

 

2. Alberto Montero Soler, Spagna: ci ha parlato del suo Paese, mostrando le principali variabili macroeconomiche (disoccupazione, finanze private e pubbliche, salari e produttività) e ha concluso che l'uscita dall'euro è l'unica soluzione, da attuare preferibilmente con un coordinamento tra Paesi del Sud. E' un intervento contraddistinto da molti grafici esplicativi che confermano il ciclo fatale descritto sopra (di fatto il Ciclo di Frenkel, che parte dalla perdita di sovranità monetaria e quindi fiscale, dalla fissazione di un cambio sopravvalutato e dalla libera circolazione dei capitali. Passando dalla creazione di debito estero dei Paesi del Sud dopo l'accumulo di deficit commerciali, arriva poi sino alle austerità finalizzate a reprimere i costi dei lavoratori per abbassare i prezzi e tornare competitivi sull'estero e a rendere le imprese nazionali acquistabili dal capitale del Nord).

 

Oltre ad argomenti che ricordano da vicino quelli del precedente relatore (la Spagna ha una disoccupazione seconda solo alla Grecia ormai, e non é ancora condannata al ricatto ma QUASI), una frase mi é rimasta impressa, a proposito della politica di minijobs e deflazione salariale tedesca, coadiuvata dall'emigrazione dei cervelli europei verso la sola Germania:

"Il segreto dell'export tedesco é una classe di lavoratori sottosalariati finanziati con denaro pubblico e addestrati nelle NOSTRE università".

Ah si, un'altra cosa mi é rimasta impressa della Spagna: QUESTA!!!!

 

3. Grigoriou Panagiotis, Grecia: Panagiotis é uno storico e antropologo, autore del blog di divulgazione sulla crisi greca (consigliatissimo, con quello degli amici di EPAM!) Greek crisis.  Ci ha parlato sia delle tragedie economiche in termini di dati agghiaccianti spesso celati dall'informazione italiana ed europea (secondo Bagnai per il preciso obiettivo di nascondere dove Paesi del Sud si stanno dirigendo seguendo le politiche imposte dalla Troika) sia del lato antropologico dei cittadini greci nella sua evoluzione (negativa) in seguito a queste imposizione economiche.  Secondo Panagiotis la Grecia in un certo senso è già fuori dall'euro, perché non sente più sua questa moneta, sempre più scarsa ed identificata con il massacro imposto dalla Germania e dalla Troika "é per noi sinonimo di catastrofe e morte" ha detto. La maggior parte dei greci pensa che l'euro sia un'arma da guerra. I dati sono impietosi. I greci stanno uscendo dall'economia reale (PIL crollato del 20% nell'ultimo anno), si ha un suicidio ogni 18 ore, e 1/3 della popolazione residente (oltre 3 milioni di persone) non ha accesso alla sanità più elementare. Il 62% della popolazione é ora disoccupata, e il modello antropologico é così cambiato che andando all'estero é come viaggiare nel tempo. La Grecia non é di fatto più una democrazia da tempo (dalla rimozione del governo Papademos), ma non é più nemmeno un'economia capitalistica perché il capitale non c'é. Le zone turistiche restano realtivamente floride, ma altrove oltre il 40% delle attività hanno già chiuso. La poca produzione é quasi interamente esportata e non va pertanto a beneficare l'economia greca. Materie prime e semilavorati ormai provengono COMPLETAMENTE dall'estero, la Grecia non é più in grado di effettuare le più banali lavorazioni e raffinamenti. Ergo, é completamente dipendente dall'estero, poiché i fornitori, che MAI farebbero credito sulla fiducia a un greco, ormai pretendono pagamento anticipato in euro o dollari. Fate molta attenzione a questo, perché é il punto a cui é ormai arrivato anche il Portogallo (vedi prima) che di fatto lega indissolubilmente l'economia greca all'euro. 

NOI NON DOBBIAMO ASSOLUTAMENTE PERMETTERE CHE L'ITALIA ARRIVI A QUESTO STADIO, LO CAPITE? SE NON LO CAPITE FACCIO UN DISEGNO. SE CI ARRIVIAMO SIAMO M-O-R-T-I! 
NOI NON DOBBIAMO ASSOLUTAMENTE PERMETTERE CHE L'ITALIA ARRIVI A QUESTO STADIO, LO CAPITE? SE NON LO CAPITE FACCIO UN DISEGNO. SE CI ARRIVIAMO SIAMO M-O-R-T-I!
NOI NON DOBBIAMO ASSOLUTAMENTE PERMETTERE CHE L'ITALIA ARRIVI A QUESTO STADIO, LO CAPITE? SE NON LO CAPITE FACCIO UN DISEGNO. SE CI ARRIVIAMO SIAMO M-O-R-T-I!

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NOI NON DOBBIAMO ASSOLUTAMENTE PERMETTERE CHE L'ITALIA ARRIVI A QUESTO STADIO, LO CAPITE? SE NON LO CAPITE FACCIO UN DISEGNO. SE CI ARRIVIAMO SIAMO M-O-R-T-I!
NOI NON DOBBIAMO ASSOLUTAMENTE PERMETTERE CHE L'ITALIA ARRIVI A QUESTO STADIO, LO CAPITE? SE NON LO CAPITE FACCIO UN DISEGNO. SE CI ARRIVIAMO SIAMO M-O-R-T-I!

uff….

Dicevo, i suicidi fra professionisti e imprenditori, come pure fra licenziati, si moltiplicano. Lavori che prima della crisi venivano pagati 4000 euro ora vengono pagati 300. Cresce il numero di persone ancora al lavoro ma senza stipendio, che non vedranno mai. Nel settore pubblico, in smantellamento rapidissimo, le chiusure arrivano istantanee (la ERT, la televisione greca, ha chiuso in 2 giorni netti senza preavviso alcuno). Il mercato del lavoro é destrutturato. Ormai sono aperti solo i negozi di gruppi multinazionali, in grado di vendere a prezzi insostenibili per la concorrenza locale, che é di fatto sparita. Ci sono state 19 manovre economiche nell'ultimo anno, che hanno portato confusione e incertezza a livelli insostenibili e patologici persino. Nella mente delle persone é ormai presente la monocultura del disastro. Un popolo in preda al panico che per giunta si sente colpevole della situazione, é un popolo che non ha più nemmeno occasione di riflettere sul suo futuro. Democrazia e libertà civili non hanno più molto senso, quando il tuo orizzonte temporale di pianificazione non arriva alla settimana successiva. Panagiots ci fa anche notare come in Grecia la proprietà privata di fatto stia sparendo, specie nel settore immobiliare. E' passata una legge per cui chi ha debiti fiscali con lo stato, viene privato della casa, anche qualora la sua valutazione sia superiore al debito. Gli sfollati aumentano ogni giorno, e chi può fugge. I giovani specialmente non hanno prospettiva alcuna, e non possono nemmeno pagare per la sanità. A maggior ragione, non avranno alcuna pensione. A molti mancano semplicemente le forze per protestare.

Per la stessa ragione non ci sono più partiti antagonisti né movimenti popolari di protesta. Le proteste verificatesi hanno avuto esito nullo, e nessuno ha più il denaro necessario per organizzarsi e opporsi ai partiti a libro paga della Troika. Il popolo greco é prostrato e sconfitto.

Ci sono grossi problemi per il riscaldamento, in vista dell'inverno imminente. Le vendite di kerosene sono calate dell'80%, e chi può é tornato al riscaldamento a legna, con gravissime ricadute su ambiente e inquinamento ambientale (capito, decrescisti?). I pochi salariati rimasti prendono 3-400 euro, ma i prezzi non sono scensi in accordo e non uniformemente, ergo é quasi impossibile cavarsela anche con uno stipendio.

Il memorandum della Troika che il governo collaborazionista greco ha firmato senza neppure leggerlo riguarda i prossimi 50 (cinquanta) anni. Chi in Grecia oggi é giovane e povero MORIRA' povero. Il governo greco agisce unicamente per decreto e non discute più alcun progetto di legge. L'unica volontà politica é quella della Troika, in particolare della Germania che vigila su tutto ciò come nei bei tempi andati del secondo conflitto mondiale. E' stato infatti creato il consiglio greco-tedesco per la cooperazione economica, che vigila come il peggiore dei kapò sull'applicazione tassativa del memorandum. Costituzione e sovranità greca non esistono più.

Il modello greco é un modello coloniale, é la prova vivente dell'illusione dell'UE dei popoli basata sulla collaborazione fra pari. E' un modello feudale, dove nei centri metropolitani centro-europei si discutono i destini della periferia e si usa poi la forza per imporli. A queste condizioni, la ricomposizione di rapporti di amicizia greco-europei sarà difficilissima. DOBBIAMO fare qualcosa in proposito, SUBITO.

L'ascesa di Alba Dorata (secondo i sondaggi ormai al 15%, dallo 0.3% di partenza) parla da sola. Molti politici e addirittura attuali deputati stanno passando nelle sue file, alcuni sono stati arrestati, così come (giustamente) i responsabili di atti violenti gratuiti (come il rapper ucciso). Il problema é che il governo Samaras ha radicalizzato all'estremo il dibattito. Al di là del fatto che si parla di introduzione di reati ideologici in chiave pro-Troika (non ancora operativi), in Grecia i no euro e i dissidenti sono ormai sistematicamente criminalizzati. Non c'é più eufemismo alcuno nel dibattito greco. O servi e accetti senza fiatare il regime, o vieni messo ai margini della società e/o dietro le sbarre, come il movimento di protesta minerario greco assai affine al movimento no-Tav italiano. Il quarto Reich alla sua massima espressione.

E fine. Scusate, mi sono dilungato nei dettagli, ma CAZZO DOVETE SAPERE!!! Chi non vi informa e minimizza, quando non direttamente giustifica il trattamento greco da parte dell'eurosistema, STA DIFENDENDO QUESTO!!!!

 

E come tale andrà trattato. #Norimberga2

Stesso discorso per una certa categoria di giornalismo, ben rappresentata anche in questo convegno… Comunque giudico questo intervento, insieme con quello di Diego Fusaro, il momento più toccante della due giorni.

 

4. Diego Fusaro, Italia: vi ricorderete di lui da tutti gli interventi e i contributi gratuitamente forniti a noi di ARS, ma anche ad associazioni come Eurotruffa, Epic e Bottega Partigiana.Diego é un filosofo trentenne ricercatore del S.Raffaele, e ci ha illustrato l'evoluzione catastrofica dal punto di vista culturale-politico del dogma neoliberale (o liberista), trasformato nei decenni in un pensiero unico che fa dell'appiattimento culturale la sua arma principale. Al centro del trionfo neoliberista Fusaro colloca il prevalere senza precedenti storici dell'economico sul politico, mentre suggerisce che sia il politico a rivendicare una prevalenza sull'economico. Questa deformazione si è attuata diffondendo slogan anche distorti dei pensatori liberali classici come Adam Smith, quale quello della 'mano invisibile' dei mercati, che tutto giudica e tutto regola senza necessità alcuna dell'intervento umano organizzato (lo Stato). Questa follia ha infiltrato informazione, politica (attraverso un partito unico liberista che comprende naturalmente le sinistre europee post comuniste) e università di economia, cancellando 150 anni di pratica politica nei quali questa ha controllato l'economia nelle sue innegabili distorsioni e diseguaglianze sociali. Il neoliberismo è ormai una nuova religione e Fusaro nota ironicamente come il pensiero laico che ha tentato di eliminare quella che riteneva una superstizione trascendente la realtà materiale (Dio) si è ora votata ad un nuovo Dio materialista ed economico, rintracciabile nei luoghi comuni del liberismo puro, dalla 'mano invisibile' al ''ce lo chiede l'Europa'', che fa rima con privatizzazioni, globalizzazione selvaggia dei mercati ed esproprio della sovranità degli Stati-nazione. La soluzione, per Diego, deve essere una rivendicazione della politica sull'economia e la finanza attraverso un nuovo patriottismo nazionale, ma non nazionalistico. Fusaro tiene infatti a distinguere il suo patriottismo sano ed equilibrato dal nazionalismo becero e razzista. "Il patriottismo è il solo modo per essere veri cosmopoliti" (Fichte)

Diego auspica inoltre la creazione di un unico soggetto politico sovranista che si faccia portavoce e simbolo della ripresa di coscienza civica dei cittadini italiani, lui lo definisce "un nuovo principe" (riferendosi a N.Machiavelli). Soggetto che veda l'unione e la convergenza di ogni soggetto autorevole sovranista ora disponibile, contro il nemico comune. Soggetto che proponga forte e chiara una vera rivoluzione civica e culturale.

…vabbé lo dice meglio Diego 🙂

"….un nuovo aggregato politico che sappia spingersi al di là delle vecchia dicotomia dx e sx…organizzare in forma unitaria tutte le forze sovraniste…uniti si vince,divisi si perde…bisogna fare astrazione dalle differenze che ci sono,sulle appartenenze politiche….perchè siamo davanti ad un incendio che bisogna spegnere…e chiedere la carta di identità dei pompieri è esiziale." 
Seguono applausi scroscianti e lunghissimi, tutti i 350 in piedi. E' senza dubbio l'intervento più apprezzato del convegno, e non a caso dico io…Perché tocca un tema che il padrone di casa tende ad evitare e persino a sminuire e sfottere se capita…in buona compagnia di C.Borghi che, impugnando il sondaggio di scenarieconomici.it che da un partito no-euro al 20% minimo, il che potrebbe fare vincere il PD, ne sancisce la totale inutilità. Ma né io né Diego né ARS siamo d'accordo. Perché al di là dei limiti del sondaggio e del fatto che per le prossime elezioni l'emergenza sarà così evidente che quelle percentuali andranno minimo minimo raddoppiate, occorre oggi un NUOVO principe.

Un NUOVO principe… non un VECCHIO SIRINGATO (vedi storify di Borghi)… responsabile diretto della nostra rovina che ora sta reggendo il sacco ai tedeschi mentre FUSTIGANO E UMILIANO il popolo greco.

Ammesso e non concesso che questa di inoculare il PUD€ con la verità sull'euro e lasciargli poi gestire la politica italiana come se nulla fosse accaduto fosse l'unica soluzione razionale, IO MATTIA CORSINI IN RAPPRESENTANZA DI ARS NON L'ACCETTO E NON L'ACCETTERO' MAI! Ok parlare a tutti e creare un dibattito anche al loro interno, ma questo NON BASTA! Questo anche perché, come ha ben sottolineato Cesare Pozzi nel suo intervento successivo, l'economia é utile perché fornisce strumenti, e questi hanno già decretato la fine dell'eurosistema, MA per uscirne davvero e ottenere il cambiamento che ci serve, occorre individuare una precisa e consapevole traiettoria culturale, che solo discipline umanistiche come filosofia, sociologia (e ovviamente la nostra costituzione che ne é emanazione diretta) posson dare. Messer Borghi e messer Bagnai, lo dico per voi:  

Non potete mettere i migliori strumenti economici in mano a gente che non ha idea alcuna della traiettoria culturale necessaria, o peggio ne ha un'idea distorta e criminale! E' come dare un'automobile in mano a un bimbo, o peggio, ad un pirata della strada. E attendere l'inevitabile schianto.

Concordo in pieno invece con il suggerimento di C.Borghi quando dice che "Creare partiti nuovi ma solo se federati con altri partiti analoghi in altri paesi europei, e in ogni caso associarli con altre forze…". L'unione fa la forza. Ma occorre anzitutto che TUTTI capiscano l'urgenza di creare una nuova classe politica che dia un vero messaggio di discontinuità col passato in nome della nostra costituzione e della nostra libertà. Citerò a tal proposito uno dei nostri padri costituzionalisti, P.Calamandrei

"La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove: perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile; bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica."

 

 
Postilla finale all'intervento di Diego: so che certuni e non faccio nomi (ma sono tra gli altri gli stessi che stanno gettando nel caos con deliri complottisti/religiosi/signoraggisti/auritiani/nwo etc ogni tentativo di creare una rete sovranista con la collaborazione di Reimpresa) stanno USANDO questa sua dichiarazione per asserire che in una eventuale alleanza andrebbero inseriti anche cialtroni di ogni sorta, complottisti, fascisti, estremisti cattolici e rettiliani incarnati. Perché "l'importante é far numero, non si chiede la carta d''identità ai pompieri"  

MI SPIACE DELUDERVI (anzi NO), ma Diego non intendeva certo INCLUDERE quella gente di cui parlo nel fronte sovranista, quando ha parlato in quei termini. Come del resto non intendeva includere fascisti e altre belle personcine di un'estremo o dell'altro. Sarebbe del tutto controproducente. A fronte di una decina di tessere in più, perdi decenza e credibilità SUBITO, guadagni flames e emicranie nel mentre, e perdi qualche milionata di voti DOPO. E di questo ho parlato con lui personalmente e sono sicuro. Gradirei che smetteste di infamare un mio amico con queste cazzate.

Ah, per la cronaca: il sondaggio di scenarieconomici.it di cui parlerò dopo che dava al 20% e oltre un partito no euro serio, dava ANCHE a percentuali di prefisso telefonico i partiti di questo tipo contenenti frange estremiste, come Forza Nuova. L'ho già detto più volte, c'é sovranista e sovranista. E talvolta fa rima con collaborazionista. 

 

5. Stefan Kawalec, Polonia: ci ha parlato del Manifesto di Solidarietà Europea firmato da economisti di diversi Paesi (per l'Italia Bagnai, Borghi e A.M. Rinaldi), il quale spinge per un ritorno alle valute nazionali attraverso una segmentazione controllata dell'Eurozona, seguendo accordi multilaterali fra regioni europee (Italia con Francia e gli altri Paesi mediterranei) seguendo uno spirito di solidarietà europea però privo dei rischi di accentramento dell'attuale modello. Quindi un nuovo sistema che non può prescindere dalla sovranità monetaria e fiscale (e quindi giuridico-parlamentare) di ogni Stato europeo. Un bell'esercizio di stile insomma, che prevede di convincere la Germania a uscire per prima (e poi siamo noi i visionari del partitucolo…) e soprattutto NON prevede di uscire dall'UE, restando pertanto soggetti ai terribili vincoli del TUE…Trattato di Maastricht per gli amici. A quanto pare a Kawalec non é bastata l'esperienza della Polonia durante la seconda guerra mondiale e terrebbe a ripeterla… Epperò come lui stesso ci fa notare, c'é un problemino ad aspettare ancora la libertà da queste istituzioni autoritarie e giammai elette… In Portogallo il 50% delle persone già rimpiange la dittatura, purché li liberi dall'UE… In Francia il FN della Le Pen farà presto carne di porco di ogni avversario…in Grecia abbiamo aurore dorate mi dicono... E noi dovremmo salvare l'UE? Ci mancava solo che mi dicesse di temere la vittoria dei populismi in europa… Ops, no, l'ha detto. Dunque chi si oppone al TUE giudicandolo un obbrobrio incostituzionale e una fabbrica di miseria istituzionalizzata sarebbe un populista. Caro 48, siamo in buona compagnia…. Kawalec auspica poi un nuovo coordinamento monetario UE che sostituisca il vecchio (#piueuropa per gli amici) e già che ci siamo la ristrutturazione dei debiti pubblici in alcuni stati, che come sappiamo non é un'ideona… No, tutto sommato direi che non intendo sostenere il Manifesto di solidarietà eurista, pardon, europea.

 

6. Alberto Bagnai, Italia: Goofy ci ha regalato un divertente intervento attraverso il quale ha affrontato tutti i temi sopracitati entrando talvolta anche nel tecnico. Al centro del discorso Bagnai pone la tesi secondo la quale il capitalismo non è il male in se, anzi potrebbe essere fonte di progresso e lo è stato, ma deve assolutamente essere riportato sotto il controllo di una teoria politica che comprenda gli interessi di tutte le parti sociali. Il conflitto sociale non è un male perché permette ai lavoratori di avere voce in capitolo e per questo la politica DEVE governare l'economia, non viceversa. Per quanto siano imperfetti i rappresentanti politici (lo sono comunque tanto più sono asserviti all'economia di mercato), sono controllabili e rimovibili (mhhh…non sarei così sicuro… al momento gli unici in grado di controllare e rimuovere i nostri politici sono le istituzioni UE) e a differenza dei paladini della teoria economica dominante che si sottraggono al consenso popolare rifacendosi ai dettati quasi religiosi del mercato. Inutile dire che le classi dirigenti europee e americane siano ormai asservite al pensiero unico e, in Europa, al PUD€, proprio perché l'economia ha prevalso sulla politica. Bagnai afferma con grafici e numeri che ogni crisi finanziaria che poi trascina con se l'economia reale deriva, banalmente, da una divergenza troppo elevata fra produttività e quota salari (in Italia tale divergenza ha origine negli anni '80). Se i prezzi si muovono seguendo soprattutto le prime due variabili è su queste che si gioca la stabilità o instabilità economica e poi sociale. Siamo in un periodo nel quale, grazie a vincoli esterni imposti e presentati come necessari, i salari recedono e i profitti aumentano. Da segnalare che questo processo risparmia solo i grandi agglomerati industriali che possono mantenere elevati i loro prezzi e hanno una base di vendita garantita dal loro potere di mercato, mentre insieme ai lavoratori privati di potere d'acquisto deperiscono i milioni di piccoli-medi imprenditori che non possono più vendere ai lavoratori stessi i loro prodotti. Dell'intervento vale la pena ricordare anche i tre vantaggi dei cambi flessibili:

  • Segnalazione: con cambi fissi, una politica monetaria errata lede le riserve valutarie della nazione in futuro, ergo genera debiti e problemi per le nuove generazioni. Non così i cambi flessibili, poiché un disallineamento sul cambio si nota SUBITO e permette di prendere provvedimenti
  • Riequilibrio: un cambio flessibile può aiutare (ho detto aiutare Guido, non garantire ndM) un paese a riequilibrare deficit/surplus persistenti della propria bilancia commerciale. Infatti, un paese in forte deficit commerciale tenderà a veder svalutare la propria moneta, il che renderà più convenienti le sue merci all'estero... Ma questo tenderà a far rivalutare la moneta in sé, tornando verso una situazione di equilibrio.
  • Adempimento: Ora come ora, se la Germania persistesse nel deflazionare i salari per aumentare la sua competitività nell'export, noi non avremmo alcun potere negoziale per impedirglielo. La cosa cambia molto con cambi flessibili, che ci darebbero una mano a riequilibrare il nostro export grazie alla svalutazione nei riguardi delladivisa tedesca. Prima o poi un accordo lo dovrebbero concedere…

Secondo Bagnai é necessario un nuovo patto sociale distributivo del reddito fra salariati e imprenditori. Questa guerra ci sta mettendo tutti gli uni contro gli altri, ma il reddito dei salariati, qualora protetto e allineato con la crescita della produttività, é linfa vitale per l'impresa, piché garantisce la domanda, come ben sottolineato anche da C.Pozzi nel seguito. E come ci viene ricordato tramite la citazione di Graziani, solo un deficit pubblico adeguato può rilanciare la domanda privata, similmente a quanto accade in USA, in Giappone o in Italia negli anni passati. Proprio quegli anni di "spesapubblicaimproduttiva" stranamente spesso stigmatizzati anche dagli stessi imprenditori, che ancora non hanno compreso abbastanza questo salvifico legame.

Il patto deve esistere a livello internazionale anche! Si deve cioé agire sulla politica fiscale in modo da tendere all'equilibrio tendenziale delle partite correnti (external compact) e rigettare del tutto il mercantilismo, che di fatto é una repressione della domanda interna, con espansione dei profitti finanziati sul debito altrui. Una politica parassita da evitare.

 

 7. Gennaro Zezza, Italia: Illustra nuovamente la tragedia greca proponendo molte soluzioni palliative all'interno dell'euro, molte di fatto insoddisfacenti per stessa ammissione del relatore. Si parla di ristrutturazioni del debito (gulp!), congelamento degli interessi, moneta alternativa (ehm), moneta parallela all'euro, etc. Uno dei problemi greci, ci fa notare il professore, é che il debito greco, pur ristrutturato in precedenza, non é più di diritto greco bensì anglosassone. Ergo, non sarebbe possibile rinominarlo in dracme in caso di uscita dall'euro. GROSSO guaio… Zezza conferma poi che un'uscita or ora della Grecia dall'euro la costringerebbe come minimo ad un doloroso default sul debito estero, e che pertanto va aiutata nell'operazione.
Uno spunto interessante è la critica al reddito di cittadinanza, mentre si suggerisce come preferibile un piano di lavoro garantito che eroghi soldi ai cittadini creando al contempo occupazione, come prescritto dalla MMT, e afferma che il reddito di cittadinanza non crea lavoro e prospettiva, ma in condizioni di grave crisi e sfiducia crea solo un esercito di disoccupati disperati che autorizza il governo a riforme distruttive del mercato del lavoro, senza tema di sconvolgimenti sociali. E inoltre, con una manifattura in grave crisi o distrutta, potrebbe pure avere effetti inflattivi indesiderabili, come accade or ora in Argentina. Non a caso tale reddito é una misura cara a M.Friedman e F. von Hayek, noti amici di deboli e oppressi. Capito pentastellati? 

STUDIARE PRIMA DI ROVINARCI, GRAZIE.

 

8. Claudio Borghi Aquilini, Italia: Intervento importante e divertente, perché sfata qualche mito ripreso anche dai precedenti relatori sulla presunta catastrofe finanziaria imminente all'uscita dall'euro dell'Italia. Inizia con un concetto basilare che dovrebbe entrare nella zucca a ogni eurista e dubbioso:

LA LIBERTA' NON E' NEGOZIABILE!!!

Borghi, che ha lavorato per decenni nei mercati finanziari e li conosce perfettamente, afferma come la catastrofe finanziaria sia già avvenuta e stia avvenendo ora, dentro l'euro. La gran parte dei grossi capitali italiani sono già fuggiti, i crolli di borsa sono già avvenuti e lo stesso spread ci sta già facendo pagare i rischi per gli investitori dell'uscita dall'euro e della successiva svalutazione della nuova moneta. I contanti in circolazione sono pochissimi, e in questa fase un'eventuale lotta efficace all'evasione comporterebbe solo la chiusura di moltissime altre attività e un bel crollo anticipato. Inoltre Borghi sfata alcuni luoghi comuni sulla finanza: diciamo che alla nostra uscita aumenti lo spread… Pace, riguarderebbe SOLO le nuove emissioni di titoli, che possono essere comunque garantite dalla banca centrale italiana. Il debito pubblico in diritto estero non rinominabile in lire? Oltre ad essere pochissimo (il 5%) appartiene ad enti potenti con molti asset esteri (ENI, Generali) e solitamente é subordinato (pagabile quando si vule). Panico ovunque, vendita generalizzata dei titoli italiani? MOLTO improbabile, ma diciamo che accada. Beh, secondo Borghi basterebbe restituire agli acquirenti il valore nominale d'acquisto del titolo, evitando qualunque perdita. E' solo il sistema euro che ci obbliga a perdite FORZATE! Se crolla il valore degli immobili fuori dall'euro (cosa anche questa che in realtà sta già avvenendo, in Spagna siamo sul 50% in meno), non crolla solo per il cittadino singolo, ma crolla per tutti, quindi si assiste ad un abbassamento del valore degli immobili che può persino risultare vantaggioso per molti cittadini che intendono acquistare un immobile, mentre il cittadino che volesse venderlo per trasferirsi in altri lidi non italiani non è sicuramente la priorità nazionale da tutelare e le sue perdite non sono un problema contingente di chi abita in Italia. Non parliamo poi se un cittadino di un paese che esce svalutando avesse azioni di fondi internazionali. Li ci sarebbe persino un guadagno netto, poiché resterebbero prezzate in euro/dollari/quelchesia. Azioni? Le azioni rappresentano asset reali (aziende), e fuori dall'euro, migliorando le prospettive per tali aziende, migliorerebbe anche la loro valutazione sui mercati. 

Borghi conclude poi dicendo che anche se la catastrofe finanziaria dovesse concretizzarsi all'uscita dall'euro (e non succederà), i mezzi tecnici per difenderci ci sono e sono ben documentati, ma alla fine il tutto é una questione di lana caprina di fronte alla riconquista di sovranità e libertà. Lo cito testualmente e gli faccio tutti i complimenti del caso.

"La strada per salire sul monte é in salita, ma i mezzi per salirla ci sono, e in cima c'è la libertà."

Scroscianti applausi.

 

9. Cesare Pozzi, Italia: Intervento come al solito di concetto, e molto interessante da parte di questa mia vecchia conoscenza, un vero guru dell'economia industriale. Peccato averlo costretto prima del pranzo… e interrotto pure bruscamente dal padrone di casa…Intanto Pozzi a proposito dei crucchi cita il tedesco List "é cosa astuta, quando sei salito in cima ad una scala, dettare regole che impediscano agli altri di farlo". Eh beh, già nell'800 vedevano lontano… Nel '99 poi Rawls scrisse che noi europei avremmo dovuto decidere subito "quanta europa regalarci". Secondo lui, infatti, anche con un eventuale federalismo avremmo perso moltissimo delle nostre culture e differenze, poiché la libera circolazione di capitale e lavoro avrebbe beneficato solo poche lobby e grandi industrie a scapito delle PMI e del popolo, ridotto a consumisti sottomessi e ricattabili. Apperò. Ma il messaggio fondamentale é: in un'economia di mercato capitalistail capitale trasforma le risorse naturali in risposte ai bisogni dell'economia stessa, bisogni che vengono definiti dalla nostra traiettoria culturale. E chi la può dettare se non la politica? Dobbiamo capire dove vogliamo andare, il che non si riduce ad uscire dall'euro. Chapeau Cesare.La teoria economica non aiuta a spiegare il mondo, lo riconosceva già Adam Smith. Ad esempio, Ford, non certo un economista, cambio la traiettoria culturale del suo tempo. Voleva che l'auto da produzione su commessa passasse a produzione in serie. Per farlo, dovette mettere in condizione i potenziali consumatori di acquistare d'impulso un bene durevole come un'auto, cosa prima impossibile. Ergo, ha deciso di pagare di più i suoi dipendenti, che sono i suoi primi clienti. E lucrò.

E' il sistema economico nel suo complesso a dover generare le risorse, e serve un sistema finanziario che lo aiuti in questo! Per sdoganare la produzione in serie e abbattere i costi del caso, é necessario dare a tutti un reddito fisso, NON pagare a cottimo o con contratti a termine. Il lavoro diventa dunque una merce, e il salario non può mai essere di sussistenza o il gioco si rompe subito.

I problemi del capitalismo inziano con il liberismo, con la finanziarizzazione dell'economia e della politica, che fa prevalere la logica del profitto su ogni logica sociale. Il liberismo infatti é la sola libertà dell'egoismo. Ri-Chapeau Cesare. Ma ai liberisti sfugge che senza tutelare i reddito non é possibile avere un sistema produttivo di massa, che infatti sta battendo in testa pesantemente in questa crisi. Ergo, per mantenere a tutti i costi il sistema in regime di deflazione salariale, fu necessario per il popolo USA (e ora europeo) indebitarsi progressivamente fino al crollo. In una simile situazione diventa naturale tendere ad essere esportatori, data la distruzione della propria domanda interna. E gli USA dopo la vittoria in guerra lo fecero abbondantemente, senza curarsi di migliorare il mondo o di applicare politiche sostenibili, essendo ormai la potenza egemone. Pozzi cita poi Galbraith, secondo cui la globalizzazione, decantataci come inevitabile e persino salvifica, é un non valore. E' un termine infausto che serve solo a giustificare politiche di penetrazione aggressiva nelle economie dotate di welfare e diritti dei lavoratori. E va pertanto fermata ad ogni costo.

Oggi l'Italia é così deindustrializzata che non potrebbe comunque esportare più del 30% del suo PIL in merci. E il resto? Il resto é stato smantellato, delocalizzato, in ossequio ai desiderata dei grandi gruppi finanziari che reggono la governance europea. Il mondo globalizzato sta concentrando le aree produttive in pochi centri a basso costo del lavoro e bassissimi o inesistenti diritti, a fronte di un mondo intero di consumatori a basso reddito. Ovvio, perché ciò funzioni devo standardizzare il comportamento dei consumatori di tutto il mondo, e questo viene fatto con precise scelte politiche che definiscono un'altrettando precisa traiettoria culturale. L'Italia non può assolutamente permettersi, contrariamente a quanto blaterano certuni (#PUDE5S) di vivere di soli servizi o di solo turismo. I servizi per un'economia sono POVERI. Dobbiamo pertanto salvare ciò che resta della nostra industria OLTRE a valorizzare i servizi. Ci vorrebbe perciò un modello economico differente, che usi meno i fattori di fondo, ma per realizzarlo serve un PIANO. Serve uno stato attivo e interventista con un PIANO preciso e fatto su misura per l'Italia, previ studi raffinatissimi che, a mia domanda diretta al relatore, NON sono pervenuti ad oggi nell'intero panorama accdemico-industriale-politico italiano. Serve uno stato attivo, che pensi in concreto e attivi e valorizzi TUTTA la popolazione su tutto il terriorio nazionale, non solo nelle grandi città. In mancanza di questo, e da qui TORNO A DIRE che non possiamo appoggiarci sul PUD€ o sulla sua reincarnazione post-euro (che non si pone affatto il problema, loro svendono!), CI POSSIAMO DIMENTICARE UNA CONCRETA RIPRESA POST-EURO. Perché di sola politica monetaria e svalutazione NON SI VIVE. Sto cercando di fare in modo che il prof. Pozzi aiuti ARS a capire come sarebbe meglio agire in tal senso.

 

10. Staff di scenarieconomici.it, Italia:  e il suo sondaggio sul consenso politico dell'euro. Il sondaggio di Paolo Atzori è questo: http://www.scenaripolitici.com… e mette in mostra un crescente e fortissimo sentimento anti-euro da parte degli italiani, soprattutto negli schieramenti del M5S e del Pdl, ormai quasi totalmente "sovranisti". Il sondaggio è variamente commentato ai giornalisti invitati al dibattito in sala (Giulia Innocenzi, Stefano Feltri, Simone Spetia, Vito Lops, Massimo Rocca, Antonello Angelini), moderati da Bagnai, i quali, soprattutto i contrari all'uscita dall'euro (Feltri, Spetia, Innocenzi) sollevano dei dubbi sulla credibilità del sondaggio e delle domande (alcuni dubbi sono giustificati, ma non é quello il punto…). Il punto é che hanno giustificato il problema della prevalenza di temi di gossip politico in televisione e sui giornali rispetto al tema dei trattati europei e della sovranità monetaria, con argomenti che mi hanno letteralmente inferocito. Intanto stendo un velo pietoso sulle insinuazioni di Feltri "i laureati sono pro euro, chiedetevi perché". Come a dire che i sovranisti sarebbero un cumulo di ignoranti. 

Beh, herr Feltri, senza andare a prendere Diego Fusaro che lei dovrebbe solo guardare in fotografia e piangere, la invito a riflettere sul fatto che nelle università SONO INSEGNATI PROGRAMMI EURISTI, NEOCLASSICI e LIBERISTI. Io ne sono stato vittima, come me la mia Giorgia e tanti altri. OVVIO che gli universitari risentano dei programmi mainstream e fatichino più di altri a cambiare idea.

Si distinguono per una posizione di vicinanza alla sovranità monetaria Vito Lops (Sole 24 ore), Massimo Rocca (RadioCapital) e Antonello Angelini (RadioRadio).

Giulia Innocenzi di Disservizio Pubblico spera che il tema euro entri anche nella sua trasmissione a causa delle imminenti elezioni europee, ma ha trovato il modo di giustificare il fatto che la sua trasmissioni parli pochissimo di economia preferendo l'attualità politica, per il motivo che "una corretta informazione economica non é una notizia di per sé" (mentre le battone di Berlusconi sì), che come confermato anche da Feltri "i temi economici salienti vengono presi dal dibattito mainstream" (e qui mi ricorda un certo Goebbels, chissà perché i notiziari tedeschi non parlavano delle sofferenze dei prigionieri nei campi di sterminio) e che "non farebbe abbastanza share". Ahhhh, ok, tutto chiaro cari kollaborazionisti. Quindi ci state dicendo che in Italia l'informazione é una merca da vendere in nome e per conto di chi paga di più, che ovviamente non sono le classi salariate. Molto bene. Un ammissione di colpa vale più di mille parole. Cari ragazzi, dovreste essere radiati dall'ordine dei giornalisti per aver proferito certe bestemmie. Quindi state dicendo che le sofferenze greche sopra descritte non fanno notizia? Che non sono importanti per il dibattito italiano? Che agli italiani interessano di più calcio e Berlusconi? Ma avete di grazia una coscienza o l'hanno da tempo sostituita con un portafoglio gonfio?  

Vergogna, vegnogna, vergogna. E c'é chi chiede che venga annullato il finanziamento pubblico alle fonti di informazione, preferendo i privati… Perfetto. In sostanza state chiedendo l'istituzionalizzazione del conflitto di interesse nei media,come se non obbedissero già abbastanza a logiche di parte private. No, la soluzione non é quella. Io ho una personale crociata contro la disinformazione, e privatizzarla peggiorerebbe di brutto la situazione. Del resto il governo é il primo a mentirci costantemente sulla crisi, come ci ha ricordato la brava GPG Imperatrice. E perché loro no? E' il caso di mettere mano a leggi che tutelino e soprattutto SANZIONINO adeguatamente le leggerezze dei media nel fact checking e il rispetto della più elementare deontologia professionale… E già che ci siamo dare una legnata a siti come losai.net e signoraggio.com, che dovrebbero essere accusati di disinformazione reiterata ed aggravata. Ah a proposito… NESSUN quotidiano ha parlato manco per sbaglio del seminario, manco a pagina 666. E chi si stupisce? Forse quando saremo MOLTI di più avranno la strizza necessaria…

 

11. Luciano Barra Caracciolo, Italia:  e qui m'incazzo un poco. A causa del ritardo accumulato a sentire quei 4 scribacchini farfugliare scuse e motivazioni da TSO immediato per la loro efficacia disinformativa degna di signoraggio.com, una notevole fetta di pubblico me incluso non ha potuto godersi il suo intervento, ovvero la presentazione ufficiale del libro "Euro e(o) democrazia costituzionale", cosa che comunque presto sarà replicata in tutta Italia. Anche lo streaming non ci aiuta in questo caso. Scusa Luciano, sai che ti voglio bene :'( E spero che sentirsi dire cosa rappresentano per noi i trattati UE abbia sturato un poco orecchie e comprensione di chi vorrebbe restarci… Solidale o no.

Direi che é tutto. Leggetelo tutto, non ve ne pentirete. E poi riflettete, e decidete di dare una mano a chi crede di dover fare qualcosa di concreto per organizzare un movimento di salvezza nazionale, sia che veniamo sbeffeggiati o no dal padrone di casa. Volete davvero aspettare che si inoculi il senno nelle teste che sono stati capaci di simili atti di disonestà intellettuale e che coprono (o votano) consapevolmente simili crimini di guerra? Non é chiaro che serve un completo ribaltone culturale per questo paese intero e di conseguenza anche per la sua classe politica? Non é chiaro che l'attuale establishment italiano ed europeo, almeno per quanto riguarda chi tira le fila nei singoli partiti euristi, é responsabile diretto della nascita e della copertura di un LAGER CONTINENTALE? Non é chiaro che SERVE UNA TRAIETTORIA CULTURALE DEL TUTTO DIVERSA?

Beh, forse volete che la traiettoria socio-culturale del vostro futuro sia decisa dal PUD€ o come pifferi si chiamerà allora. Io no. Aiutateci a impedire "The rise of evil".

PS. Mi giunge una richiesta di rettifica dalla rete, che come sempre accolgo con gaudio e letizia. Nell'articolo auspicavo la cacciata di certuni dall'ordine dei giornalisti. Beh, mi dicono che in un caso documentato QUESTO NON SIA POSSIBILE…  Pace e bene Giulia 😀

Ci vediamo in mischia.

Mattia C

 

 

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Una risposta

  1. Enrica ha detto:

    Ottimo, Mattia!

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