LA LOTTA DI CLASSE NELLA COSTITUZIONE
di Stefano D’Andrea
Il problema è: in un ordinamento costituzionale che riconosce la libera iniziativa privata, sia pure sottoponendola a vincoli, cosa è la coscienza di classe, come deve essere, quali le sue caratteristiche?
La coscienza è coscienza di un soggetto collettivo; quale deve essere, dunque, lo scopo sociale del soggetto collettivo?
Il PCI e il PSI proposero mai di abrogare i minimi tariffari e le altre tutele dei liberi professionisti (divieti di pubblicità e carattere personale della prestazione)? E proposero di abrogare le licenze di commercio?
Una politica della casa che faccia costare la casa (almeno) 1/3 in meno (200.000 euro anziché 300.000, per esempio) e eviti, quindi, le bolle immobiliari è surrogabile con una politica salariale? Quando li recuperi a livello di salario 5-6 anni di lavoro?
E in che misura è possibile recuperare la quota salari, accettando in tutti i settori la concorrenza internazionale e continuando ad importare manodopera di riserva?
E che ruolo ha una scuola che promuova la mobilità sociale e cioè consenta al figlio del salariato e dell’autonomo con basso reddito di fare un bel salto?
E che ruolo ha una industria pubblica nei settori strategici?
La coscienza di classe implica una risposta a queste e simili domande.