Calabria sovranista

di Stefano D'Andrea, da appello al popolo1452083_10201693701758008_36314292_nn
 

Sabato 26 ottobre con altri due soci dell'ARS e un simpatizzante ci siamo recati dall'Abruzzo a Cosenza per costituire plotoni di militanti dell'ARS Calabria.

 

La sala, come avevamo desiderato, era piccolina: quaranta le sedie disponibili per i simpatizzanti. Ad assistere c'erano 33 persone. L'incontro è andato benissimo. In Calabria ci sono ora alcuni plotoni di iscritti all'ARS e gruppi di simpatizzanti; un ulteriore plotone, che dalla provincia di Catanzaro si era recato a Pescara per assistere al compleanno del blog di Bagnai, sta per essere costituito.

 

Cinque amici del socio locale hanno deciso di associarsi. Altri due simpatizzanti, che già conoscevamo grazie alla rete, erano venuti da Reggio Calabria e si sono associati. Due cugini di uno di noi simpatizzano o comunque apprezzano la nostra azione.

 

Abbiamo conosciuto, e sono certo ci abbiano apprezzato, un brillante ed estroso docente universitario e un professore di liceo, sovranista quasi convinto ma in incognito nell'ambiente che normalmente frequenta (abbi pazienza Pierluigi, ci stiamo per liberare da vincoli assurdi). Un'altra decina di persone ha lasciato email e numero di telefono. Ben presto, dopo che avranno letto i documenti dell'ARS, li contatteremo.

 

Tutti hanno ascoltato in religioso silenzio la relazione di Lorenzo D'Onofrio – che ha spiegato caratteri, funzioni, risultati e ideologia dell'euro – e la mia: ho illustrato il progetto dell'ARS nonché analisi e criteri di giudizio sui quali il progetto è fondato. Sono seguiti due interventi dal pubblico e poche domande. Poi siamo restati a parlare amichevolmente. Tutto è andato alla perfezione.

 

Se l'incontro ha dato risultati eccellenti, la gita è andata molto meglio.

 

Intanto eravamo al SUD e alloggiavamo come ospiti, quindi non ci è stata data occasione di spendere un solo (maledetto) euro. Un costume meraviglioso che da solo impone di portare la Calabria sul palmo della mano.

A cena abbiamo bevuto un (bel po' di) eccellente vino “fatto in casa” (caspita che livello!) e gustato cibo eccellente, rigorosamente calabrese (porcini, sanguinacci, morette, patate, cipolle, salsicce, polpette – le mangiano anche a colazione); cibo cucinato raffinatamente e in grande quantità. Insomma, abbiamo avuto l'ennesima dimostrazione che non è il federalismo la linea da percorrere ma il localismo. Il localismo ci unisce; il federalismo ci divide. L'obiettivo del localismo, costringendoci all'unità, ci rafforza. Il federalismo ci rende egoisti e avversari e quindi deboli.

 

Ma torniamo alla gita.

 

Dopo cena siamo siamo usciti alle 23,30. Siccome era un po' presto (!) ci siamo fermati al bar del paese, Spezzano della Sila, dove non il caso ma la statistica ha voluto che bevessi una birra con colui che il giorno dopo sarebbe stato nominato segretario provinciale del PD. Dico la statistica perché nel cosentino come si gira un angolo di strada appaiono bandiere del PD, che mantiene il potere attraverso cooperative che pagano 500-600 euro di stipendio (le commesse ne prendono formalmente 800 ma 350 li riconsegnano al datore di lavoro). Ho spiegato al malcapitato che entro cinque anni il PD farà la fine del Pasok; che il destino è segnato e che assolutamente non è necessario che qualcuno si impegni per distruggere il PD: è come impegnarsi a far cadere a terra una mela dopo che è stata lanciata in aria. E' fuggito terrorizzato. Deve aver compreso che quell'ubriaco che aveva davanti non era del tutto stupido.

 

Quindi siamo saliti a Serra Pedace, dove si svolgeva la sagra della castagna.

La festa era accompagnata da giovani tamburinari, che ancora quando, dopo oltre un paio di ore, siamo andati via, battevano il ritmo della festa (credo che abbiano suonato ininterrottamente per cinque ore). Nell'angolo dove siamo capitati, un nutrito gruppo di ventenni suonava e cantava a ripetizione la strina cosentina o strina di natale. Come ragazzetti alle prime armi (prime bevute) siamo scesi dal vino alla birra, perché gli amici dei nostri amici stavano andando a birra. Non siamo riusciti ad offrirne una – eravamo al SUD e anzi in CALABRIA: una follia del genere non va nemmeno pensata – e anzi abbiamo dovuto adeguarci alla regola che se passano e ti pongono sulla mano una birra (quante ne hanno poste!) devi stringere la birra nella mano e bere. Alla fine della serata la battaglia – come chiamarla? – era stata entusiasmante ma uno di noi era sull'orlo del coma.

 

La domenica siamo saliti sulla Sila, un altopiano di 150.000 ettari, meravigliosa foresta d'Italia. Poi siamo scesi per il pranzo e abbiamo bissato e superato la cena del sabato.

 

Quando siamo ripartiti, dopo aver preso un amaro del capo (qui si mangiano e bevono soltanto cibo e bevande calabresi) assieme ad Italo Romano, organizzatore della riunione dei simpatizzanti dell'ARS, eravamo felici. Non soltanto perché l'incontro con i soci e i simpatizzanti dell'ARS era andato benissimo e perché avevamo trascorso un fine settimana meraviglioso, bensì perché eravamo convinti che la Calabria sia terreno fertile per cercare i 500 rivoluzionari che sono necessari: in una regione di due milioni di persone servono 500 rivoluzionari di valore. Il popolo calabrese è un popolo generoso ma se lo fai imbestialire hai chiuso. Noi sappiamo che il PD entro cinque anni chiuderà bottega, perciò dobbiamo fare in modo che la generosità dei calabresi incontri la causa sovranista.

 

Al lavoro dunque militanti dell'ARS Calabria.

 

Stefano D'Andrea

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