Sovranità del consumatore, sovranità del risparmiatore e sovranità dello Stato
Stefano D’Andrea Appello al Popolo
Se il consumatore è sovrano, lo Stato non è sovrano o è un sovrano liberoscambista e asservito agli usurai.
Se lo Stato è sovrano, il consumatore non è sovrano.
Definirei così la sovranità del consumatore: il diritto di acquistare ogni merce, prodotta in ogni luogo della terra, appena è immessa nel commercio ed al minor prezzo possibile, ricorrendo anche all’indebitamento, che lo Stato non deve vietare o limitare ma anzi promuovere.
La sovranità dello Stato è la discrezionalità politica nella interpretazione del programma costituzionale e nella scelta dei metodi e dei tempi per eseguirlo.
Per il programma costituzionale, lo Stato deve promuovere l’occupazione. La Repubblica, infatti, “promuove le condizioni che rendano effettivo” il diritto al lavoro (art. 4, I comma). L’occupazione è per definizione patriottica. Deve aumentare sulla nostra terra. E’ elemento fisico, terrestre, italiano.
Produrre in Italia merci e servizi che importiamo, anche se costerebbero un po’ di più, è comunque un bene, quando si comincia ad avere una disoccupazione che raggiunge il 12% (previsioni della Banca d’Italia per il 2013; quindi sarà più alta). Anzi è necessario per adempiere il dovere posto dall’art. 4, I comma della Costituzione.
Lo Stato sovrano programma un’economia in equilibrio. E quindi non consente mutui immobiliari trentennali, anche se alcuni cittadini ingenuamente possono desiderare di stipularli. Allo stesso modo, lo Stato sovrano, sempre per la tutela di interessi generali e per evitare bolle, limita l’indebitamento privato per l’acquisto di beni di consumo.
Se il risparmiatore è sovrano lo Stato non è sovrano o è uno Stato asservito agli interessi dei rentiers e dei grandi gestori del risparmio.
Definirei così lo Stato sovrano rispetto alla disciplina del risparmio: lo stato favorisce l’accumulazione del risparmio privato; ma impedisce che esso sia massimamente valorizzato, attraverso l’acquisto di titoli, azioni e quote di società emessi all’estero, e impedisce che il risparmio non investito rischiosamente possa generare interessi superiori all’inflazione. Anzi i tassi reali (depurati dall’inflazione) devono essere negativi, perché il risparmiatore è parzialmente tutelato dall’inflazione ed è assicurato contro il furto. E’ il risparmiatore, dunque, che, in valori assoluti, deve pagare lo stato; non il contrario.
Lo Stato provvede anche a convogliare parte del risparmio verso la spesa pubblica. Lo Stato deve limitare la circolazione dei capitali per sottrarsi alla concorrenza fiscale. Una nazione dotata di risparmio (e una nazione seria lo accumula) ha interesse a sottrarsi alla concorrenza fiscale, che è sempre dannosa per i ceti con redditi bassi e medi.
Il neoliberismo è una dottrina fondata sulla sovranità del consumatore e del risparmiatore. L’economia sociale e popolare, le cui linee sono tracciate nella nostra Costituzione, aborre la sovranità del consumatore e del risparmiatore. La Costituzione italiana impone la sovranità dello Stato e si disinteressa completamente alla sovranità del consumatore e alla sovranità del risparmiatore.