LE MENZOGNE DI REINHART E ROGOFF: IL DEBITO PUBBLICO NON E’ LA CAUSA DELLA RECESSIONE
di Piero Valerio
In questi giorni sta montando un ampio dibattito a livello mondiale (del tutto ignorato in Italia, ma questa non è una novità, visto che noi abbiamo ben altre faccende a cui pensare, come votare nientedimeno che Romano Prodi, la Thatcher nostrana versione mortadella ruspante, al Quirinale: quando si dice il nuovo che avanza!) sugli errori commessi dai celebri economisti di Harvard Ken Reinhart e Carmen Rogoff nel calcolo della correlazione fra alto debito pubblico e bassa crescita economica. Secondo la tesi e i dati ricavati dai due studiosi, quando il debito pubblico supera la soglia critica del 90% del PIL assistiamo ad una progressiva stagnazione o addirittura ad una recessione dell’economia. Il paper incriminato risale al 2010, “Growth in a Time of Debt”, ma solo oggi tre sconosciuti economisti dell’Università del Massachusetts, Thomas Herndon, Michael Ash e Robert Pollin, sono riusciti con un altro paper, dal titolo “Does High Public Debt consistently stifle Economic Growth? A critique of Reinhart and Rogoff”, a smascherare tutte gli errori di calcolo, alcuni dei quali davvero grossolani, compiuti dai due ben più noti e accrediti economisti. La vicenda ha del paradossale, perché soprattutto negli Stati Uniti il lavoro di Reinhart e Rogoff era stato fino ad oggi un punto di riferimento per tutti i sostenitori dell’austerità e del taglio dei deficit pubblici, imputando solo a questi ultimi la causa principale della bassa crescita economica. Ora per i cosiddetti “falchi del debito pubblico” rimangono solo due strade: o ritrattare tutto quanto permettendo al governo di attuare le necessarie manovre anticicliche di aumento dei deficit pubblici per far ripartire la crescita (cosa molto improbabile), oppure finanziare un altro gruppo di noti economisti per manipolare altri dati e confermare la loro tesi insensata.
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