In esclusiva per l'Italia doppio appuntamento con “THE BRUSSELS BUSINESS” a Roma e Milano (14 e 15 novembre)

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Il 14 novembre a Roma e il 15 novembre a Milano verrà proiettato il documentario “The Brussels Business”, un’inchiesta che mette in luce la matrice lobbistica dell’Unione Europea e le logiche di profitto che la governano. Ad entrambi gli incontri parteciperà il regista Matthieu Lieatert, che spiegherà chi regola de facto le politiche dell’Unione.

“La gente non capisce cosa sia l’Ue, come sia governata, chi la amministra, ma sanno che non li hanno eletti loro. Vedono che le cose vanno male, ma non sanno chi incolpare…perché non li conoscono!”, con queste lapidarie parole inizia The Brusseles Business, un documentario di inchiesta che racconta il funzionamento dell’Unione Europea e le strette interrelazioni tra questa e le principali lobbies del vecchio continente. Prodotto da Friedrich Moser e Matthieu Lietaert, il documentario studia la nascita e la progressiva crescita dell’Unione Europea sotto il punto di vista tanto ignorato quanto cruciale del corporativismo tra big business and big government, che è arrivato ad estromettere completamente – dicono gli autori – i normali processi decisionali democratici su cui si sarebbe dovuta costruire l’Europa unita. Il manifesto per un’Europa unita e libera, meglio noto come manifesto di Ventotene, è stato svuotato di tutti i suoi significati sociali in nome del profitto delle grandi industrie. Il documentario riporta i nomi e i cognomi dei dirigenti di multinazionali e grandi imprese europee che dagli anni ’80 hanno iniziato a fare pressioni sulla Commissione Europea affinché si facesse promotrice del mercato unico e libero. “Gli imprenditori dei diversi paesi europei, pur venendo da sostrati molto diversi, erano esattamente identici davanti a problemi come la burocrazia, gli argini commerciali, i dazi e tutto ciò che faceva attrito con la circolazione dei capitali”, per questo motivo essi hanno iniziato ad agire per l’ottenimento della neutralità dello Stato nell’economia, della deregolamentazione, della moneta unica, di un mercato del lavoro più flessibile e per tasse più basse.

Si tratta di liberismo puro? Decisamente no. Le tesi liberiste sono meramente prodromiche all’ottenimento di benefici sempre crescenti per pochi potenti. “Vogliamo un’Europa iper-centralizzata, iper-regolamentata ed iper-armonizzata”, spiega un lobbista intervistato nel documentario.

Il fuoco delle telecamere si concentra principalmente sul ruolo delle lobbies e sul lavoro dei think thank. Lietaert infatti ha lavorato egli stesso come lobbista a Brussels, intrattenendo rapporti molto stretti con gli organi ufficiali. Ovviamente il fenomeno, spiega il regista, non è solamente europeo. A Washington DC hanno sede migliaia di lobbies che influenzano la Casa Bianca, ma se negli Usa dopo la crisi del 2007 sono state promulgate normative che hanno costretto questi gruppi di interessi ad uscire allo scoperto, in Europa tutto quello che si è riusciti ad ottenere è stata la creazione di un albo delle lobbies a registrazione volontaria. Praticamente nulla.

Il problema non sono tanto le lobbies in sé, si dice nel film, ma il fatto che queste agiscano in modo del tutto arbitrario e senza alcun tipo di rappresentanza conferitogli da quei cittadini che subiscono gli effetti reali del loro lavoro. Hoedeman, un attivista della Corporate Europe Observatory intervistato nel documentario, arguisce che tutti siamo soliti pensare che le leggi provengano dalle istituzioni, ma in realtà almeno l’80% di esse è il calco esatto dei programmi che i grandi gruppi di potere impongono all’Ue, che non può esimersi dall’applicarli. Perché? Per il fatto che questi gruppi rappresentano da soli il 60% del Pil europeo e se non accontentati potrebbero potenzialmente far cadere in rovina l’Europa portando i loro capitali verso lidi più confacenti alle loro logiche di profitto.

A differenza di quanto si potrebbe presupporre i lobbisti non operano infatti in maniera segreta, almeno non nei modi da film di spionaggio con 007 e furti di notte, ma anzi agiscono come un vero e proprio movimento di opinione privato che supplisce alla carenza di dibattito pubblico: i think thank servono proprio a questo. Strano vero? Eppure fate un giro su www.ert.eu, il sito della lobby più potente d’Europa, e non faticherete ad ottenere tutte le informazioni che desiderate sul loro conto. Ciò nonostante, se vorrete assistere alla proiezione del documentario, scoprirete anche che la European Round Table of Industrialists (ERT) è il fulcro delle circa 2500 lobbies che lavorano a Brussels gomito a gomito con le istituzione europee e che una consistente porzione delle politiche economiche dell’Ue porta de facto la sua firma.

Svincolare il capitale dai governi, creazione di un mercato unico, concorrenza intercontinentale, deregolamentazione e profitto. Sono queste le parole d’ordine che avrebbero animato il lavoro dell’Unione Europea dagli anni ’80-’90 sino ad oggi. “Se solitamente nella democrazia una persona corrisponde ad un voto, con l’Europa delle lobbies il binomio è diventato 1 euro – 1 voto”.

 

Quando: 14 e 15 novembre 2013.

Dove: Roma (Libreria Rinascita, Viale Agosta 36) ultima tappa del seminario "L'Economia Oltre i Media" , Milano (Teatro della Parrocchia SS.Nazaro e Celso della Barona. Via Zumbini 19).

Organizzatori: Economia Per i Cittadini, Oltremedia, Bottega Partigiana, Associazione Riconquistare la Sovranità e Partito Umanista.

E' gradita la sottoscrizione di 5 euro per il finanziamento del progetto.

 

link correlati:

Sito ufficiale di "The Brussels Business":

http://www.thebrusselsbusiness.eu/

Pagina dell'evento dal sito di Economia Per I Cittadini:

http://economiapericittadini.it/eventi/eventi-in-programma/dettaglievento/20/-/the-brussels-business

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Una risposta

  1. Truman ha detto:

    Un ottimo documentario che merita ampia circolazione. L'ho visto ieri a Roma e sono rimasto colpito dal clima cupo del film, che illustra l'incubo europeo dalle prime fasi degli anni 80 fino a tempi recenti, tramite l'operato delle lobby. Tecnicamente è in bianco e nero, con voci in lingua originale e sottotitoli in italiano, ed illustra l'operato delle lobby di Bruxelles sia dal punto di vista delle ong che dal punto di vista delle stesse lobby. Pur con questo apparente equilibrio, il risultato è da film dell'orrore.

     

    Abbondante ed attenta la partecipazione alla proiezione, con ampio dibattito finale.

    Di esso vorrei giusto notare alcuni aspetti.

    1) Più di uno vedeva l'operato delle lobby come una cancellazione della democrazia. Personalmente non mi ritrovo con questa visione, che credo discenda da un modo europeo di vedere la democrazia come una specie di "dittatura della maggioranza": più partiti si presentano alle elezioni ed il vincitore governa nel nome di tutti realizzando il programma di una parte. In realtà la democrazia è invece molto spesso mediazione tra interessi contrastanti, quindi tolleranza (lo faceva notare Amartya Sen in "la democrazia degli altri"). Insomma esiste un modello di democrazia partecipativa di cui fanno parte sindacati, organizzazioni territoriali, ong, associazioni varie; in questo modello delle lobby regolamentate ci potevano anche stare (del resto Confindustria in Italia svolge un compito presumibilmente utile).

    2) Qui vorrei tornare al film, che segue il progetto europeo per un paio di decenni e mostra come all'inizio le lobby fossero fatte da industriali, mentre adesso sono soprattuttto banche. La mia sensazione è che il disastroso successo delle lobby di industriali, che anteponevano il profitto ad ogni cosa, abbia alla lunga ucciso molte delle aziende che lo sostenevano, passando il potere alla finanza, che riesce ancora a trarre profitti da questa situazione.

    3) Insomma non solo per i popoli il sogno europeo si è rivelato un incubo, ma per le stesse industrie che l'avevano spinto.

    4) E allora credo che senza legge non possa avere democrazia e non è tollerabile un potere che dall'esterno del sistema politico pretende di scriversi le leggi.

    5) Una nota finale su fatto che ad alcuni sembrava strano che le lobby fossero ben visibili su internet, con i loro siti internet ed i loro programmi. Ho fatto notare che non è per niente strano che un potere che lavora nell'ombra ad un certo punto si renda conto che è meglio essere visibile. Quando il potere prende volto esso è ancora più forte.

    Una scelta di questo tipo fecero le organizzazioni criminali del sud Italia anni fa: mandarono i figli a studiare a Londra, costituirono una Spa, la quotarono alla Borsa e si riciclarono come imprenditori. Tutte le attività precedenti restavano, ma c'era una faccia pulita da mostrare e una ditta in cui si poteva riciclare i proventi di attività illecite. Basta farci caso leggendo i giornali: quando arrestano un mafioso esso di mestiere è "un imprenditore".

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