DALLA DIMENSIONE INDIVIDUALE A QUELLA COLLETTIVA: UN PASSAGGIO OBBLIGATO PER GLI ITALIANI.
di Gianluigi Leone ARS Lazio
Giorni fa parlando con una persona della necessità, anzi dell'imperativo morale per un cittadino di abbracciare la militanza, mi sono sentito dire "ma io sono già attivo individualmente: il mio lavoro mi porta ad affrontare il tema della politica ogni giorno". Bene, ho posto allora la domanda: "qual è la differenza tra un cittadino che si muove autonomamente e una rete di cittadini che condividono obiettivi e programmi d'azione?". La differenza evidentemente risiede nella maggior probabilità di successo da assegnare al secondo caso. Ma non solo. La differenza, più profonda, sta nella maniera di concepire l'ossatura stessa della democrazia, che nel caso dell'individuo accentratore è schiacciata sulla pretesa che il mondo debba corrispondere necessariamente ad una propria personale rappresentazione, nel caso della rete di cittadini, invece, è più aperta al concetto di partecipazione e alla ricerca di una linea comune.
A mio avviso, bisogna riflettere profondamente su un sistema – il nostro – che ha puntato tutto o quasi sulla costruzione dell'individuo. Occorre superare l’opinionismo sterile, riabituarsi a pensare e a muoversi anche come popolo, per la comune difesa della patria. Se non riusciamo più ad opporci all'inarrestabile smantellamento dei diritti sociali in atto e alla contestuale privazione degli strumenti di difesa costituzionali, qualcosa evidentemente non ha funzionato. Come mai restiamo inerti?
Perché limitarsi all'impegno individuale, che si traduce nella formula limitata e limitante: docente che trasmette – discente che riceve? Perché escludere l'azione concertata di un soggetto collettivo, magari adducendo a pretesto inutili contrapposizioni di natura personalistica o distinguo di natura ideologica, quando gli obiettivi sono condivisibili? Quando e perché abbiamo smesso di sentirci comunità e di considerare il vicino non solo come fratello con cui condividere un progetto di rinascita, ma anche come semplice interlocutore?
Siamo un popolo di "professori" narcisisti, che stentano ad associarsi, a resistere, a combattere. Siamo schiacciati da una forma di sudditanza anche psicologica ottenuta sotto diversi profili. Sotto il profilo della disinformazione propagandistica mediatica. Sotto il profilo dell'autodenigrazione, che sfocia nell'accettazione passiva di ogni attacco, e quindi nella volontà di subire "giuste punizioni" (induzione al disfattismo). Sotto il profilo egemonico-culturale statunitense. Sotto il profilo di incrostazioni ideologiche, ormai inerti, appartenenti a vecchi fronti smantellati. Perfino sotto il profilo semantico, avendo perso anche il dominio del linguaggio, laddove si trasformano, traslano, piegano i significati originari di termini da neutralizzare. Termini che ora generano sospetti e imbarazzi. Valga un esempio per tutti: il termine "patria", alto e nobile per i nostri costituenti, è quasi entrato in disuso per via di suggestioni irrazionali.
I continui attacchi al popolo italiano, portati avanti dentro e fuori i confini da gruppi interessati o da una massa addomesticata, insieme alla graduale e sistematica spoliazione di sovranità, ci hanno portato alla completa sottomissione ad un potere mai conosciuto finora. Questo potere mira all'estinzione degli Stati, delle identità e delle culture anche grazie all'affermazione di una forma di individualismo atomistico, nutrito di consumismo, di edonismo, di sfiducia verso la politica in quanto tale (si critica la politica tout court, a prescindere dalle posizioni).
Ecco dunque i motivi del nostro appello a tutti gli italiani: ASSOCIATEVI!
Si parte dalle analisi e dalle proposte – nostra linea comune o largamente condivisa – per organizzare una comunità di intenti. Si discute, ci si confronta, si accresce la propria consapevolezza. Si fornisce un programma di azione per la militanza, e si arriva passo passo alla costituzione di un partito in grado di offrire risposte alla totalità delle questioni più importanti per il paese.
Senza un soggetto collettivo in grado di informare, ascoltare e guidare il popolo, la democrazia resta zoppa. Ciò che di democratico rimane è solo l'aspetto rituale, formale e svuotato di significato della scelta alle urne. Una scelta ormai solo apparente.
Se finora ci avete letto, avete condiviso le nostre analisi e le nostre proposte, potete aderire, contattando il gruppo già attivo nella vostra regione, nella vostra città o nel vostro quartiere.
Abbiamo il dovere di non restare più indietro.