La CADUTA. I COLOSSI con le GAMBE d’argilla

di Roberto Nardella (ARS Puglia).Brics leaders in Durban

E’ da quasi due anni che sostengo che a causa della violentissima deflazione auto-imposta dalla UE ai 150 milioni di cittadini che compongono la periferia di eurolandia, i cosiddetti PIIGS, avrebbe innescato un meccanismo deflattivo al resto della UE e che poi la stessa infernale dinamica si sarebbe trasmessa anche agli emergenti, in primis Cina ed India.

 

I Paesi avanzati contano 1,060 miliardi di abitanti contro i 7,1 dell’intero pianeta.

Nel 2011 il PIL complessivo dei paesi avanzati è stato pari al 62% dell’intero PIL mondiale.

Sappiamo che grazie alla globalizzazione la stragrande maggioranza della produzione mondiale avviene nei paesi emergenti che hanno fatto dell’export il loro UNICO modello di sviluppo, Cina in particolare.

 

Immaginate cosa accadrebbe se solo la metà di quel miliardo e passa di persone che abitano i paesi avanzati riducono DRASTICAMENTE i loro consumi?

Ridurre i consumi nei paesi avanzati solo di un 10% porterebbe catastrofi inimmaginabili negli emergenti e ancor di più nei paesi in via di sviluppo. Ed è appunto quanto sta accadendo.

 

I tumulti in Egitto, Turchia, Brasile ecc. non sono che l’aperitivo di quanto accadrà.

 

Chi pensa agli emergenti come ai nuovi paesi ricchi che assorbiranno l’immensa produzione mondiale non è mai stato in uno di essi e non tiene conto delle IMMENSE sacche di povertà estrema in cui versa ancora tutt'oggi la maggior parte dei quasi 4 miliardi di abitanti che popolano detti paesi.

Solo in Brasile, che degli emergenti è uno dei paesi meglio messi, vivono in 60 milioni nelle favelas (circa il 30%).

In India, 850 milioni di persone hanno problemi di sopravvivenza (oltre il 65%).

In Cina, nonostante i 30 anni di crescita FORSENNATA, sono ben lontani dagli standard minimi occidentali poiché i governi hanno fatto poco e male per il benessere della popolazione.

 

Chi comanda ha voluto che questi popoli divenissero consumatori dei prodotti delle multinazionali alle quali sono asserviti e non cittadini con diritti umani, alla salute, allo studio ecc.

 

Sono mesi che vediamo dati negativi; oramai, ogni trimestre assistiamo a revisioni al ribasso sulle stime di crescita del gigante cinese e dei paesi emergenti in generale.

 

I pessimi dati di venerdì 11-10-2013 relativi all’India…

14:00 INR Produzione Industriale India (Annuale) 0,6% 2,0% 2,6%

14:00 INR Produzione Manifatturiera Indiana (Mensile) -0,10% 3,00%

 

…e quelli ancor peggiori di sabato 12 ottobre 2013 relativi alla Cina…

**04:00 CNY Bilancia commerciale Cina 15,20B 27,70B 28,61B** (questo dato è inferiore del 45% rispetto alle attese)

***04:00 CNY Export Cinese (Annuale) -0,3% 6,0% 7,2% *** (vedete di QUANTO si discosta il dato uscito (-0.3%) rispetto alle previsioni (+6.0%))

04:00 CNY Importazioni cinesi (Annuale) 7,4% 7,0% 7,0%

…questi dati NON lasciano dubbi e ben ci spiegano circa quello che da 2 anni cerco di comunicare.

 

In situazioni simili, dove i capitali NON hanno più garanzie di BUONA e non troppo rischiosa remunerazione, gli investimenti crollano, le fabbriche si ridimensionano o chiudono con conseguenti licenziamenti di massa.

Il credito si contrae e si trasforma in quello che diventa un vero e proprio “credit crounch”.

I capitali detenuti in valuta locale vengono convertiti in valute forti e parcheggiati in attesa di tempi migliori: una GIGANTESCA trappola della liquidità planetaria si sta formando sotto i nostri occhi, senza che chi governa ne abbia preso atto.

 

Quando c’è un massiccio esodo di capitali si ha il crollo delle valute locali con grosse perdite sui titoli di debito, statali e non, denominati in dollari.

Stiamo già vedendo forti tensioni sulla Rupia indiana ed indonesiana, sul Real brasiliano, sul Rand sudafricano, sul Rublo russo e su TUTTE le valute degli emergenti, sudamericane comprese.

Tutte le banche centrali di ogni singolo paese intervengono comperando valuta nazionale con le RISERVE in valuta pregiata ottenuta dall’export e dal turismo, allo scopo di non far sprofondare la propria moneta.

 

Abbiamo anche visto, e vedremo sempre più, da parte degli emergenti, un diffuso aumento dei TASSI d’interesse allo scopo di attrarre investitori esteri ma anche per cercare di mettere un freno all’indebitamento privato che va ad incidere profondamente sulle bilance commerciali.

 

Per i motivi sopra elencati, gli emergenti, non possono operare una svalutazione della moneta poiché andrebbe ad incidere PESANTEMENTE sui debiti ESTERI denominati in dollari, rendendo vano l’aumento dell’export che ne deriverebbe.
Ma questo fenomeno accade ugualmente poiché l’offerta di moneta nazionale supera abbondantemente la richiesta con il conseguente deterioramento del valore: l’abbiamo visto in India la scorsa settimana.

 

Contrariamente a quanto ci dicono draghi & co, l’euro si è apprezzato soprattutto per questo motivo: capitali che arrivano a parcheggio da ogni dove, ben sapendo che la BCE GARANTISCE un’inflazione sotto al 2% e che quest’anno, grazie alla deflazione, tale cifra sarà prossima all’1%.

Parcheggiano sotto forma di euro immani fortune, in attesa di tempi migliori, magari aspettando il tapering che gli USA prima o poi dovranno fare.

 

Intanto la DEFLAZIONE ha preso il sopravvento.

 

Se non si deciderà a livello GLOBALE di instaurare un sostanziale PAREGGIO tra le BILANCE COMMERCIALI a livello planetario non si potrà MAI uscire da questa situazione.

 

Il caso della Germania che grazie al vincolo fisso della moneta unica e alla MODERAZIONE salariale (riforma del lavoro Hartz IV, 2003) ha ottenuto un mostruoso SURPLUS commerciale (più di 1000 miliardi in 10 anni) ai DANNI dell’Europa intera è EMBLEMATICO.

 

Da sempre, le crisi che portano anche ad epiloghi inenarrabili cominciano così: un FORTE INDEBITAMENTO verso l’estero.

 

La “cassandra” Keynes, già nel 1920, avvertì TUTTI circa l’impossibilità di ripagare i danni di guerra da parte della Germania ma, come BEN sappiamo, rimase inascoltato. Alcuni anni dopo Hitler prese il potere.

 

Roberto Nardella, ARS Puglia.

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