Il danno dei sacrifici e la beffa dei ringraziamenti
Prendiamo al volo le parole di Monti a Bari, alla Fiera del Levante: Abbiamo evitato il tracollo dell’Italia e dell’Europa. Possiamo essere d’accordo, bene. Ma è su quel plurale, che sotto intende un noi abbiamo evitato ecc. ecc. Quel pronome plurale, prima persona, a chi si riferisce? Monti naturalmente e con lui Napolitano, pensano necessariamente e noi tutti. Ma naturalmente non è così.
Quel noi si riferisce a noi lavoratori, noi cittadini pensionati, noi disoccupati, soprattutto giovani e giovanissimi, noi precari, noi extra comunitari super sfruttati. Ecco il noi cui bisognerebbe riferirsi. Non certo alle banche, alle grandi concentrazioni finanziarie, alle aziende che possono chiudere ed andarsene all’estero, ai politici in blocco – lasciamo perdere i pochi distinguo -, ai sindacati – tranne lodevoli eccezioni, al governo Monti con tutti i suoi ministri, ai vari livelli di governo politico e finanziario europei.
Come sempre , una crisi gravissima e fasica del capitalismo la stanno risolvendo i primi, la stanno recitando i secondi, una recita a volte ben impostata, tanto che molti in Italia ed all’estero ci credono. Credono che questo noi sia veramente riferito a tutti noi.
Prima di dichiarare fallimento il capitalismo, intendo tale termine in senso lato, le tenta tutte. Rammodernando vecchie tattiche di sfruttamento e spoliazione, cerca di ripartire come sempre fa da circa ottocento anni. Nel XV° secolo vengono fondate le prime banche che hanno un ampio impatto sulla società, mentre i primissimi banchi di prestito di denaro sono attivi già dal XIII° secolo. Il capitalismo delle altre forme segue con tappe sempre più moderne e al passo con i tempi. Ultimo il fantasma del capitalismo finanziario con carta che rimanda ad altra carta – azioni , fondi, e azzardi in borsa, scommesse su quanto accadrà. E lasciamo perdere l’elenco.
I noi del primo elenco hanno sempre pagato i profitti del secondo elenco. Anche ora. Bisognerebbe cercare di avere chiaro, e che tutti lo avessero, questo iato, questo scambio: a noi – il secondo elenco – i soldi dei guadagni capitalistici, diversamente intesi – mentre a voi – il primo elenco – le sofferenze fisiche e psichiche che devono ripianare gli squilibri che nascono dall’avidità capitalistica.
Potremmo almeno sempre dire che è così? Potremmo almeno avere chiaro che lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, nelle sue diverse forme – anche cartacee e computeristiche – è ancora e sempre, anche ora, così? Servirebbe per non avere oltre al danno, la beffa. Il danno dei sacrifici e la beffa dei ringraziamenti. I sacrifici li fa chi li fa ed i ringraziamenti vengono da parte di chi ce li ha fatti, ce li fa fare, ce li impone. Non sono la stessa cosa il danno e la beffa. Fermiamoci: almeno avere chiara tale distinzione. Basta!
Di Tiziano Tussi
Fonte: Resistenze.org