Fiorenzo Fraioli: "Vi racconto l'assemblea regionale di ARS Lazio-Umbria del 21 settembre 2013"
Da ecodellarete.net:
"Questo non è il resoconto ufficiale, del quale è stato incaricato un altro socio di ARS. Questo è solo il mio racconto personale di una giornata di militanza sovranista.
L'incontro si è svolto al teatro Tordinona, a Roma. Arrivo alle 14,30 in compagnia di Osvaldo e Gianluigi Leone. Osvaldo è un collega di scuola all'IPSIA di Frosinone, Gianluigi, suo figlio, un giovane architetto.
Non ero nella migliore delle condizioni, anzi, diciamo pure che ero (e purtroppo sono ancora) particolarmente affranto e depresso per la morte della mia cara madre avvenuta una settimana fa. Per questa ragione avevo informato Stefano D'Andrea, il fondatore e presidente dell'ARS, del fatto che il mio contributo sarebbe stato minimo, e che mi sarei limitato a svolgere la funzione di moderatore. Così è stato.
L'essermi calato in un ruolo che non prevedeva alcun impegno mi ha consentito di partecipare all'evento con un'attitudine che da qualche tempo, da quando cioè ho iniziato a partecipare attivamente agli incontri politici, avevo messo da parte: quella dell'osservatore neutrale che ha tutto il tempo e la concentrazione che servono per studiare l'ambiente e i singoli partecipanti. Per una volta sono così tornato ad essere un blogger puro.
Eccoli lì, davanti a me, questi italiani ribelli che sottraggono tempo alle incombenze familiari, agli svaghi, per mobilitarsi e militare per un'idea. Ci sono madri e padri di famiglia, giovani, politici del passato che, dopo un ventennio di emarginazione, tornano in campo, militanti in altre associazioni (nutrito e agguerrito il drappello dei fautori della ME-MMT) e, naturalmente, gli iscritti all'ARS del Lazio e dell'Umbria.
Dopo le prolusioni di Gianluigi e Stefano inizia il dibattito, dal quale emerge subito un equivoco. Alcuni, sia sul palco che nelle discussioni a margine, contestano il fatto che non sia stato spiegato bene cosa sia l'ARS e cosa voglia, ed è una fatica dover chiarire che quella è soprattutto una riunione tra militanti, sebbene aperta anche al pubblico, e non una presentazione tout-court dell'ARS e delle sue finalità. Lo scopo principale, insomma, era quello di permettere ai "già soci" di conoscersi personalmente, con in subordine la possibilità di coinvolgere nel dibattito anche i non associati, a patto che questi avessero già una sufficiente conoscenza dell'associazione, delle sue finalità politiche e dei documenti ufficiali pubblicati. Per una presentazione a un pubblico non a conoscenza di tutto ciò, in effetti, non sarebbe servito convocare i soci di due regioni chiedendo loro di sobbarcarsi un viaggio a Roma. Sarebbero bastati un paio di relatori.
I soci che hanno preso la parola hanno spiegato le ragioni della loro adesione, dalle quali è emerso un denominatore comune: la non accettazione del sostanziale commissariamento dell'Italia da parte delle cosiddette istituzioni europee, unito a un forte sentimento di ribellione interiore davanti a questo dato di fatto. Ecco, la ribellione è il sentimento che ho sentito vibrare nelle parole di tutti i presenti. Un sentimento di ribellione che si esprimeva non attraverso la retorica di frasi roboanti, ma contenuto e convogliato nella fermissima determinazione di darle una forma organizzata di azione politica. Per usare le parole di Stefano D'Andrea "è necessario che nascano nuovi partiti", e l'ARS aspira ad essere una frazione del fronte sovranista che sta nascendo in Italia. Questo perché l'ARS crede fermamente nel fatto che, nelle condizioni date, il centro dello scontro politico sia la polarizzazione sovranismo-globalismo. Una polarizzazione che, per essere spiegata e comunicata, impone l'abbandono, o almeno l'uso accortissimo, di parole il cui significato è stato ridotto, negli anni che vanno dalla caduta del muro di Berlino ad oggi, ad un'informe marmellata semantica. Liberarsi dunque dall'uso rituale di parole (destra-sinistra-centro) il cui significato è stato deformato, e, nel caso della parola "sinistra", addirittura posta al servizio degli interessi contro cui essa, un tempo, era usata come un efficace limes. Parole che oggi generano confusione e incomprensione, impedendo a coloro che hanno interessi di classe comuni di riconoscersi. Occorre liberarsi dalla dittatura delle parole usate come etichette, per tornare ai concetti. Non è un'operazione semplice, per cui le resistenze e le diffidenze nei confronti di un simile approccio sono all'ordine del giorno. Per questo occorre pazienza, disponibilità al dialogo, attenzione al contesto culturale degli interlocutori.
L'ARS si dichiara socialista e statalista, oltre che sovranista. Altri potranno dirsi comunisti e statalisti, oltre che sovranisti. Ma ci saranno, attenzione! anche quelli che diranno di essere sì sovranisti, ma non socialisti, né statalisti, e forse addirittura liberisti. Questo potrà far riemergere la necessità di usare ancora quelle parole (destra-sinistra) che, oggi, cerchiamo di evitare. Un problema evocato dal presidente D'Andrea allorché, nella sua prolusione, ha ricordato che dobbiamo misurarci con una duplice realtà, quella della lotta di classe e quella della lotta tra gli Stati: la politica e la geopolitica. L'ARS si muove in questa difficile strettoia, attenta a non trasformare il concetto di sovranità in una nuova marmellata semantica, con la consapevolezza di dovere, nel tempo e faticosamente, ridefinire e imporre un uso corretto dei termini che, storicamente, hanno definito la polarizzazione centrata sul conflitto capitale-lavoro. Che oggi, più precisamente, bisognerebbe chiamare conflitto rendita-lavoro.
Il sovranismo è, in questa fase, necessariamente in conflitto con la rendita. Sempre in questa fase, il pericolo più immediato e maggiore proviene dalla nascita, studiata a tavolino, di movimenti sedicenti sovranisti, creati allo scopo di gettare fango e creare confusione. In una fase successiva, alla quale speriamo tutti di giungere presto, quando la sovranità nazionale sarà stata integralmente recuperata, la polarizzazione principale tornerà necessariamente ad essere quella del conflitto rendita-lavoro (nel migliore dei casi tra capitale e lavoro). Ma quel giorno non è dietro l'angolo. Arriverà, se sapremo vincere la battaglia per la sovranità nazionale, e dovremo confrontarci con esso. Ma questo sarà, io credo, compito di quelli che verranno dopo.
Nei colloqui che ho avuto con alcuni dei partecipanti all'incontro ho potuto cogliere la chiara percezione delle difficoltà testé descritte, insieme alla volontà di opporre resistenza alla tentazione di suscitare inutili e dannose polemiche fondate sui limiti del linguaggio politico. Il militante dell'ARS dovrà impegnarsi nell'uso equilibrato e consapevole del linguaggio, cercando di cogliere la sostanza degli interessi reali in gioco ed evitando, in tutti i modi, di lasciarsi trascinare in polemiche la cui unica ragion d'essere è fondata sui pregiudizi semantici e una pernicciosa tifoseria."
Fiorenzo Fraioli (ARS Lazio)