Verbale riunione del Comitato Direttivo dell’ARS dell'11 marzo 2014

Associazione Riconquistare la Sovranità

Verbale riunione del Comitato Direttivo dell’11.03.2014

Alle ore 21:00 dell’11.3.2014 in seguito a convocazione effettuata a mezzo posta elettronica, si è riunito il Comitato Direttivo dell’ARS.

La riunione si è svolta in video conferenza tramite web conference “GoToMeeting” e sono intervenuti 13 membri su 16, come da foglio di presenze allegato, nonché Mattia Corsini, Giorgia Seren Rosso e Maria Cozzupoli del gruppo piemontese.

Il Presidente, previo controllo della regolarità delle convocazioni, dichiara il Comitato Direttivo validamente costituito e invita a discutere e a deliberare sul seguente ordine del giorno:

1) esame del documento proposto dai soci piemontesi in data 3.2.2014.

Dopo ampia discussione il Comitato Direttivo

DELIBERA

con riferimento al punto posto all’ordine del giorno, l’approvazione a maggioranza (contrario solo Piero Valerio) del documento di replica riprodotto di seguito nel dettaglio dei ventisei punti affrontati. Per comodità di lettura il testo dei soci piemontesi viene trascritto in carattere corsivo e virgolettato, mentre le osservazioni del CD sono riportate in tondo.

1)Molteplici pareri sia di soci ARS che di osservatori esterni competenti hanno riscontrato un problema e delle concrete possibilità di fraintendimento nella comunicazione dell’Associazione, per quanto concerne sia gli articoli e il materiale che compaiono su ‘Appello al Popolo’ sia per quanto riguarda riconquistarelasovranità.it, sia per quanto riguarda la pagina facebook generale e quelle dei gruppi operativi regionali (che sono comunque pubblici).”

L’ARS non deve modificare il proprio modo di essere o di agire in base a suggerimenti di osservatori esterni. Gli iscritti sono 250, quindi in numero sufficiente per esprimere tutte le idee possibili. Soprattutto, non è detto che gli esterni abbiano letto e letto a fondo i nostri documenti costitutivi, che abbiano letto e riletto “il progetto”, che abbiano ascoltato ciò che ci siamo detti nelle assemblee, che conoscano bene la strategia, i tempi, gli obiettivi, anche di fase dell’ARS; anzi, in linea di principio il soggetto esterno non si trova nella condizione di suggerire e vi è il grande rischio che suggerisca per modellare l’ARS sulla base delle premesse dalle quali egli muove e non delle premesse dell’ARS. Solo i soci – anzi, a rigore i soci che hanno letto a fondo e con attenzione tutti i documenti costitutivi, militato, partecipato alle assemblee, alle riunioni telematiche e inspirato lo spirito dell’ARS – sanno bene tutto ciò che è necessario per poter riflettere sui possibili miglioramenti finalizzati alla realizzazione del progetto dell’ARS nei limiti posti dall’atto costitutivo compreso il documento di analisi e proposte. Non è opportuno che in futuro i soci sottopongano al Comitato Direttivo documenti dichiaratamente formulati recependo suggerimenti di non soci. Se un socio fa suo un suggerimento di un non socio e lo vuole sottoporre al Comitato Direttivo lo presenta come suo. E’ il suo parere che viene discusso, non quello suo e di un estraneo. In futuro non saranno prese in considerazione richieste provenienti dai soci, le quali alleghino il sostegno a quelle pretese da parte di non soci, per quanto autorevoli o numerosi essi siano.

2)Tra le obiezioni che sono state mosse: articoli dei soci in numero eccessivo…”

Da una parte la contestazione non trova riscontro nella realtà (si veda il sito “Riconquistare la Sovranità”), dall’altra non è motivata e non motivabile ragionevolmente. Infatti, il sito “Appello al popolo” cerca di pubblicare un articolo al giorno, anche se ancora non abbiamo raggiunto l’obiettivo. Di regola, la frequentazione di un sito è maggiore se il sito “si muove” giornalmente. Posto il vantaggio di pubblicare un articolo al giorno – le statistiche ci dicono che a novembre le visite sono state superiori rispetto ad ottobre, a dicembre rispetto a novembre e a gennaio rispetto a dicembre; solo a febbraio abbiamo avuto una leggera flessione, che sconta anche il fatto che il mese ha 28 giorni -, non si vede lo svantaggio che starebbe a fondamento dell’osservazione critica, svantaggio comunque non esplicitato nel documento e che comunque dovrebbe essere superiore al vantaggio (confermato dalle statistiche) di avere un maggior numero di visite. Si può ipotizzare che gli autori del documento desiderino che ogni socio abbia la possibilità di leggere tutti gli articoli pubblicati. Ma tale preteso svantaggio, che comunque ci appare meno rilevante del vantaggio segnalato, ci sembra in realtà astratto e insussistente. Non tutti gli iscritti al PCI, al PSI o alla DC leggevano tutti i giorni “L’Unità”, l’”Avanti” o “Il Popolo” e non tutti gli iscritti al M5S leggono quotidianamente il blog di Beppe Grillo. Il sito “Riconquistare la sovranità” non pubblica articoli in numero eccessivo. Sotto questo profilo, quindi, la critica è infondata in fatto. Il sito ha da sempre la funzione di farci conoscere. L’importante è che chi ci scopre vada a leggere le analisi, le proposte, la rubrica “Contatti”, “Chi siamo” e gli altri documenti ufficiali. Le pagine facebook attirano “mi piace” e quindi “nuovi amici” e potenziali lettori se si pubblicano molti articoli. Anche in questo caso non è chiaro per quale ragione, non esplicitata nel documento, tutti i soci o simpatizzanti dovrebbero leggere tutti gli articoli. I frequentatori apprezzano singoli autori, sicché c’è chi legge D’Andrea, chi Barra Caracciolo, chi gli articoli di “Voci dall’estero”, chi Roberto Nardella, chi guarda i video di Fusaro, chi i post sugli eventi dell’associazione e così via.

3)Articoli dei soci… di contenuto troppo complesso ed elitario.”

Interpretiamo la frase nel senso che non dovrebbero essere pubblicati articoli di contenuto troppo complesso ed elitario. Il problema di aggiungere un altro livello di comunicazione a quello utilizzato fino ad ora sarà affrontato in seguito. Il livello di comunicazione complesso, indiscutibilmente comprensibile soltanto ad un numero (più o meno) limitato di visitatori, va mantenuto. Abbiamo più volte detto, scritto e ribadito che per ramificarci nelle città e cittadine dove non siamo presenti abbiamo bisogno di essere contattati da quelli che abbiamo chiamato “capitani”, precisando che i capitani non sono accademici né necessariamente laureati: tra i soci ci sono tre o quattro operai che sicuramente sono capitani. Per “capitani” intendiamo persone che sappiano leggere, interpretare e studiare un testo complesso e che sappiano poi spiegarlo, eventualmente semplificandone il contenuto, ad amici e conoscenti. Questa esigenza è vitale, perché la costruzione di un gruppo cittadino può avvenire soltanto se l’iniziativa parte da qualcuno che “ha capito, sa capire e sa spiegare”. Naturalmente questa dote non basta, perché è necessario che il nuovo socio sia dotato di spirito di iniziativa e comunque si dia da fare contattando amici e conoscenti per cercare di formare il gruppetto (altrimenti il radicamento non parte e sarà necessario attendere un secondo nuovo socio). D’altra parte, l’esigenza di un’informazione approfondita e di una riflessione profonda non può nemmeno essere messa in discussione, perché soddisfa la necessità di crescita culturale e maturazione politica di tutti i soci. Perciò il problema è di aggiungere un nuovo livello di comunicazione, non quello di semplificare la comunicazione fino ad ora effettuata.

4)Carenza di messaggi brevi e semplici da capire alla portata di tutti.”

Si deve cominciare ad affiancare alla comunicazione complessa un livello di comunicazione più semplice. Tuttavia, prima della diffusione del documento che si esamina (3 febbraio 2014), già in data 29 gennaio 2014 il Comitato Direttivo, come da verbale pubblicato sul sito dell’ARS, aveva deliberato all’unanimità di “affidare ai membri del Comitato Direttivo, in collaborazione con altri soci, l’incarico di elaborare diversi progetti per un sito/blog, da affiancare ai siti di riferimento dell’associazione, destinato a una comunicazione semplificata delle analisi e proposte dell’ARS”.

5)Comunicazione di registro e stile fortemente eterogeneo (si passa dal “occorre dialogo onde aprire un negoziato” al “meritate Norimberga e lavoreremo perché siate condannati puniti e messi al muro!”). Una simile differenza non solo caratterizza anime e mentalità politiche molto diverse all’interno dell’associazione, ma presuppone proprio linee di azione e strategia, possibilità di aprire negoziati e di avere in ultima analisi successo politicamente MOLTO diverse.”

Non crediamo nella maniera più assoluta che la comunicazione dell’ARS, complessivamente considerata, abbia “registro e stile fortemente eterogeneo”.

A) Sulla pagina facebook vengono pubblicati molti articoli tratti da altri siti: “Voci dall’estero”, “Orizzonte quarantotto”, “Goofynomics”, Emiliano Brancaccio e video di Fusaro. Il lettore ha la maturità sufficiente per sapere che qualsiasi espressione utilizzata in questi articoli e in altri simili dev’essere attribuita all’autore e non all’ARS. Sulla pagina facebook viene da tempo pubblicata la rubrica “Un articolo al giorno toglie l’euro di torno”, la quale espone il contenuto di un articolo della Costituzione. Anche sotto questo aspetto la pagina facebook sfugge alla critica che è stata mossa. Essa pubblica, inoltre, post di cronaca politica: dichiarazioni di Fassina, di membri della Commissione europea ecc. Anche in questo caso, trattandosi di post che riportano opinioni e articoli altrui, la critica non coglie nel segno.

B) Infine, sulla pagina facebook vengono pubblicati articoli dei soci, la maggior parte dei quali tratti da “Appello al Popolo” e più raramente da “Riconquistare la Sovranità”. Ebbene, nell’impossibilità di ripercorrere tutte le pubblicazioni di “Appello al Popolo”, osserviamo che nell’ultimo mese e dieci giorni sono stati pubblicati: quattro articoli sulla lista Tsipras; tre articoli sulla diffusione della lingua inglese; tre articoli di politica economica; due articoli dedicati alle ragioni dell’astensione e al concetto di voto utile; il video della relazione di Stefano D’Andrea a Rieti; un articolo dedicato all’ipotesi di un referendum sulla banca d’Italia; un articolo dedicato alla zona di libero scambio USA-UE (TTIP); un articolo dedicato al concetto di sovranità e uno volto a tracciare il confine tra sovranismo e nazionalismo; uno dedicato al classico tema del disfattismo degli italiani; uno relativo alle modalità e ai tempi di formazione dell’auspicato Fronte sovranista; uno sull’anti-parlamentarismo occulto del M5S e uno sui rapporti tra l’ARS e i sovranisti del M5S; un invito ad iscriversi all’ARS; una risposta ironica all’invito del ministro Mauro; un articolo dedicato al funzionamento della democrazia nell’ARS; uno volto ad esporre gli irrilevanti poteri del parlamento europeo; uno studio propedeutico all’assegnato documento sulla riforma degli enti territoriali; un articolo sulla propaganda unionista in Spagna e uno, apparentemente leggero, dedicato ai cani da guerra al tempo delle proteste.

Sul sito “Riconquistare la Sovranità” è stato pubblicato il bellissimo articolo “L’appartenenza” di Roberto Nardella. Dal punto di vista dei contenuti, dunque, c’è perfetta omogeneità e coerenza con l’atto costitutivo, il documento di analisi e proposte e il Progetto. Dunque, nell’associazione, per quanto riguarda i contenuti comunicati, non ci sono “anime politiche e mentalità molto diverse”. Anzi c’è assoluta omogeneità. Tuttavia, è possibile che gli autori del documento si riferiscano alle “forme comunicative” dei contenuti e che intendano esprimere una contestazione su forme colorite o talvolta aggressive (per esempio il titolo dell’articolo dedicato alla previsione della futura anche se non imminente scissione nel PD: “Il PD è morto: che bruci nel fuoco dell’inferno”). Anche sotto questo aspetto osserviamo che se ci si attiene a una considerazione complessiva dei circa 150 articoli pubblicati, ogni mese, sui due siti e sulla pagina facebook (dove mediamente vengono pubblicati 5 post al giorno), le espressioni colorite e aggressive appariranno si e no in 5 o 6 articoli al più in 10 (ma non lo crediamo). Ciò significa che anche nelle forme comunicative l’ARS ha una complessiva, non semplicemente tendenziale ma proprio complessiva (che non vuol dire totale) omogeneità: pertanto l’asserzione di una “comunicazione di registro e stile fortemente eterogeneo” appare assolutamente infondata.

E’ opportuno impegnarci ad eliminare i rari o comunque pochi eccessi nei toni, talvolta molto coloriti e aggressivi? Non ne vediamo la ragione. In primo luogo perché crediamo di essere molto meno coloriti e aggressivi di Bagnai, Barnard, del M5S e della Lega, per recare soltanto quattro esempi di successo (due sotto il profilo della comunicazione e due sotto il profilo politico). E se a loro il ricorso a questa forma di comunicazione è stato utile, non vediamo perché dovremmo bandirlo (instaurando, tra l’altro un costoso sistema di controllo e di richiami). In secondo luogo, perché, se, da un lato, le espressioni colorite e aggressive a molti piacciono e a molti non dispiacciono, dall’altro è anche vero che le persone miti si dividono in due: quelle che sanno valutare complessivamente e che non hanno crisi di rifiuto dinanzi all’una o all’altra espressione ma guardano ai contenuti e alla forma complessiva dei siti e della pagina, e quelle che si irrigidiscono moralisticamente. Non crediamo che queste persone siano utili nella costruzione dell’ARS.

6)Comunicazione e dialoghi troppo pretenziosi, totalizzanti e “giudicanti”. Molto spesso effettivamente eccediamo nell’affibbiare giudizi e valutazioni anche su temi molto importanti, senza un’adeguata cautela e senza un’adeguata verifica di quanto sosteniamo. Esempi sono giudizi negativi ai limiti del collaborazionismo sul sindacato e su certe aree politiche, bollare l’Unione Europea come il Quarto Reich, dare per scontata e attaccare PALESEMENTE la malafede criminale di certi ambienti, etc.

La qualità che molti ci riconoscono è la coerenza, l’assenza di pericolose ambiguità, una posizione netta su priorità e responsabilità. In questo quadro abbiamo sempre ritenuto fondamentale individuare le cause e responsabilità del disastro, che siano in capo a istituzioni, partiti, o personaggi. Sui sindacati ARS non ha mai preso una posizione, anche se giudizi personali possono esser stati espressi dai soci alla luce del fatto che i sindacati, è impossibile negarlo, sono da tempo appendici dei partiti (del Partito Unico), con i quali hanno condiviso e condividono posizioni, esponenti anche di vertice e responsabilità. Non possiamo essere morbidi sulle responsabilità, sulla malafede, o anche sulla semplice ignoranza colpevole o connivenza di certi ambienti e personaggi: queste responsabilità stanno venendo sempre più alla luce, e in maniera drammatica, e ometterle o ignorarle sarebbe una colpa e una strategia suicida. Del resto un’analisi dell’evoluzione sociale, normativa ed economica non può prescindere dal riconoscere il ruolo avuto, oltre che da partiti e dai loro esponenti di spicco, anche dai sindacati nel far digerire le peggiori riforme all’opinione pubblica e ai lavoratori. La sfiducia del mondo del lavoro nei sindacati, specie i più grandi, è un dato di fatto e non dobbiamo essere certo noi a fare da sponda ad una loro irrealistica assoluzione. Per quanto riguarda la critica feroce all’Unione europea, in molti ci riconoscono il merito di non limitarci a puntare il dito contro l’eurosistema ma di demolire tutta la costruzione dei Trattati e l’affermazione dell’euroliberismo nel nostro Paese anche attraverso un approfondimento storico, con pubblicazione di articoli e video apprezzati e ripresi da altri siti. Abbiamo sempre ritenuto importante additare i colpevoli di quello che è stato un tradimento del popolo italiano, peraltro fornendo le prove, spesso vere e proprie confessioni (come riconosciuto da Barra Caracciolo a Frosinone) dei protagonisti. I nostri articoli e i nostri video in proposito sono stati sempre apprezzati: il video “Il tradimento del sogno europeo” è stato un successo ovunque proiettato (è piaciuto molto anche a Rinaldi e Barra Caracciolo nell’incontro a Pescara del 30 dicembre). Abbiamo sempre curato moltissimo il controllo delle fonti e cerchiamo di fare di tutto per non pubblicare notizie o valutazioni non adeguatamente approfondite e prive di riscontri: chi legge un nostro articolo o un articolo che condividiamo sa bene che si trova di fronte a qualcosa di verificato. E’ stato sempre così sin dalla costituzione dell’ARS e non vediamo il motivo per cui dovremmo cambiare. Queste sono le caratteristiche che contraddistinguono la nostra missione e costituiscono la forza dell’ARS, insieme alla competenza delle nostre argomentazioni. Sappiamo quante persone si sono iscritte all’ARS, o comunque ci seguono e ci stimano, perché apprezzano queste qualità, mentre non possiamo sapere quanti ci seguirebbero se adottassimo una linea differente o quanti addirittura si sentirebbero traditi e smetterebbero di apprezzarci. Del resto lo stesso Mattia Corsini e i soci piemontesi ci hanno conosciuto ed apprezzato per quello che siamo e abbiamo mostrato di essere. Abbiamo sempre detto, peraltro, che in questa prima fase sarebbe stato necessario costruire la macchina organizzativa e cercare persone realmente motivate a costruirla con noi, che non si fermino a valutazioni superficiali, che condividano almeno il 70% delle nostre analisi e proposte. Non stiamo facendo marketing, non siamo interessati a piacere a tutti magari snaturandoci. Preferiamo lanciare messaggi forti che, se inizialmente possono forse essere assimilati con difficoltà, ci procurano poi adesioni ponderate e convinte. Non dobbiamo guardare i singoli giudizi negativi e soprattutto non dobbiamo pensare all’immediato, ma al momento in cui raccoglieremo i frutti della nostra linea e della nostra coerenza. Alcuni ci accusano o ci hanno accusato di essere altezzosi, alcuni si stanno ricredendo, riconoscendo la nostra serietà ed il nostro realismo: lo riscontriamo sempre più spesso nei giudizi manifestati personalmente a numerosi soci. Crediamo che queste valutazioni si moltiplicheranno, anche alla luce di ciò che accadrà dopo le elezioni europee e delle posizioni che assumeranno i vari partiti. Per quanto riguarda il parallelismo col Terzo Reich, siamo addirittura molto più moderati di altri e l’unico articolo sul sito dell’ARS che parlava di Norimberga e di analogie col nazismo è stato ripreso dal blog di Mattia Corsini.

7)Una simile comunicazione rischia di alienare in partenza molte possibilità di dialogo e molte simpatie in chi ci ascolta. Banalmente, se sul manifesto di un incontro parlo di “crimine europeo”, un europeista dubbioso non verrà mai. E un’ANPI che ha conferito il noto riconoscimento a Schulz scapperà a gambe levate. In aggiunta alla normale faziosità che già ci tocca affrontare.

Il gruppo piemontese è l’unico che ha rappresentato il problema dei boicottaggi, perlopiù da ambienti di sinistra, che ci accusano di rossobrunismo. Ma la critica di rossobrunismo arriva in maniera indiscriminata a chiunque accosti Costituzione, socialismo e patria (gli esempi sono infiniti). Per quanto riguarda i toni forti contro l’Europa e l’europeismo, altri più di noi (Bagnai, Barra Caracciolo, Fusaro…) parlano di crimini e di dittatura europea o economica ed hanno costruito tutta la loro linea divulgativa sul parallelismo fra Unione europea liberista e nazifascismo. Non ci sembra che a loro siano mancati apprezzamenti, seguito, partecipazioni alle conferenze ed occasioni di dialogo. Ovvio che la nostra posizione radicale, indipendentemente dai toni usati, possa generare diffidenza e paura in chi si sente (giustamente) accusato, probabilmente avendo la coda di paglia e temendo di vedere sbandierate le proprie responsabilità davanti al proprio elettorato. In fin dei conti noi vogliamo fare politica e ci proponiamo come alternativa proprio a quei partiti con i quali, nel documento di Corsini, si propone di dialogare. Pur non rifiutando il confronto, non abbiamo interesse a dialogare con loro, se non nei limiti in cui questo possa portarci una certa visibilità. Peraltro abbiamo avuto esperienze in cui, nonostante i toni della nostra comunicazione, l’occasione di dialogo è stata ben accolta e non siamo stati boicottati. Resta il fatto che noi non parliamo ai partiti, ma parliamo ai loro sostenitori delusi e soprattutto al vastissimo popolo degli astenuti, a cui dobbiamo cercare di arrivare con le nostre forze. Il nostro bacino principale è quello: non dobbiamo convincere gli europeisti, ma dobbiamo arrivare a chi ci sta aspettando, a chi è deluso ed arrabbiato. I riscontri alle nostre pubblicazioni su siti e pagina fb, peraltro, ci dicono che le più seguite sono quelle più radicali, quelle che indicano e dimostrano le responsabilità del disastro. Le persone sono arrabbiate e la rabbia è un sentimento che ha caratterizzato l’affermazione delle vere novità politiche italiane: la Lega ha sfruttato la rabbia e ha individuato un nemico; lo stesso ha fatto il M5S, entrambi con toni tutt’altro che morbidi o concilianti. Pensare di poter emergere con il dialogo, perdipiù con le forze politiche delle quali siamo antagonisti, sarebbe una follia politica, così come lo sarebbe pensare di poter rinunciare al messaggio radicale che per primi abbiamo sostenuto, proprio nel momento in cui quel messaggio inizia ad affermarsi, come del resto avevamo previsto, e ad essere sfruttato nel modo che il documento di Corsini ci propone di abbandonare. Diverso potrebbe essere il discorso per associazioni come l’ANPI, fermo restando che laddove, nell’ANPI, vi siano fanatismi partitici o europeisti ci sarebbe comunque poco da dialogare o da convincere. Sarà purtroppo la Storia che lavorerà per noi: in questo momento possiamo solo dire la verità.

8)Alcune ipotesi di rottura prematura dell’euro si sono già rivelate palesemente false, e questo nuoce alla nostra credibilità di partenza.

Non siamo stati noi a parlare di rottura prematura dell’euro, ma altri economisti. Noi, fin dagli atti costitutivi, ci siamo limitati a focalizzare l’attenzione sull’intera costruzione dell’Unione Europea, riconoscendo umilmente che non avremmo avuto la possibilità di influire a breve sulle sorti dell’euro e ben sapendo di dover lavorare per anni prima di poter esistere. In compenso abbiamo effettuato, come ARS e come singoli, una serie di previsioni che si sono rivelate esatte (si veda articolo “L’obiettivo è tornare alla Lira o il risveglio?”).

9)Inoltre noi siamo gli ultimi arrivati e per definizione dovremmo usare toni più umili anche quando critichiamo soggetti esistenti e radicati o protagonisti dell’attuale scena politico/economica. Il recente caso del socio preso ingiustamente a male parole per aver pubblicato un discutibile articolo di Nino Galloni è solo un esempio. Una maggior cautela su temi delicatissimi sarebbe d’uopo.

Vale quanto già detto sopra.

10)Troppa attenzione sul termine ‘sovranismo’, che di per sé non comporta valori positivi, è distinguibile con gran difficoltà dal termine ‘nazionalismo’ e non dovrebbe pertanto diventare una bandiera. Infatti, è usato ormai ovunque, dai peggiori rossobruni di ‘Stato & Potenza’ ai più sgallettati radical chic de sinistra. A mio parere occorre puntare molto più forte invece su Costituzione e Recupero dello spazio sovrano necessario per poterla implementare, ai fini del recupero di buone relazioni internazionali. Non possiamo mostrare simpatie per l’ambiente leghista/lepeniano, perché questo ci alienerebbe completamente tutta l’area potenzialmente interessata a noi, che si colloca per certo a sinistra. Chi si riconosce in Lega, Forza Italia e cloni e Le Pen è già soddisfatto così e non sarà MAI interessato a noi (né io a loro peraltro). Invece è un dato di fatto che è l’area politica più a sinistra/più socialista ad aver lasciato MOLTI orfani in giro. Il resto è tutto occupato o indesiderabile. Anche la messa al bando del termine “lotta di classe” per me è un errore. Noi stiamo facendo lotta di classe pura e semplice. Solo che la classe che difendiamo è ormai il famoso 99%. Contro la minoranza globalista, liberista e turbocapitalista. Che ha dei nomi che andranno fatti. Il capitalismo fa defatalizzato, va reso concreto. Se é concreto è attaccabile, Fusaro docet”.

E’ utile, se non addirittura indispensabile, adottare un termine semplice e facilmente riconoscibile per definirci: il termine “sovranismo” è stato introdotto nel linguaggio politico dall’ARS, cosa che possiamo dimostrare per tabulas. Dobbiamo eventualmente batterci per rivendicarne la paternità, onde qualificarci come gli unici, o almeno i più autorevoli esegeti, di questo neologismo. Il termine “sovranismo” si pone in antitesi ai contenuti e ai significati reazionari del termine “nazionalismo”, e non dobbiamo cedere al timore che il nemico ne alteri, attraverso la propaganda, il significato. Adottare unicamente il termine “Costituzione” (che per altro già facciamo nostro) da un lato ci espone al rischio di essere confusi con quanti utilizzano tale espressione in modo camaleontico, dall’altro rappresenterebbe un atto di timidezza e di timore nel definire la nostra specifica posizione. Quanto alle presunte simpatie per l’ambiente lepeniano, tale osservazione è in contraddizione con la richiesta di dialogare con forze politiche che, sebbene politically correct, sono in effetti ben più euriste del Front National. Il termine “lotta di classe” non è affatto messo al bando, a patto di utilizzarlo come espressione che descrive un dato di realtà, che ARS riconosce e fa suo, e non come una bandiera lessicale. La “lotta di classe” non può essere semplificata e ridotta al concetto di scontro tra l’1% e il 99%. Questa è una visione infantile e mediatica, situata sullo stesso piano delle concezioni liberiste e marginaliste secondo cui la “lotta di classe” sarebbe quella che si svolge tra singoli individui alla ricerca del proprio “vantaggio marginale”. Le “classi” sono astrazioni necessarie alla semplificazione (non eccessiva) del linguaggio politico, e tale concetto va usato con misura e senso della realtà, cosa che tutti i soci di ARS hanno sempre fatto.

11) Sottovalutazione della capacità del sistema globalista-liberista di rendersi sostenibile a tempo indeterminato. Si parla delle più svariate misure, a partire dal whatever it takes di Draghi: LTRO3, allentamenti quantitativi della BCE, BCE che diventa una bad bank per salvare le banche dai crediti in sofferenza, BCE che inflaziona (!!!), progetti di finanziamento diretto di occupazione e infrastrutture, come il recente episodio dell’autostrada greca e le recenti proposte della Commissione Europea che ipotizzano un bilancio comunitario per l’occupazione (!!!). Questa sottovalutazione, oltre che pessima comunicativamente, ci porta ad un fondamentale errore strategico/comunicativo: l’eurosistema è destinato a durare indefinitamente se non sarà fermato da una risposta democratica.”

L’accusa che l’ARS sottovaluti la capacità del sistema globalista-liberista di rendersi “sostenibile” a tempo indeterminato non è sostenuta da prove argomentate e sembra formulata partendo da (almeno) una premessa e due assunti impliciti di base, giungendo poi ad un corollario (esplicitato). La premessa è che è importante saper “misurare” la forza del nemico, ovvero cercare nuove chiavi di lettura per riconoscerne la tattica e le strategie nel breve, medio e lungo periodo. Il primo assunto è che sarebbero necessarie maggiori riflessioni sulla richiamata e presunta capacità del sistema globalista-liberista di rendersi sostenibile “a tempo indeterminato” (anche in Grecia si è reso sostenibile?). Il secondo assunto è che l’ARS, fino a questo momento o almeno per un certo periodo, non avrebbe voluto o potuto rendersi conto della (presunta) capacità auto-rigenerativa del sistema che intende combattere, venendo quindi meno al principio di cui in premessa. Il corollario è che la presunta sottovalutazione della richiamata capacità delle forze nemiche starebbe a fondamento di un “fondamentale errore strategico/comunicativo: l’eurosistema è destinato a durare indefinitamente se non sarà fermato da una risposta democratica”.

La premessa rappresenta un principio di convenienza certamente valido per ogni formazione consolidata e ben radicata in tutto il territorio nazionale. Oggettivamente crediamo che l’ARS, sebbene animata da decine di uomini fortemente motivati, non abbia ancora raggiunto la fase del consolidamento: siamo ancora lontani dalla consistenza numerica sufficiente ad impensierire i nostri (futuri) avversari. Non siamo un soggetto politico esistente, ma in costruzione. Sappiamo che accanto all’osservazione/interpretazione delle tattiche e delle strategie del nemico occorre gettare più spesso lo sguardo al di qua della barricata: se ci accorgessimo dell’insufficienza delle reali forze in campo, difficilmente potremmo considerare prioritario promuovere tra di noi qualsivoglia interessantissima meditazione sul camaleontismo del sistema bancario e finanziario continentale. Se capissimo di essere un gruppo ancora sparuto e poco addestrato, a quel punto saremmo già più consapevoli che la sfida reale da affrontare (al momento) non andrebbe a situarsi sul piano dello scontro politico. Piuttosto, dovremmo convogliare le migliori energie in nuove “campagne di arruolamento” atte ad infoltire un organico ancora insufficiente. Riteniamo che l’ARS – al pari di ogni altra associazione che voglia stare saldamente sulle proprie gambe – debba continuare a promuovere l’indispensabile disciplina finora assunta, onde favorire una rapida maturazione sia individuale che collettiva. Riteniamo che anche una concreta, credibile e lungimirante selezione delle giuste priorità sia figlia della stessa disciplina.

Quanto all’accusa di sottovalutare le forze neo-liberiste europee, esponiamo due brevi argomentazioni in risposta.

A) Nella galassia di movimenti, gruppi e gruppuscoli “euroscettici” o “anti-casta”, dove il 90% delle voci si limita a denunciare unicamente la trappola dell’euro (per proporne l’uscita, sia pure “da sinistra”) o la trappola del debito (per proporne un default, sia pure “programmato”), esiste uno spazio radicale, negli intenti e nel linguaggio. Questo spazio, destinato ad allargarsi gradualmente, è occupato dall’ARS e dagli altri sovranisti. Verrà così a definirsi sempre più una linea di demarcazione tra sovranisti da un lato e unionisti dall’altro. I sovranisti condividono l’idea che occorra la piena riconquista della sovranità popolare e che (insieme all’euro) bisogna abbandonare il mercato unico per reintrodurre il dirigismo economico costituzionale; denunciano continuamente l’incompatibilità tra i Trattati dell’UE e la Costituzione repubblicana, credendo unicamente nel modello di sviluppo sociale delineato in quest’ultima; non arretrano di fronte alle prime difficoltà; intendono combattere le forze liberiste europee con spirito patriottico, pazienza, coerenza e lealtà. Gli unionisti, siano essi fanatici, “sognatori” o critici, sostanzialmente accettano il modello liberista che costituisce l’ossatura dei Trattati europei; possono difendere l’austerità o criticarla senza mettere in discussione i Trattati che la rendono permanente; possono essere contro o a favore della moneta unica, oppure propongono un euro a doppia velocità; dicono di voler “andare in Europa” per “cambiare l’Europa”, “cambiare l’Italia dall’Europa” o invocare finalmente la nascita dell’”Europa dei popoli” a suon di sermoni, in una sorta di missione francescana per convertire il sultano saraceno; intendono dialogare con le forze liberiste europee per interesse, realismo (perché la politica è “arte del compromesso”) o improbabile tattica politica. Sovranisti e unionisti sono animati da passioni, previsioni o speranze profondamente diverse. A noi sembra evidente che tra le due fazioni quella unionista sia assolutamente quella meno persuasa della natura mutante, ingannevole e tentacolare delle strutture oligarchiche che governano il vecchio continente.

B) Coerentemente con l’idea che fosse inutile, ingenuo o addirittura controproducente attendersi “regali” (veri e propri “palliativi” per mantenere lo status quo) o improbabili evoluzioni in senso socialista dell’attuale scenario politico economico europeo, siamo stati gli unici a disinteressarsi delle ultime elezioni tedesche. Ed ora, consapevoli del complice e opportunistico trasformismo delle forze politiche esistenti, ci disinteressiamo delle elezioni europee, da noi considerate prive di rilievo politico, strategico o simbolico nella lotta di liberazione nazionale dal sistema globalista-liberista che non intendiamo solo “riformare”, “modificare” o “migliorare”, come spesso sentiamo ripetere in ambienti euroscettici, ma unicamente distruggere per riposizionare la Costituzione repubblicana al vertice del nostro ordinamento e riprendere così un filo interrotto circa quarant’anni fa. La nostra denuncia dell’inutilità del Parlamento europeo (da noi definito “caricatura di una democrazia”) non può certo nascere da una “sottovalutazione” di chi lo ha creato.

Quanto al corollario, non crediamo che l’Eurosistema, ovvero il sistema di banche centrali dell’area dell’euro responsabile dell’attuazione della politica monetaria unica, sia “destinato a durare indefinitamente se non sarà fermato da una risposta democratica”. Chi segue il ciclo di Frenkel, e i numerosi esempi della storia recente, sa bene che ogni aggancio valutario ha sempre la stessa conclusione (abbandono del cambio fisso e svalutazione) a prescindere dalle forme di governo e dalla disponibilità o meno di una pronta risposta democratica.

12)[Risposta democratica] che quindi ARS potrà e dovrà influenzare, dovendo quindi avere in mente COSA costruire. Viene pertanto a decadere la nota argomentazione “non saremo noi a gestire xxx ergo non ha senso dividersi su yyy”. Purtroppo HA senso. Dobbiamo dare per scontato che saremo noi a gestire o influenzare in prima persona l’inversione di rotta e dobbiamo anche contemplare una risposta VIOLENTA del sistema, che ci dovrà trovare preparati.”

Prima di rispondere, giova chiarire ancora una volta il modus operandi dell’Associazione. Il passaggio “non ha senso dividersi su…” allude al capitolo 3 del Progetto, che – ricordiamo -, insieme agli altri cinque documenti attualmente approvati, dovrebbe essere fatto proprio al 100% da tutti i soci, anche se condiviso soltanto al 70-80%. La regola – lo ribadiamo – è dettata dal buon senso. Tentare di trasformare sistematicamente il 20-30% dei contenuti meno graditi non aumenta il tasso di “democrazia interna” ma produce caos e paralisi. Sotto un primo profilo, se cambiassimo i documenti, già approvati all’unanimità o quasi, sarebbe del tutto logico attendersi il disappunto di un’altra percentuale di soci (magari proprio del 20-30% o più…). Per altro verso, se ripetessimo la stessa operazione di “miglioramento” ad ogni richiesta (dopo una prima, una seconda, una terza volta, avremmo l’obbligo di considerare legittima ogni nuova richiesta di emendamento sugli stessi documenti), non faremmo altro che trasformare le riunioni del Comitato Direttivo in assemblee permanenti in cui rimettere in discussione sempre gli stessi documenti. È del tutto ragionevole considerare come fisiologiche percentuali di condivisione dei contenuti intorno al 70-80%. Se la percentuale scende si cambia associazione, o se ne fonda una nuova. Il tasso di democraticità interna non si misura dalla libertà di mettere continuamente in discussione un documento già approvato ma dalla possibilità di discutere ed emendare i documenti nuovi proposti o commissionati dal Comitato Direttivo. Ciò premesso, chiariamo che l’ARS può “gestire o influenzare” la rotta, ma per costruire occorre tempo. I temi sono innumerevoli, e a suo tempo ogni cosa verrà affrontata non appena le forze in organico ce lo consentiranno.

13)Anche per questa ragione, nel momento in cui dovessimo diventare credibili politicamente (e non lo siamo), una simile narrativa accusatoria e criminalizzante della politica attuale italiana ed europea è la via per l’isolamento o la criminalizzazione del nostro stesso movimento, che sarà vittima di elementari logiche di potenza.”

Fin dall’inizio l’ARS ha sempre preso le distanze da coloro che ritengono opportuno adottare il marketing politico attraverso un linguaggio “politichese”, sfuggente, criptico e una narrativa indulgente, “prudente”, infarcita di concessioni al nemico (con lo stesso termine “nemico” messo al bando), nella speranza-illusione di indirizzare o promuovere cambiamenti di rotta con i sorrisi e la diplomazia. Il nostro è e resta un gruppo radicale, d’avanguardia, noncurante delle reazioni scandalizzate di moralisti ipocriti. Reputiamo inutile preoccuparsi di un rischio “isolamento” o rischio “criminalizzazione” per effetto di “elementari logiche di potenza”. Il messaggio dell’ARS è rivolto al popolo italiano ma arriverà solo a chi crede necessario invertire il corso politico nazionale: non a esponenti politici e sindacali impegnati a nascondere con mistificazioni e intollerabili giri di parole il proprio diretto o indiretto coinvolgimento nel processo di distruzione dello stato di diritto costituzionale.

14)Ingenuità comunicative spicciole. Al di là del fatto che anch’io penso che il Mullah Omar e i talebani abbiano legittimamente resistito ad un’invasione imperialista USA (di cui siamo complici), mai mi sognerei di farne un panegirico simile su un forum pubblico e in presenza di un uditorio femminile che GIUSTAMENTE si sente umiliato e messo in allarme al solo sentir magnificare le qualità umane del fondamentalismo islamico talebano, particolarmente punitivo nei riguardi della donne.”

Pensiamo che la dedizione umana alla causa della difesa della patria, del respingimento di qualunque nemico ed imperialismo, USA e anche non USA, con l’assunzione consapevole dei rischi (finanche quello della vita) e la sua piena accettazione, sia un valore universale che supera i confini di ogni tempo e di ogni spazio. Supera anche i limiti che ogni essere umano purtroppo conserva. Se in un dialogo si parla di eroismo e di combattenti eroici e viene citato, per questi aspetti e solo per questi, il Mullah Omar, è chiaro che ciò avviene perché è un uomo che ha combattuto per vent’anni tutte le forze di occupazione del suo Paese, sia sovietiche sia statunitensi. Il riconoscimento del suo eroismo si ferma qui. Chi inorridisce per questa citazione è incapace di cogliere il contesto in cui è stata affermata o si è lasciato andare all’autosuggestione. Ricordiamo che tutta la letteratura, laica e non, plaude alle persone e agli eroi per gli aspetti positivi del loro agire e non certo, pur documentandoli, per gli aspetti più crudi o disdicevoli. Nessuno dell’ARS, e non solo del Consiglio Direttivo, ha mai esaltato le qualità umane del fondamentalismo talebano: è stato soltanto nominato un uomo che ha agito da valoroso e da eroe per il suo Paese e che solo per questo è degno di citazione. Questo lo comprendono bene anche le donne, con quell’intelligenza intuitiva che è la dote loro peculiare, e in modo particolare le donne dell’ARS che, proprio perché militanti in questa associazione, agiscono o intendono anch’esse agire valorosamente per il loro/nostro Paese.

15)Questo quando le 3 pasionarie del mio gruppo stanno scrivendo un documento per i diritti della donna. Ringrazio che la mia testa sia ancora li e loro tre pure. Anche certi flame pubblici che si sono letti su Appello al popolo con tanto di insulti da parte nostra (anche a ragione) sono scene francamente evitabili.”

Il Consiglio Direttivo non ha autorizzato nessuno a stendere un documento sui diritti della donna. Questo argomento è già esplicitato nei documenti ordinari delle donne dell’UDI e di SEL, delle donne della Rete 13 Febbraio e del movimento “Se non ora quando”, e pure dalle donne di ANDE. Realtà già tutte esistenti e operanti e basate sulla falsa filosofia che i diritti e la dignità delle donne siano differenti da quelli degli uomini. Siamo convinti che le donne non meritano di essere umiliate dalle quote rosa, né di essere amareggiate da una festa della donna calendarizzata una volta l’anno, né di essere avvilite dalla coniazione del neologismo a connotazione sessista “femminicidio”. Pensiamo perciò che non ci servono doppioni.

16)Così come entrare in qualsiasi querelle del tipo “siamo stati i primi a fare/dire xxx”. A nessuno interessa chi sia stato il primo a fare e a dire cose. In compenso, interessa chi sarà il primo a proporre una soluzione concreta.”

Ricordiamo che la Storia indica sempre (o quasi) chi è stato il primo a capire, a dire o ad agire, il primo a contribuire alla comprensione e alla soluzione di un problema teorico o concreto; il primo a segnalarsi per merito e autorevolezza: ne è premiata la perspicacia, la competenza, la profondità e l’intuizione. In compenso chi fa affermazioni senza valore viene presto dimenticato.

17) “Per quanto riguarda invece i documenti ufficiali di ARS attualmente esistenti, si rilevano le seguenti problematiche: Problemi di comunicazione e registro, già delineati al punto precedente. Complessità eccessiva, lunghezza eccessiva (tra gli stessi soci pochi li han letti tutti), toni forcaioli, etc.”

I cinque documenti ufficiali dell’ARS riguardano le analisi e le proposte, il progetto dell’Associazione, la repressione della rendita finanziaria, la previdenza sociale e la scuola. Contestarne la “complessità” e la “lunghezza” significa ignorare la necessità per l’ARS di accreditarsi come un soggetto politico-culturale autorevole e di alto profilo, in grado di confrontarsi con materie per loro natura vaste e complesse senza cadere nell’approssimazione e nella semplificazione banalizzante tipiche della politica-spettacolo. Ciò non toglie che questi stessi argomenti si potranno trattare in uno stile comunicativo accessibile a un pubblico più ampio nel contesto del sito/blog “divulgativo” il cui varo è stato deliberato nella riunione del 29.1.2014. Nei documenti ufficiali, infine, non si rinviene nessuna frase e/o espressione, isolata e/o ricorrente, che possa minimamente giustificare l’allusione, del tutto gratuita, a presunti “toni forcaioli”.

18)Staticità dei documenti. Nonostante il discorso sia già stato affrontato, riteniamo semplicemente impensabile che i documenti restino inemendabili per altri 2 anni o simile, a ridosso cioè di quanto ARS conta di scendere in campo. Stiamo dando l’idea di un’associazione statica, che non tiene conto dell’evolversi febbrile degli eventi e della capacità del sistema di evolvere anche drasticamente. Tra due anni quei documenti saranno da rifare. Il nostro “programma” attuale non é quello di un partito che si propone alle elezioni, è un prototipo da lavoro. E non lede la nostra credibilità discuterlo e modificarlo ora, anzi. Semmai la potrebbeledere dopo, quando e se saremo visibili e sotto i riflettori. Vale anzi la pena arrivare a quella fase con un “meccanismo di emendamento/proposte” già oliato, testato e trasparente per tutti.”

Per statuto la facoltà di commissionare la redazione dei documenti ufficiali dell’ARS spetta unicamente al Comitato Direttivo. Secondo un meccanismo già sperimentato con successo lo scorso anno, i documenti redatti vengono sottoposti a tutti i soci prima on line per le proposte di emendamento poi in sede di Assemblea nazionale per l’approvazione definitiva. Allo stato attuale delle cose riteniamo che non siano necessari interventi di perfezionamento o di aggiornamento sui documenti finora pubblicati, ancora validissimi e non certo superati dagli eventi, e che le energie e le risorse disponibili vadano spese utilmente in vista di altri obiettivi.

19)Insufficienza dei documenti attuali: stante che noi dovremo eccome gestire la transizione verso un sistema più equo, andrà perfezionata la posizione di ARS su ogni sorta di materia. Lasciare certi temi all'”indeterminatezza costituzionale” è impensabile in un contesto dove la costituzione è il testo meno applicato della storia italiana. Meno ancora del contratto con gli italiani di Berlusconi. Diritti delle donne, pari opportunità, immigrazione, modello di società… dovremo pur dire qualcosa.”

Il modello di società in cui l’ARS deve riconoscersi è quello potentemente tracciato (altro che “indeterminatezza”!) dalla Costituzione del ’48. A parte il fatto che non corrisponde alla verità storica affermare che il testo costituzionale è stato sempre disatteso, questa sarebbe semmai una buona ragione in più per pretenderne l’applicazione letterale. Ad ogni modo, in data 15.10.2013 è stata deliberata dal Comitato Direttivo la preparazione di ben sette nuovi documenti la cui stesura è stata affidata a dieci soci complessivamente. I documenti riguardano l’acqua come bene pubblico; la riorganizzazione degli enti territoriali; il neoleghismo del sud; l’Università; i diritti civili; il controllo amministrativo sulla circolazione dei capitali; i giovani. La notevole varietà degli argomenti manifesta l’intenzione dell’ARS di non tralasciare nessun aspetto della nostra realtà politica e sociale.

20)Sottovalutazione delle logiche di potenza (vedi punto precedente). Politicamente parlando, è un errore conservare una linea comunicativa a livello documentale ARS che indica come “nemici della patria” prima l’UE e poi gli USA-NATO. Indicare un nemico e forzare i toni allo scontro con esso è l’ultima cosa da fare in strategia. E la si fa solo quando si ha concretamente la possibilità di sferrare un colpo con successo al bersaglio, e sperare che basti. Perché diversamente, con gli attuali rapporti di potenza, presentarci con un programma palesemente ANTI-UE e ANTI-USA è la via per avere un potere negoziale nei loro riguardi pari a zero ed essere schiacciati come mosche da essi nel momento in cui dovessimo diventare una minaccia credibile. Un esempio di strategia che tenga conto dei rapporti di potenza è la strategia di Luciano Barra Caracciolo per uscire inizialmente solo dall’euro per negoziare poi con la UE.”

L’ARS esprime nei documenti ufficiali la radicalità del suo pensiero e non potrebbe essere altrimenti. Radicalità che, se può essere spacciata dai moralisti come estremismo, in realtà altro non è che un pensiero chiaro e cristallino che compie analisi e formula proposte con l’ovvia conseguenza di individuare obiettivi da raggiungere e nemici da combattere. E se ci sono nemici da combattere, logica vuole che vadano individuati. L’ARS li ha individuati nella UE e negli USA che attualmente incarnano il pensiero globalista e neoliberista situato agli antipodi del modello di società espresso dalla nostra Costituzione sovranista e socialdemocratica che l’ARS vuole difendere. La strategia prospettata dal documento piemontese è pavida, perché non ha il coraggio di individuare il nemico; è menzognera, perché non vuole dire cosa vuol fare veramente; è presuntuosa, perché vuole mettersi alla pari delle altre forze politiche, sindacali e associazionistiche, senza prima aver lavorato in umiltà per rivendicarne i numeri; è irrazionale perché muove in una direzione che allontana dagli obiettivi; è irrealistica, perché non tiene conto degli stravolgimenti politico/partitici all’orizzonte che muteranno il panorama italiano in maniera radicale.

In conclusione si può dire che le probabilità di insuccesso di questa proposta strategica sono tali e tante da definirla fallimentare e quindi respingerla.

21)Eccessiva attenzione al problema euro-UE-NATO-USA, scarsa attenzione alle problematiche più ‘vicine’ dei cittadini. Un sistema iniquo e corrotto, gli sprechi e i privilegi evidenti della nostra classe politica, gli enti inutili, i servizi tutti privatizzati. Usciti dall’euro ed eventualmente dall’UE come intenderemmo ristrutturare il tessuto amministrativo italiano? Se non abbiamo una politica industriale non è colpa dell’euro. Se abbiamo privatizzato la Banca d’Italia non è colpa dell’euro. Se siamo esterofili e servili non è colpa dell’euro.”

Per quanto riguarda l’asserita scarsa attenzione ai problemi reali dei cittadini e l’assenza di proposte per la realizzazione di una società più equa, osserviamo che l’elemento caratterizzante dell’ARS è, al contrario, il recupero della sovranità politica come strumento per la realizzazione dei fini sociali indicati nella Costituzione della Repubblica Italiana. I Trattati precludono l’attuazione di interventi economici strumentali alla realizzazione dei fini indicati dalla Costituzione. Gli Stati nazionali sono stati spogliati del monopolio della politica industriale, d’altra parte inconciliabile con un sistema economico di mercato fondato sulla concorrenza, ora di competenza dell’Unione Europea. Coerentemente con la propria ideologia di fondo, i Trattati prevedono che le politiche industriali non possano essere la base per l’introduzione “di qualsivoglia misura che possa generare distorsioni di concorrenza o che comporti disposizioni fiscali o disposizioni relative ai diritti ed interessi dei lavoratori dipendenti”. Il recupero della sovranità finalizzato al ripristino della legalità costituzionale rimane quindi l’obiettivo di fondo perseguito dall’ARS per la realizzazione di una società più equa e florida, fondata su rapporti produttivi più equilibrati.

22)Scarsità di proposte per un fattivo ‘patto sociale’: la nostra proposta come è giusto si rivolge principalmente a salariati e disagiati. E va benissimo, visto che son loro le prime cause della crisi. Ma ai fini di ricomporre il nostro tessuto sociale, occorrerà tener conto anche dell’industria, dei sindacati, delle aziende grosse e piccole, etc. Ricordiamoci che dobbiamo incentivare l’industria a tornare in Italia, non a scapparne del tutto punendola. Senza industria il lavoro non ci sarà mai. Cosa vogliamo fare per i nostri distretti industriali da far competere con il mondo dopo aver perso pezzi ovunque? Cosa fare per dare agli imprenditori una manodopera realmente competitiva e aggiornata? O saremo appetibili anche per l’impresa o falliremo. E non sarà parlare di lotta di classe che ci renderà ostili all’impresa…”

Fino ad oggi le politiche di incentivo all’investimento produttivo in Italia non hanno dato alcun frutto. L’attuazione delle politiche liberistiche imposte dai Trattati ha invece condotto allo smantellamento dell’intero comparto industriale italiano. Senza sovranità politica lo Stato non può programmare interventi strategici per ricostituire il sistema economico e produttivo nazionale: può solo investire in politiche di formazione della manodopera finalizzate alla realizzazione di lavoratori flessibili e precari.

23)Atteggiamento conservatore, poco progressista. Le nostre proposte principali sono improntate ad un chiaro ritorno al passato (costituzione del ’48), repressione finanziaria degli anni ’40-’70, ripristino della normativa pre-81, etc. In parte ciò è giusto e inevitabile. Ma questo non deve diventare la bandiera dell’associazione. Le esigenze e i problemi del mondo sono mutati dagli anni ’70.”

L’ARS ha posto come piattaforma di partenza la Costituzione Italiana: come i Costituenti, noi crediamo nell’inclusione sociale. La Costituzione è un manifesto politico che rappresenta un ottimo modello per militanti che, pur provenendo da posizioni politiche differenti, nella sua difesa hanno trovato un “contenitore “ comune, anche se la cattiva politica ha indotto moltissime persone a intendere la Costituzione come una carta morta o, peggio, datata. Le accuse di tenere atteggiamenti conservatori valgono poco, esattamente quanto gli atteggiamenti “rivoluzionari” di chi crede che oggi basti introdurre qualche novità per implementare o migliorare la Costituzione. Menti brillanti, uomini e donne dalle capacità straordinarie, personaggi che sono stati il fulcro della Resistenza e hanno contribuito allo sviluppo dell’industria e della cultura nel nostro paese, hanno scritto la Costituzione rinunciando non solo a qualcosa che apparteneva al retaggio politico dei partiti di riferimento ma lavorando insieme per raggiungere uno “scopo comunitario”. L’obiettivo dell’ARS è il ritorno alla piena attuazione della Costituzione che, seppur risalente al ’48, è progressista e socialmente avanzata. Non riteniamo che la Costituzione debba rimanere sempre uguale a se stessa ma non abbiamo neanche la pretesa di dettare oggi le modifiche necessarie: sarà la nuova classe di dirigenti costituenti che lavorerà per il suo miglioramento. Poiché la carta costituzionale è di tutti, prima occorre costruirvi attorno l’affiatamento dei cittadini. Soltanto in un secondo momento potranno essere valutate le modifiche necessarie per migliorarla: ma questo tipo di azione non è concepibile in un arco di tempo breve, perché è attuabile solo in una condizione di piena sovranità. Occorre non focalizzare gli obiettivi solo su quanto corrisponde al vissuto dei militanti o al bisogno che essi percepiscono: per avere una più ampia lettura del bisogno, per avere una più corretta percezione delle esigenze degli italiani riguardo a temi come la povertà, i consumi, la produttività ecc., sono necessari invece un forte radicamento e lavoro sul territorio.

24)E le nostre proposte dovranno tenerne conto. Quando entreremo in gioco ci saranno il TTIP e il TAFTA. E quindi? Dobbiamo studiare come innovare e riformare per sciogliere i vincoli da posizione di debolezza e fare in modo che accordi simili non vengano più contratti.”

Questo punto comporta un salto nel buio, un azzardo. Noi vogliamo l’uscita dell’Italia da tutti i trattati – quindi, inevitabilmente, anche da quelli che ci hanno condotto alla situazione per cui attualmente l’Unione Europea è una confederazione di stati colonie degli USA. Crediamo che il sovranismo avrà maggiore efficacia quando saranno i paesi europei a trovare in esso la nuova formula di governo, e quando questo accadrà si potranno realizzare un’area di scambio e nuovi trattati commerciali. La posizione dell’ARS dev’essere coerente con l’esercizio della nostra cultura. Vogliamo tutta la sovranità e non accettiamo di portare avanti una battaglia per ripristinarne una soltanto parziale, mentre possono esserci margini di manovra in merito alla discussione di trattati commerciali o affini: ma che senso ha parlarne ora? Perché umilmente non accettiamo che in questo momento l’ARS può a malapena presentare una mozione a una giunta comunale (non solo per questione di numeri ma soprattutto per l’impossibilità di pensare, scrivere e realizzare trattati)?

25)L’Italia ha bisogno davvero di riforme che guardino avanti, non solo indietro. Guai inoltre a farci classificare come conservatori/cerchiobottisti/democristiani.”

Le riforme necessitano di un’analisi dei bisogni. Attualmente esse non vengono intraprese seguendo questo criterio ma in base all’interesse dei poteri forti. Per guardare avanti abbiamo bisogno di tre elementi: la classe dirigente che, analizzato il bisogno, realizzerà l’intervento politico; i militanti, che nelle loro rispettive formazioni politiche mettano a disposizione tempo e competenze per lavorare sul territorio nella lettura e nella raccolta del bisogno del popolo; i cittadini che, in quanto principali destinatari delle pratiche politiche, determinano il bisogno (riguardo a lavoro, esigenze familiari, culturali e di svago ecc) in base ad una concreta presa in carico del proprio ruolo. Le riforme, come i trattati, non possono essere teorizzate oggi. A settembre del 2014 la Scozia deciderà la possibile separazione dalla Gran Bretagna tramite un referendum. La forza di questo referendum sta nell’aver scoperto, non meno di 10 anni fa, di possedere grossi giacimenti di petrolio nel sottosuolo e nel mare. Senza questa consapevolezza e senza la sicurezza di potercela fare da soli, nessuno in Scozia, se non per motivi di orgoglio culturale, avrebbe mai pensato di presentare un referendum per l’indipendenza. Le riforme possono essere ragionate e progettate solo in base al tipo di società e paese che avranno in mano i cittadini che contribuiranno alla causa sovranista. Infine, qualsiasi tipo di etichetta applicata all’ARS (“fascista”, “democristiano”, “conservatore” ecc.) è frutto di un’abitudine linguistica e culturale che nasce in determinati ambienti, dove diventa “fascista” tutto ciò che cerca di darsi una struttura e utilizza parole d’ordini forti come “disciplina”, “ patria”, ecc; per taluni ambienti definiti di “sinistra” è “fascista” qualsiasi cosa non corrisponda alla propria visione del mondo. L’accusa di essere dei “democristiani” è più riconducibile al fatto che le analisi dell’ARS, non impregnate di nessuna ideologia novecentesca, riconoscono alla DC il merito di aver prodotto nella nostra società delle pratiche politiche efficienti – merito che riconosciamo anche ad alcune politiche sociali promosse dal PCI o dal regime fascista, che pure condanniamo apertamente. Mettere in luce con obiettività gli aspetti positivi della Prima Repubblica non fa dell’ARS un partito nostalgico.

26)Scarsità di proposte per una revisione della nostra costituzione stessa, per renderla al passo con i tempi. Non è sufficiente ripulirla dai danni del liberismo europeo. Hanno ancora senso province e regioni così come sono? Dobbiamo superare il bicameralismo perfetto? (per me sì ndM) Dobbiamo introdurre anticorpi per impedire che la tragedia si ripeta?”

La Costituzione Italiana, soprattutto nella sua prima parte, è una delle più avanzate al mondo e, anziché modificata, merita di essere salvaguardata. In particolare questo vale per i principi economico-sociali, in difesa dei quali l’ARS si è sempre spesa. Per quanto concerne gli enti locali, si rimanda all’articolo di Luca Cancelliere comparso su “Appello al Popolo”, nel quale si propone l’abolizione di due dei tre livelli di governo locale (regioni e province) e l’istituzione, accanto ai comuni, di sessanta “grandi province” che erediterebbero le funzioni delle attuali regioni e province, mentre la potestà legislativa tornerebbe esclusivamente allo Stato. Per quanto infine riguarda il bicameralismo perfetto, l’ARS non ha preso posizione in quanto non lo reputa argomento essenziale nell’odierno dibattito politico.

Al termine della discussione il socio Piero Valerio rassegna le dimissioni da membro del Comitato Direttivo, che ne prende atto sottolineando l’encomiabile impegno del socio nell’organizzazione di alcune iniziative dell’ARS come quella che si terrà a Piazza Armerina (EN) il prossimo 23 marzo.

Alle ore 00:50 il Presidente, rilevata l’assenza di ulteriori argomenti da trattare, dichiara sciolta la riunione del Comitato Direttivo.

Il Segretario                                                                                                Il Presidente

Lorenzo D’Onofrio                                                                                      Stefano D’Andrea

Allegato 1

Associazione Riconquistare la Sovranità – foglio presenze riunione Comitato Direttivo dell’11.03.2014

Membri

Stefano D’Andrea (Presidente)

Presente

Lorenzo D’Onofrio (Segretario)

Presente

Aaron Paradiso

Presente

Andrea Franceschelli

Presente

Anna Biancalani

Presente

Fiorenzo Fraioli

Presente

Giampiero Marano

Presente

Giancarlo Gallo

Presente

Gianluigi Leone

Presente

Luca Cancelliere

Assente

Luciano Del Vecchio

Presente

Matteo Grandi

Presente

Massimiliano Veneziani

Assente

Piero Valerio

Presente

Rico Semeraro

Presente

Stefano Rosati

Assente

Il Segretario                                                                                                    Il Presidente

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