Il futuro salariale in €uropa

10616000_682650428487638_1018987383293955728_ndi Roberto Nardella (ARS Puglia)


In queste ore il governo italiano, presieduto dall’affabulatore fiorentino, figlio di un inquisito per bancarotta fraudolenta, si sta apprestando a mettere in opera i “consigli” di U€ e FMI e le “gentili richieste” di CONFINDUSTRIA in merito alla riforma del mercato del lavoro, ribattezzato dal nostro premier, ennesimo non-eletto, (blow) job-act.

Le linee guida da seguire scrupolosamente sono quelle tedesche. Sappiamo che gli ultimi dati diffusi dalla IFO (ist. di statistica tedesco) parlano di una disoccupazione odierna intorno al 6% ma nel 2003 non era così. Il governo dell’epoca, presieduto da Schoroeder, per risolvere la situazione, diede mandato ad un noto donnaiolo di nome Hartz: gli fu data carta bianca per riassorbire l’alta disoccupazione di quegli anni. Si pensò a dei lavori per disoccupati di QUALSIASI età che avrebbero interessato soprattutto il settore sociale (ma non solo) e dovevano, in un PRIMO TEMPO, essere meramente transitori. Costui partorì quella perla che risponde al nome di “Hartz IV”.

Non tutti, o meglio, pochi sanno che quasi UN TERZO (1/3, ovvero 30% ca.) dei lavoratori tedeschi è inquadrato con questo tipo di contratto “creativo”. Il salario netto medio per 4 ore di lavoro al giorno è variabile tra €400 e €450 al mese, ovvero circa €5,50 l’ora (€7, qualcosa lordi). In questo modo per niente ortodosso gli abili ingegneri del trucco contabile teutonico mascherano quella che sarebbe una disoccupazione reale che varia dal 13% al 17% a secondo di come li si conteggia. Tutto ciò è ben spiegato in un articolo di un gius-lavorista indipendente tedesco apparso lo scorso anno su di un quotidiano alemanno di prima importanza e tradotto ottimamente dal sito vocidallagermania. In pratica, se si prende in considerazione un salario sopra la soglia di sopravvivenza di un Paese avanzato quale è la Germania che è pari a €1300/1400, capiamo molto bene che occorrono ben TRE mini-job per comporre detta paga, già di per se non proprio ricca.

In molti si chiederanno come fanno a vivere questi lavoratori che, come tutti, di tanto in tanto, avranno anche bisogno di mangiare, vestirsi, di avere un tetto, pagare bollette ecc. ecc. Nulla di più facile: il governo tedesco concede loro tutta una serie di agevolazioni particolari, quali un bonus mensile per ogni figlio, una grossa quota per l’affitto, con scuola, sanità e molti altri servizi di primo livello. In pratica, se in una famiglia composta da 4 persone, con figli minorenni e/o studenti, entrambi i genitori hanno la sfortuna di avere 2 contratti Hartz, si riesce a campare ugualmente.

Se il modello da seguire è quello tedesco non è poi così male: gli altri governi che hanno sposato tale linee dovranno seguire anche tutto il resto per quanto riguarda aiuti, detassazioni ecc. ecc
… allora l’€Uropa può stare allegra!!! EVVIVA l’€Uropa!!! LUNGA VITA all’€Uropa!!!

Cosa avranno mai da lamentarsi quei fannulloni greci, spagnoli, portoghesi, irlandesi e ora anche italiani?

O NO???
C’è qualcosa che non mi torna … oppure si: quanti Stati che si accingono o che già hanno fatto dette “riforme” hanno il surplus commerciale e i conti “belli” come la Germania? A me NON ne viene in mente nessuno e, a ben guardare, anche gli altri Stati fuori dai “pigri meridionali PIIGS” sono ben lontani dalla ottima situazione tedesca.

E allora? Come va a finire?

Andrà a finire così mica così?
Giusto ieri ho avuto modo di leggere un breve report proveniente da una agenzia indipendente greca che spiega come meglio non si potrebbe la situazione lavorativa di quella martoriata terra: laggiù, oramai, si lavora per 300 €uro netti al mese, con una paga oraria vicina ai 2,5/3 €uro l’ora. Sappiamo che nonostante tutti i sacrifici imposti loro, la Grecia ha ancora disoccupazione marginale in aumento che attualmente è pari al 27% ca. con quella giovanile (16/25 anni) che è prossima al 60% e sappiamo anche che coloro i quali non hanno lavoro hanno perso il diritto alle CURE, ovvero il 27% dei greci se si ammala deve curarsi PRIVATAMENTE o MORIRE.
Anche in Spagna la disoccupazione è quasi quella greca (25,5%) e pure lì le voci che arrivano riguardo i salari parlano di 400/500 €uro/mese, con paga oraria molto vicina a quella dei lavoratori ellenici. Dal Portogallo e dall’Irlanda i report che ci giungono parlano suppergiù delle medesime cose: paghe da fame e poc’altro per chi è così FORTUNATO a trovare lavoro.

A breve, anzi a brevissimo, vedremo le stesse cose anche in Italia.

L’intera e (una volta) civilissima Europa è avviata al medesimo destino, nessuno escluso. Avere un mercato del lavoro con alto tasso di disoccupazione è la gioia delle multinazionali: i lavoratori si accontenteranno via-via di salari più bassi, con meno diritti e più doveri, dove perdere il lavoro, quel lavoro sottopagato, sarà molto ma molto facile. Eppure, ancora tutt’oggi c’è chi spudoratamente NEGA ad oltranza l’esistenza della “Curva di Phillips”.

Le industrie €uropee vogliono competere ad armi pari con Cina ed India, per cui è necessario, anzi INDISPENSABILE adeguare i costi: questo non è che il primo steep.
E gli altri non tarderanno ad arrivare,
Bentornati nel medioevo!

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2 risposte

  1. Barbara ha detto:

    Mini-Job: welfare tedesco e disinformazione italiana
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    Il deleterio modello tedesco e i luoghi comuni sul welfare. Risposta a Perazzoli
    La “controinformazione” italiana vuole smentire che in Germania i salari siano più alti che in Italia, e porta il caso dei Mini-Job. Ma non spiega che i Mini-Job sono lavori part-time, che si possono sommare al reddito minimo garantito, con affitto per la casa, riscaldamento e cure mediche, riduzione per i trasporti. Un caso di autolesionismo, o il bisogno di far tornare per forza i conti di un’interpretazione del tutto sbagliata del “modello europeo”?

    di Giovanni Perazzoli

    Secondo Alberto Bagnai, economista all’Università di Chieti, quello degli alti salari tedeschi è un luogo comune da sfatare. In una recente intervista per Il Fatto Quotidiano ci informa che “in Germania non ci sono solo gli operai strutturati e non c’è solo la Volkswagen: c’è anche sotto-occupazione, ci sono i mini-job”. Articoli analoghi si leggono su Keynesblog e in altri siti.

    Mi chiedo perché non si aggiunge mai il resto. Ovvero, che i Mini-Job sono lavori part-time da 400 euro al mese netti rivolti per principio agli studenti, e che – attenzione – si possono sommare a Hartz IV, il reddito minimo garantito tedesco. Nella formula base del reddito minimo garantito questo significa aggiungere altri 360 euro al mese e in più c’è l’affitto pagato per l’alloggio (!), le cure mediche, i soldi per il riscaldamento (!) e una riduzione per i trasporti. Il netto percepito dalla somma arriva a 560 euro al mese. Ognuno comprende il significato del fatto che l’affitto dell’alloggio non pesi sul reddito. E parliamo comunque della base del sussidio: poi per ogni eventuale figlio debbono essere calcolati altri 250 euro circa.
    continua qui
    http://temi.repubblica.it/micromega-online/mini-job-welfare-tedesco-e-disinformazione-italiana/

    dato che in Germania esiste il reddito di cittadinanza, nessuno farebbe obiezioni alla sua introduzione in Italia dato che è perfino raccomandato dalla Ue, MA PERCHE’ I POLITICI ITALIANI NON LO FANNO????
    Si certo, è colpa della Germania….

  2. Lorenzo D'Onofrio ha detto:

    Cara Barbara,
    va detto che le criticità del modello tedesco sono ormai riconosciute nella stessa Germania, per gli effetti sociali che la precarizzazizione di massa ha generato, aumentando le disuguaglianze e distruggendo le prospettive di crescita personale dei c.d. sussidiati.
    Il modello del mini-job, peraltro, costituisce una sostanziale legalizzazione del lavoro nero ed è stato finanziato con spesa pubblica, che ha portato la Germania a sforare il tetto del 3% nel rapporto deficit/pil, in violazione quindi dei Trattati.
    Gli effetti negativi di questo modello per l’economia tedesca, inoltre, si stanno manifestando proprio adesso, per effetto del crollo della domanda proveniente dai paesi europei, non compensato dalla domanda interna, da sempre repressa, per cui sembra che la Germania si sia fermata.

    Restano infine due considerazioni:
    – la prima è che i problemi del nostro Paese non nascono dalla Germania, ma da una classe politica inetta, corrotta e soprattutto esterofila, che ci ha portato ad accettare la demolizione del modello economico sociale costituzionale, per inseguire un progetto europeo che, in realtà, era il paradiso del grande capitale internazionale;
    – la seconda è che presupposto imprescindibile del modello europeo è la deflazione salariale, cioè una competizione al ribasso sulla pelle dei lavoratori, alla quale dobbiamo in ogni modo opporci, per costruire un’alternativa che ponga al primo posto la tutela dei diritti sociali, lavoro in primis.

    Qui trovi la nostra proposta sul lavoro http://www.riconquistarelasovranita.it/teoria/documento-su-lavoro-e-previdenza-sociale-approvato-dallassemblea-nazionale-dellars-16-giugno-2013
    Nella sezione documenti trovi tutte le nostre proposte.

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